Un attacco frontale quello lanciato dal sindaco di Milano Giuseppe Sala contro la gestione della sanità della Regione Lombardia, considerata ancora oggi in ambito europeo un modello molto particolare di concorrenza attiva e collaborativa tra pubblico e privato. Dopo le ultime critiche del New York Times al modello lombardo varato dal Centrodestra delle giunte Formigoni, è il sindaco in quota Pd a lanciare dalle colonne di Repubblica i 5 punti di una riforma “radicale” per il futuro post-Covid della sanità lombarda: «Da cittadino lombardo dico che è tempo di ripensare la gestione della sanità lombarda – ha detto Sala nell’intervista di Piero Colaprico – Sono sotto gli occhi di ciascuno le carenze e le difficoltà manifestate dalla sanità, soprattutto territoriale, in questi drammatici mesi in Lombardia. Da ultimo con la vicenda dei vaccini antinfluenzali». Per Sala la Sanità è tutta da rifare e ripensare e non vede nella Regione targata Fontana-Gallera una qualche idea in merito: «Non vedo alcun pensiero strategico in proposito venire fuori dalla giunta regionale. Con il Pd lombardo invece stiamo lavorando ad una prima bozza di lavoro».
SANITÀ LOMBARDIA, I 5 PUNTI DELLA RIFORMA PD
Al primo punto il sindaco di Milano – in attesa ancora di capire se confermerà la ricandidatura o meno – inserisce l’istituzione di un’Agenzia per il governo della Sanità regionale: «avrà la responsabilità di coordinare tutto il sistema e di governare anche l’offerta del privato accreditato da una posizione di forza e competenza». Una sorta di “centrale acquisti” pubblica a cui andrà però affiancato un soggetto che si occupi di innovazione e ricerca: secondo punto di Sala-Pd il sistema di rimborsi al privato va ri-tarato, «non si basi solo sulla fatturazione della singola prestazione, ma che tenga conto del risultato dell’intero percorso di cura. Serve garantire la continuità dell’assistenza del paziente lungo tutto il percorso medico. Sarà una rivoluzione e, ovviamente con la giusta progressività, si può fare». Al terzo punto la riforma che si opponga al concetto “sussidiario” di Regione Lombardia vede la reistituzione dei distretti, «punto di riferimento per una dimensione di assistiti più limitata, con luoghi fisici capaci di offrire servizi sanitari di base. Per evitare che l’unico posto per curarsi sia l’ospedale, che deve continuare a prendersi in carico le patologie che richiedono un ricovero. E il Distretto deve essere la realtà dove servizi sanitari e sociali si incontrano». Al quarto posto, come insegna l’esperienza della pandemia Covid, Sala intende riformare il ruolo dei medici di base e dei consultori: «l’età media dei medici di base è di 59 anni e assistono mediamente 1.400 persone. La loro figura in Lombardia è stata sempre più marginalizzata e non sono mai stati coinvolti nei processi di cambiamento». Da ultimo, conclude il sindaco di Milano a “Repubblica”, la costituzione di un “Consiglio di indirizzo”, «il livello lombardo nel quale coinvolgere i sindaci delle città capoluogo di provincia per definire le politiche della sanità territoriale».