Nuovi massimi sui mercati finanziari internazionali e, dato ancor più da rilevare, nuovi minimi registrati sul fronte della sempre temuta e osservata volatilità rappresentata dall’indice Vix. Sul finire della trascorsa ottava – “l’indice della paura” – ha violato la soglia dei 20 punti riportandosi ai valori gennaio e la chiusura dell’importante gap up di febbraio sembra ora a un passo dal proprio completamento. Una sorta di azzeramento dello stress finanziario che ha contraddistinto l’anno in corso con, salvo sorprese, buone probabilità che si possa continuare a vedere ulteriori discese su questo atipico sentore di mercato: il raggiungimento di area 18,20 agevolerebbe il ridimensionamento dei valori verso la più consona media dei 15 punti.
Dalla consueta analisi periodale mensile emergono obiettivi di prezzi ambiziosi (viste le attuali soglie) ma, allo stesso tempo, potenziali nel corso delle prime tre settimane di contrattazioni.
Nonostante l’entusiasmo delle ultime giornate, qualora nelle prossime sedute si dovessero concretizzare ennesimi rialzi siamo maggiormente confident in una conclusione del 2020 in prossimità dei target di primo livello rispetto a quelli superiori (di secondo). A tale considerazione si è giunti mediante un’analisi d’insieme su molteplici rapporti (es: rischio/rendimento, upside & downside index, ecc.) in ambito di money management mediante i quali le metriche in nostro possesso hanno evidenziato una migliore sostenibilità in ottica di breve termine.
Di certo, l’osservazione dei principali indici di mercato lascia perplessi in chiave tecnica. Come già riportato, il benchmark MSCI World Usd vede i propri livelli crescenti di prezzo contrapposti a quelli decrescenti di una divergenza negativa proiettata sull’indicatore RSI weekly. La distanza tra i valori propri del leading indicator e quello della trend line tracciata sono quasi giunti al loro avvicinamento e, con valori del sottostante oltre area 2.650 punti, la violazione al rialzo potrebbe già prendere forma. Una tappa da monitorare con attenzione poiché solo a seguito di questo possibile scenario si potrà avere una direzionalità futura per l’asset class azionaria.
Analizzando le singole piazze finanziarie, appaiono evidenti le diverse entità in termini di upside/downside potenziali: sul paniere “Developed Markets” l’area “Europe & Middle East” potrebbe beneficiare di un maggior apprezzamento rispetto alle altre sue contendenti (Americas e Pacific).
Discorso diverso sul fronte “Emerging” che, dopo aver già visto la componente “Asia” registrare ottime performance nel corso di questi ultimi mesi, ora potrebbe nuovamente continuare la corsa, ma limitando il rally (in chiusura di anno) al primo obiettivo rialzista mensile.
Alla paventata continuazione del trend rialzista in corso per i mercati azionari potrebbe anche affiancarsi quella obbligazionaria (ovviamente con ritorni maggiormente contenuti). Dall’interpretazione grafica, quello che si può apprendere, è alquanto caotico: ad un generalizzato incremento superiore all’1,33% (rif. JPM GBI Gl. Usd) si contrappone un potenziale ridimensionamento dei corsi superiore al 2,37%. Se dovesse perdurare tale trade off (poco vantaggioso) non appare percorribile un posizionamento entro la fine dell’anno.
Se l’asset class bond disattende la nostra ideale allocazione, possono invece subentrare buone opportunità dall’universo delle materie prime. L’heating oil ha completato l’atteso setup e ora appare improntato a una prima fase di possibile ribasso: una discesa in prossimità di area 131,70 favorirebbe uno stop in occasione del quale poter valutare l’eventuale ingresso.
Quest’ultima dinamica si potrebbe riscontrare anche sui prezzi del petrolio (rif. WTI) che, qualora dovessero violare i 43,78 dollari, tornerebbero in direzione del precedente trading range circoscritto dalla resistenza a 41,12 e dall’opposto supporto a 36,37 dollari. In chiave strategica, l’impiego dell’indice CRB quale veicolo (diversificato) al fine della copertura dell’intero comparto commodities, rappresenterebbe una buona soluzione: una prima soglia di potenziale buy signal potrebbe essere vagliata se inferiore ai 155 punti.
Al momento, il mercato forex con i suoi principali cross appare in stallo e caratterizzato da circoscritti trading range di brevissimo periodo. Un attento monitoraggio sull’andamento del rapporto Usd/Jpy è auspicabile: la dinamica dei prezzi non presenta una struttura solida e un eventuale incremento di volatilità ne comprometterebbe i corsi (con eccessive escursioni su base daily) in ottica rialzista.
L’atteso rally di fine anno è alle porte e, mai come oggi, la speranza che possa realizzarsi si percepisce tra gli operatori: quelli stessi ansiosi attori del mercato che quotidianamente si confrontano sul futuro del mercato in cui vedono sempre più maggiori incognite e molte meno certezze.