Piero Sansonetti ne è convinto: lo scoop riportato oggi da “Il Riformista” sui legami tra Philip Morris (la lobby delle sigarette) e il Movimento 5 Stelle possono essere la vera “Cinquestellopoli”, destinata a far discutere molto più di un “semplice” scoop giornalistico. «Abbiamo scoperto che la Casaleggio Associati ha ricevuto dalla Philip Morris moltissimi soldi. Sapete che la Casaleggio è la ‘casa madre’ dei 5 stelle, il luogo dove sono nati, il tempio del grillismo, e anche la cassa. Sembra che questa questione del conflitto di interessi, che è sempre stata al centro delle battaglie dei grillini, è invece un bel problema dentro casa loro», così ieri in un video editoriale il direttore de “il Riformista” anticipava l’inchiesta prodotta oggi sulle pagine del quotidiano garantista. Secondo l’inchiesta giornalistica, la Philip Morris – capostipite e più importante tra le lobby del tabacco – avrebbe pagato la Casaleggio Associati per farsi «abbassare in Parlamento le tasse sulle sigarette elettroniche. Un affare da centinaia di milioni, sottratti all’erario e finiti tra i prodotti della Philip Morris e di altri produttori».
COME FUNZIONAVA IL PRESUNTO “PAGAMENTO”?
Lo scoop sta iniziando a far rumore in questo giovedì e a livello politico potrebbe avere delle forti ripercussioni in un momento storico in cui tra l’altro i rapporti tra Davide Casaleggio e il Movimento 5 Stelle non sono mai stati così incrinati. Sarebbero di almeno 2 milioni di euro i pagamenti fatti dalla lobby delle sigarette alla Casaleggio Associati: «Nello stesso periodo il Parlamento con l’aiuto del Movimento 5 Stelle e soprattutto da quando sono andati al governo ha abbassato le tasse sull’acquisto delle sigarette elettroniche. Abbassando le tasse, e di tanto, ha fatto un favore enorme alla Philip Morris (che produce le IQOS ndr)», scrive ancora il direttore del “Riformista”. L’iter scoperto dai giornalisti nelle carte della stessa Casaleggio, la quale ha operato come società di servizi per il Movimento 5 Stelle: secondo l’accusa del quotidiano, dal settembre 2017 all’ottobre 2020 sono quasi 2 milioni gli incassi di Casaleggio dalla Philip Morris, frutto di fatture «cadenzate nel tempo e non relative ad un evento specifico» . Conclude ancora polemico Sansonetti, «i 5 Stelle dovranno smetterla di agitare le loro campagne sulla trasparenza e l’onestà. Reato o non reato, sappiamo che loro sono la longa manus della Philip Morris in Parlamento. E non è una cosa bella. Dico per loro, non per la Philip Morris che può fare quel che crede. E sappiamo anche che i 5 Stelle sono in clamoroso conflitto di interessi. Hanno tagliato i fondi che arrivavano allo Stato dalle tasse sulle sigarette elettroniche. Tra l’altro in piena crisi Covid. Non vorrei stare nei panni di Di Maio, francamente…».
LA REPLICA DI DAVIDE CASALEGGIO
Netta e secca la replica pervenuta stamane dallo stesso Davide Casaleggio in una nota all’Adnkronos: «Leggo un ennesimo attacco a Casaleggio Associati con teorie fantasiose e ho già dato mandato ai miei legali di procedere con una querela nei confronti di chi ha diffamato me e la società», spiega il capo di Rousseau e tra le principali personalità “esterne” del Movimento 5 Stelle. «Affrontiamo pure il tema del conflitto di interesse, a partire dai 120 parlamentari che possiedono un’azienda e firmano leggi. Io non firmo decreti, né voto leggi, e non ho mai fatto ingerenze. Questi sono i fatti». Si attende ovviamente una replica ufficiale anche da parte del M5s ma al momento né in agenzie, né in comunicati e né sul Blog delle Stelle pervengono commenti a riguardo dell’inchiesta-scandalo del “Riformista”.