Franca Leosini senza filtri nella lunga intervista rilasciata a Libero. Il volto di Storie maledette si è raccontata a tutto tondo tra carriera e vita privata, ripercorrendo la genesi del suo fortunato programma ma anche parlando delle sue sensazioni e dei suoi punti di vista, a partire dal rapporto con la fede: «Sono più credente che osservante. Non vado sempre a messa, ma so che il Signore è con me sempre. Essere credenti è un ancoraggio umano e psicologico molto forte». Poi sulla paura della morte: «La chiami pure vigliaccheria, ma non penso alla morte. È un argomento da cui rifuggo, forse anche perché “penso positivo”». Franca Leosini ha poi evidenziato di credere nell’Aldilà, ma allo stesso tempo di vivere serenamente la vita. Del resto, ha evidenziato la conduttrice, «la morte la frequento già abbastanza».
FRANCA LEOSINI: “SABRINA E COSIMA NON MERITAVANO L’ERGATOLO”
Franca Leosini si è poi soffermata su alcuni dei casi di cronaca più mediatici degli ultimi anni, a partire dalla strage di Cogne: «Annamaria Franzoni? È una donna malata, non una mente criminale. Ha vissuto un tragico momento di smarrimento e per questo avrebbero dovuto solo ricoverarla in un istituto di cura. La Franzoni ha l’ergastolo dentro». Poi sulla strage di Erba: «Colpevoli. E trovo inaccettabile che qualcuno continui a gettare manate di fango sulla famiglia delle vittime ipotizzando assurdamente che, per questioni economiche, siano altri gli autori della strage». Per Franca Leosini il caso di Erika e Omar ha rappresentato un vero dramma umano, ma ha voluto dedicare un pensiero al padre della ragazza, in grado di convertire il dolore in pietà, senza mai abbandonare la figlia. La conduttrice di Storie maledette si è poi detta d’accordo con l’assoluzione di Amanda Knox a proposito del delitto di Meredith Kercher, mentre questo è il suo giudizio su Sabrina Misseri e Cosima Serrano, condannate per l’omicidio di Sarah Scazzi: «Le ho intervistate. Sono convinta che non volessero uccidere Sarah. Nei fatti, è stato un delitto preterintenzionale. Che meritava certo una sanzione grave, ma non l’ergastolo. Una sentenza discutibile perché il carcere a vita è condanna che prevede la premeditazione e il vilipendio del corpo: aggravanti che di sicuro mancano in questo caso».