Consolate il mio popolo, volume uscito dopo il primo lockdown promette di essere a maggior ragione una lettura interessante durante il secondo. Le omelie cui don Sandro Bianchi dedica cura particolare da una quindicina d’anni – da quando l’arciprete emerito di Carate Brianza si è ritirato presso la Basilica di Agliate – non sono mai state routine pastorale e neppure esercizio letterario; non si sono mai esaurite nella preparazione in vista della messa vigiliare del sabato, né con la loro pronuncia dal pulpito. E hanno sempre goduto di una vita singolare: fin da quando, ancora sul sagrato della basilica dopo la messa, è immancabile che molti si avvicinino al sacerdote, chiedendogli il testo. Da rileggere a casa, da conservare, da suggerire a qualche amico.
Sono numerosi gli “abbonati” alle fotocopie che don Sandro – da poco 90enne – continua a predisporre come gesto d’attenzione supplementare per i suoi fedeli. Ma nel “club” entrano continuamente nuovi uditori-lettori: puntualmente colpiti dalle parole ascoltate dopo il Vangelo. Chi dal contenuto, sempre profondamente immerso dalla Scrittura; chi dallo stile incisivo e limpido; chi dall’intonazione, ad un tempo saggia e affettuosa. Chi da tutto.
Ai soci del Rotary Club di Seregno, Desio e Carate Brianza capita di ascoltare regolarmente un’omelia di don Sandro una volta l’anno: durante la messa di suffragio che il sacerdote usa celebrare per i rotariani scomparsi negli ultimi dodici mesi. Ma tanto è bastato perché il Club decidesse che per i suoi 90 anni don Sandro meritasse un regalo speciale: per l’appunto un’antologia delle sue omelie. Un tributo a una pastorale della parola che don Sandro – sacerdote ambrosiano da 67 anni, arciprete a Carate per 33 – coltiva ricorrendo a un segreto semplice: “Gesù non parla a un uditorio virtuale, ma a gente che gli sta davanti”. È l’incipit dell’omelia per la Giornata mondiale del malato 2007.