“Stiamo lavorando alacremente al piano di distribuzione, conservazione e somministrazione dei vaccini anti-Covid”. Parola del commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, che ha aggiunto: “Si tratterà della più grande campagna di somministrazione di vaccini mai vista”. E ha poi formulato un “auspicio, ma non una previsione”: “Penso che la quantità di vaccini che arriveranno nel nostro paese sarà una quantità crescente ed entro qualche mese potremo arrivare nel corso del 2021 alla cosiddetta somministrazione su larga scala”. Intanto ha invitato le Regioni affinché “individuino, in ogni provincia, idonee strutture capaci di rispettare i vincoli quanto alle caratteristiche di consegna, di conservazione e di somministrazione”. Infine ha concluso: “Non conosciamo quanti italiani vorranno farsi il vaccino”. L’operazione vaccino anti-Covid, che dovrebbe concretizzarsi a gennaio con l’arrivo delle prime dosi del vaccino Pfizer, si preannuncia come una macchina logistica inedita, complessa e delicata, dove tutti gli anelli della catena devono essere ben oliati, altrimenti si corre il rischio di grippare. Saremo pronti? Non partiamo in ritardo rispetto ad altri paesi? La catena del freddo funzionerà a dovere? Quali sono gli snodi decisivi? Lo abbiamo chiesto a Pierluigi Petrone, presidente di Assoram, l’Associazione nazionale degli operatori commerciali e logistici della distribuzione primaria dei prodotti farmaceutici, che si dichiara “molto fiducioso: sapremo affrontare questa sfida nel modo più professionale e vincente possibile”.
Il commissario straordinario Domenico Arcuri ha inviato una comunicazione alle Regioni, e per conoscenza ai ministri della Salute e degli Affari regionali, per la predisposizione del futuro piano vaccini anti-Covid. Futuro perché al momento non c’è ancora nulla di concreto?
Premesso che proprio Assoram è stata tra le voci principali per poter far nascere la necessità di avere un piano nazionale, in attesa della risposta delle Regioni, oggi abbiamo bisogno di tre cose fondamentali.
Quali?
Uno: quali saranno i vaccini che arriveranno, e questo presumibilmente lo si potrà sapere quando sarà terminato tutto l’iter autorizzativo. Due: di quali e di quante dosi parliamo, perché solo in relazione alle singole dosi potremo capire quanto sarà il prodotto da stoccare e distribuire. Su questo punto siamo consapevoli che non tutto arriverà il primo giorno e che l’intera operazione sarà dilazionata nel tempo. Tre: chi saranno i soggetti o i centri deputati alla somministrazione. In relazione a questo dato sapremo quale sarà il numero di spedizioni che dovremo allestire e garantire secondo le linee guida che arriveranno.
A gennaio 2021 avremo a disposizione 3,4 milioni di dosi del vaccino Pfizer. Questa operazione di vaccinazione sarà una sfida mai vista. Saremo pronti?
Come distributori primari di farma e salute siamo già pronti. Del resto, siamo la catena di valore che ha consentito sempre, fin dal primo giorno del lockdown dello scorso marzo, la continuità nella distribuzione dei farmaci agli ospedali e al mercato retail, come farmacie e distributori intermedi.
Ma il piano vaccini, come dice Arcuri, sarà un’operazione mai vista…
Siamo in grado di gestire anche dei picchi, ovviamente legati ad alcuni momenti dell’anno, come il vaccino antinfluenzale, fermo restando che quest’anno, a causa dell’emergenza Covid, c’è stata una richiesta particolare, superiore del 40%, da parte delle Regioni. Nella misura in cui ci verrà comunicato il numero di dosi e la tipologia del vaccino – perché ogni vaccino avrà le proprie caratteristiche di conservazione e distribuzione – ci rimboccheremo le maniche, come sempre, e faremo del nostro meglio per garantire il nostro servizio nel minor tempo possibile.
Dovesse essere, come sembra, il vaccino della Pfizer il primo ad arrivare sul mercato italiano, viste le sue caratteristiche – stoccaggio e trasporto a bassissime temperature, fino a -80° – richiederà una catena del freddo accurata ed efficiente. A che punto siamo? Quali sono gli snodi decisivi?
