Secondo l’infettivologo Matteo Bassetti, la conta dei morti covid in Italia è errata. Lo ha spiegato chiaramente quest’oggi, in collegamento con il programma di La7, L’aria che tira. Parlando con Myrta Merlino, padrona di casa, ha sottolineato: «Abbiamo sbagliato perché abbiamo contato i decessi in maniera diversa rispetto a tutto il resto d’Europa. Vogliamo continuare nell’errore? Da quando abbiamo cambiato la metodologia di conteggio dei decessi noi stiamo drammaticamente decrescendo come letalità ma abbiamo un peccato originale che riguarda marzo-aprile, dove chiunque arrivasse in ospedale con un tampone positivo, anche che aveva un infarto, veniva qualificato come morto per Covid. Se non accettiamo l’errore, continueremo a essere considerati i peggiori d’Europa”. Il riferimento del direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, membro dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria, è probabilmente alla recente ricerca della Johns Hopkins University, che ha classificato l’Italia come terza al mondo per letalità covid, a causa di un dato pari a 3.8 decessi ogni 100 positivi, numeri già ampiamente contestati dal professor Zangrillo del San Raffaele.
BASSETTI: “SBAGLIATI I 21 PARAMETRI, NE BASTANO 4-5”
Bassetti si è soffermato anche sulla questione dei famosi parametri, i 21 indicatori che servono per classificare una regione in una zona a secondo della situazione epidemiologica. Secondo il professore di Genova, così come richiesto dalla gran parte dei governatori, non serve questa sfilza di numeri: “Alcuni dei 21 parametri sono molto complicati e penso che alcuni sono più importanti di altri – le parole di Bassetti all’Adnkronos Salute – il sistema non è fatto male, ma quando si guardano l’Rt, il riempimento degli ospedali, l’affollamento dei pronto soccorso e delle terapie intensive e infine il numero dei tamponi positivi sul totale di quelli fatti, ecco che 4-5 parametri sono più indicativi rispetto ai 21”. Su eventuali alleggerimenti delle restrizioni dal 4 dicembre, quando scadrà il Dpcm: “probabilmente hanno in mano dei dati che dicono che la situazione sta migliorando rapidamente. Riaprire bar e ristoranti significa permettere a tanti italiani di sopravvivere”.