Un ragazzo di 33 anni ha ucciso la propria compagna per poi costituirsi. E’ accaduto in provincia di Pordenone, nel comune di Roveredo in Piano, una vicenda drammatica riportata in queste ore dai principali organi di informazione online, a cominciare da Fanpage. L’omicidio è avvenuto nella notte passata, quella fra mercoledì 25 e giovedì 26 novembre, la vittima si chiamava Aurela Laurenti di 32 anni, mentre il suo omicida è Giuseppe Forciniti, di un anno più vecchio. Quando si è presentato presso la questura locale aveva ancora le mani sporche di sangue, causa una serie di colpi inferti con il coltello alla propria compagna, colpita più volte al collo. Dopo la confessione il ragazzo è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato, nel frattempo gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico-Squadra Volante e della Squadra Mobile della Questura, si sono recati presso l’abitazione del reo-confesso, situata in via Martin Luther King, dove hanno trovato, purtroppo, il cadavere della sua compagna.
PORDENONE, UCCIDE COMPAGNA POI SI COSTITUISCE: AVVOCATO RINUNCIA A INCARICO
Giuseppe Forciniti, originario della Calabria, lavora come infermiere, e stando ad alcune indiscrezioni circolanti sembra che abbia con la compagna due bambini piccoli. “Una tragedia immane, che non possiamo spiegarci – le parole di Paolo Nadal, il sindaco di Roveredo in Piano – come istituzioni non avevamo notizia di alcun tipo di problema. Siamo attoniti e addolorati. Secondo quanto ho potuto ricostruire dai miei collaboratori – ha proseguito – la coppia si era stabilita in città nel 2013: avevano scelto di vivere nel quartiere che nei primi anni Duemila ha ospitato i militari della Base Usaf di Aviano e che poi era stato riconvertito. Ripeto: nessuna segnalazione di rapporti anomali, nemmeno dai Servizi sociali“. L’agenzia Ansa ha invece raggiunto Rossana Rovere, presidente dell’Ordine degli avvocati della provincia di Pordenone, che ha deciso di rinunciare all’incarico: “Non sono serena, non posso accettare l’incarico, l’indagato mi conosceva e ha indicato me quando gli è stato chiesto chi dovesse patrocinare la sua difesa, ma non posso accettare l’incarico. In questi minuti si sta procedendo a indicare l’avvocato d’ufficio: io non posso assumere le difese di quest’uomo, dopo una vita e una carriera spese a promuovere la tutela dei diritti delle donne“.