LE RICHIESTE DI RAGAZZINI (FNP-CISL)
In un’intervista al Dubbio, Piero Ragazzini ricorda che il Governo aveva provato a inserire nella Legge di bilancio “un articolo che prevedeva il differimento ulteriore della rivalutazione dei trattamenti previdenziali, contravvenendo agli accordi sindacali nel 2017: una scelta a nostro avviso inopportuna e grave che avrebbe inevitabilmente negato ai nostri pensionati un diritto sacrosanto”. Secondo il Segretario generale della Fnp-Cisl, “invece di pensare ad una misura del genere”, in tema di riforma pensioni “sarebbe prioritario ragionare su interventi urgenti a favore dei pensionati, sia per ragioni di equità sociale, sia perché deve essere riconosciuto il fondamentale ruolo economico e sociale da loro svolto. In un momento di crisi economica come quella che stiamo attraversando, è indispensabile restituire ai pensionati ciò che spetta loro di diritto, ossia il potere d’acquisto perso in questi anni”. Dal suo punto di vista va inoltre ridotta la pressione fiscale che grava sui pensionati italiani, che pagano più tasse rispetto ai pensionati europei.
RIFORMA PENSIONI, L’IPOTESI PER GLI AVVOCATI
Sembra poter arrivare una novità importante per gli avvocati. Come spiega il sito del Corriere della Sera, infatti, la Cassa forense ha dato vita qualche mese fa a una commissione incaricata di valutare e ipotizzare misure di riforma pensioni per la categoria. “Sul tavolo c’è anche l’ipotesi di passaggio al sistema del contributivo puro”, un tema “a cui è sempre stata particolarmente sensibile l’Associazione nazionale forense”, il cui Segretario generale Gigi Pansini evidenzia che la crisi dovuta al Covid “ha acuito le criticità che caratterizzano l’organizzazione della professione e ha reso inevitabile la necessità di intervenire sull’ordinamento forense, sulla capacità di produrre reddito, sugli aspetti previdenziali e assistenziali”. Dal suo punto di vista, ovviamente, “le scelte che verranno adottate nel prossimo futuro sul doppio binario previdenziale o sul passaggio al contributivo tout court o, ancora, su altre ipotesi di studio, non sono politicamente neutrali, né possono essere oggetto di mere valutazioni amministrative o contabili”. Vedremo cosa accadrà.
IL PREZZO PAGATO DALLE DONNE
In un articolo sul sito del Sole 24 Ore è stato ricordato come le donne stiano pagando il prezzo più alto alla crisi sul mercato del lavoro. Un fenomeno visibile non solamente dai dati sull’occupazione, ma anche da quelli sugli accessi alla pensione. Infatti, “nei primi nove mesi di quest’anno il tasso di femminilità delle pensioni di vecchiaia (che si ottengono al compimento dei 67 anni e sette mesi) è schizzato fino a raggiungere quota 109. Significa che, a ogni cento pensioni di vecchiaia maschili, ne corrispondono 109 femminili”. Il tasso di femminilità delle pensioni di vecchiaia, viene ricordato, si è alzato dopo la Legge Fornero. “Per le donne guadagnare una pensione di anzianità è difficilissimo perché in poche riescono a mettere insieme una carriera contributiva senza interruzioni”, si legge ancora. Anche per questo il Comitato Opzione donna social, come anche i sindacati, chiedono una misura di riforma pensioni per valorizzare ai fini pensionistici i lavori di cura svolti prevalentemente dalle donne.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI ORIZZONTI POLITICI
In un articolo pubblicato su Econopoly, sezione del sito del Sole 24 Ore, il think tank Orizzonti politici affronta un tema piuttosto discusso tra quelli di riforma pensioni: il legame tra età pensionabile e aumento dell’occupazione giovanile. È vero, cioè, che anticipando l’uscita dal lavoro per gli anziani si crea più spazio occupazionale per i giovani? Come si legge nell’articolo a cura di Sveva Manfredi, “il pensionamento anticipato è stata una proposta frequentemente promossa per mantenere la disoccupazione bassa negli anni clou del boom economico e dell’industrializzazione del secolo scorso. Questo tipo di policy è tornato alla ribalta negli ultimi anni”, come si è visto del resto nel caso di Quota 100, che non sembra però aver centrato l’obiettivo.
IL LEGAME TRA PENSIONAMENTI ANTICIPATI E OCCUPAZIONE GIOVANILE
Il punto è che “secondo uno studio, le ‘Activation policies’, finalizzate a spronare i disoccupati a cercare lavoro, sono in verità le uniche realmente efficaci. Negli scorsi anni sono state implementate per rendere i giovani sempre più indipendenti dai sussidi statali e possono aumentare la possibilità di ottenere un’occupazione remunerativa. Il vero obiettivo, inoltre, dei sistemi previdenziali dovrebbe essere quello di garantire che i giovani restino nella forza lavoro”. Quindi, “dal momento che non si può osservare una correlazione definitiva in grado di spiegare la relazione che lega il numero di pensionati e la possibilità di nuovi posti di lavoro per i giovani, bisogna puntare proprio sull’integrazione dei nuovi entranti nel sistema e facilitare il passaggio dall’istruzione al mercato del lavoro, consentendo anche l’ottenimento di contratti stabili e di un compenso adeguato”.