In base a quello che mi è dato sapere, la stessa Pfizer curerà direttamente la distribuzione del vaccino fino al sito di somministrazione. Il problema sarà capire come si potrà conservarlo presso questi centri, perché diversamente non so se tutti i punti a cui arriverà il vaccino saranno già attrezzati di celle frigorifere con temperature così basse.
Dallo sdoganamento allo stoccaggio, le pratiche burocratiche, che in Italia sono tradizionalmente farraginose, potrebbero rappresentare un grosso ostacolo?
Se il prodotto viene preparato in Europa, la dogana non dovrebbe essere un problema, perché siamo in un mercato a libera circolazione delle merci. Se invece parte del vaccino dovesse arrivare da paesi extra-Ue, immagino che il governo vorrà garantire un fast track, a maggior ragione per evitare che pastoie burocratiche possano rallentare questo processo. È un tema che stiamo discutendo con Confetra e con tutte le realtà del trasporto aereo, marittimo, su gomma e su ferro proprio per avere un piano condiviso e concertato.
Il fatto che arrivino più vaccini complicherà l’intera operazione?
La potrebbe complicare in un senso. Non tutti i vaccini saranno a monosomministrazione, ma dovranno essere ripetute in relazione alla risposta immunologica dei soggetti. Andrà quindi realizzata un’anagrafe vaccinale, che possa garantire una continuità terapeutica con lo stesso vaccino.
Voi infatti chiedete l’istituzione di un’anagrafe vaccinale. Di cosa si tratta?
Visto che lo Stato dovrebbe avocare a sé la gestione di questa vaccinazione, le Asl e le Regioni dovranno ottemperare con la maggiore attenzione possibile il monitoraggio delle singole somministrazioni per evitare che al paziente venga iniettata come seconda dose un vaccino diverso dalla prima fiala.
Oltre alla rete logistica materiale, la vaccinazione anti-Covid richiederà anche una infrastruttura digitale complessa e ben oliata. Connessioni tecnologiche e difficoltà di dialogo online tra diverse piattaforme del pubblico e del privato potrebbero inceppare l’operazione?
La domanda è molto pertinente, però posso rispondere solo per la parte di mia competenza, cioè le infrastrutture logistiche rappresentate da Assoram. Parliamo di 120 aziende e 160 unità logistiche distribuite su tutto il territorio nazionale. In relazione a tutto ciò che già facciamo per il mondo pharma e care, abbiamo una rete informatica avanzata. Non posso sapere invece a che punto sono ospedali e istituzioni pubbliche o private.
L’operazione andrà, secondo lei auspicabilmente, gestita centralmente dallo Stato e non dalle Regioni. A tal proposito Assoram chiede una deroga del Titolo V della Costituzione. Perché?
Più che una deroga, sarebbe utile che per un’operazione senza precedenti come questa lo Stato potesse emanare – e mi sembra che si vada in questa direzione – delle linee guida omogenee e uniformi per tutte le Regioni, così da evitare discrepanze a livello territoriale.
Non rischiamo di partire in ritardo?
Da cittadino mi auguro che tutto possa partire nel più breve tempo possibile, perché prima avremo le vaccinazioni e più velocemente sarà possibile vedere la luce in fondo al tunnel orrendo di questa emergenza Covid. Da operatore di settore dico che siamo un grande paese, siamo una grande squadra, abbiamo aziende preparate e nella misura in cui riceveremo informazioni precise e tempestive, tanto più rapidamente saremo in grado di soddisfare quanto ci verrà richiesto.
Gli altri paesi si sono già organizzati e sono più avanti dell’Italia?
Partecipando come Assoram alle riunioni del Girp, che è l’associazione europea dei distributori di farmaci, abbiamo un’idea di come gli altri paesi si stanno organizzando: la Germania, per esempio, sta già identificando i punti di vaccinazione. Il commissario Arcuri ha ora avanzato opportuna richiesta, mi auguro che si possa recuperare questo gap temporale.
Non vi preoccupa questo ritardo?
Non mi sento preoccupato nella misura in cui so quanto le nostre aziende sappiano esprimere al meglio la loro professionalità e il lavoro che svolgono. Non posso esprimermi su altri, qualora il commissario o lo Stato dovessero decidere di organizzare un piano di vaccinazione fuori dai magazzini della rete Assoram.
(Marco Biscella)