Sta causando una serie ripercussioni la decisione del Movimento 5 Stelle di opporsi alla Riforma del Mes. Quattro esponenti pentastellati hanno deciso di scindersi dallo stesso M5s, così come si legge in una nota diffusa dall’europarlamentare Piernicola Pedicini: “La frangia ambientalista del M5S al Parlamento europeo – riporta l’agenzia Ansa – costituita da Piernicola Pedicini, Rosa D’Amato, Ignazio Corrao ed Eleonora Evi, si separa formalmente dalla delegazione pentastallata presente in Europa per proseguire un percorso politico autonomo”. A convincere Corrao ad abbandonare il Movimento sarebbe stato proprio “La giravolta sul Mes”, considerato il “dulcis in fundo”. Secondo lo stesso ormai ex-pentastellato: “Dire lo avalliamo ma ‘non lo attiveremo’ è una clamorosa offesa a chiunque possiede un cervello e anche una incredibile violazione del programma elettorale. Il nostro impegno con i cittadini era di fare il massimo per smantellare, liquidare il fondo salva stati e altri strumenti di austerity”. Pronta la replica di Alessandro Di Battista, che parla di “errore”, per poi aggiungere sotto il post Facebook di Corrao: “Sei una persona per bene e sei un amico e per me l’amicizia così come la riconoscenza è un grande valore. É stato un onore aver fatto battaglie e migliaia di km insieme a te… Ad ogni modo è la tua vita. In bocca al lupo”. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro della giustizia, Bonafede, che ha assicurato che la tenuta del governo non è a rischio: “Basta leggere la lettera per constatare che non c’è questo rischio. Gli stessi parlamentari che l’hanno scritta precisano che non c’è un problema di maggioranza”. Infine il commento del giornalista del Tg2, Luciano Ghelfi, che attraverso Twitter, fra il serio e l’ironico, ha scritto: “Quattro europarlamentari #M5S annunciano l’uscita dal gruppo a #Strasburgo. Sono Piernicola #Pedicini, Rosa #DAmato, Ignazio #Corrao, e Eleonora #Evi. Vista la sensibilità ambientalista, potrebbero approdare fra i #Verdi”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MES, FRONDA M5S “NO A RIFORMA O BLOCCHIAMO CAMERE”. PD ATTACCA “PRIMA LA LEGGANO…”
Fronda M5s contro la riforma del Mes. Sono 69 i parlamentari del MoVimento 5 Stelle che hanno scritto una lettera e l’hanno inviata ai big pentastellati. Si tratta del capo politico reggente Vito Crimi, del sottosegretario Riccardo Fraccaro e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. A firmare la lettera 17 senatori e 52 deputati che sono contrari al fondo Salva-Stati. In Parlamento, infatti, il 9 dicembre si discuterà la riforma di questo strumento finanziario dell’Ue, ma all’interno della maggioranza le posizioni sono differenti. Lo stesso ministro degli Esteri Luigi Di Maio ieri aveva detto che «la riforma del Mes è tutt’altro che entusiasmante» e che «in Parlamento non ci sono i numeri per sbloccarlo». Il centrodestra invece si schiera compatto per il no alla riforma. Ma il fatto che una fronda M5s si opponga alla riforma di cui il ministro Roberto Gualtieri ha parlato positivamente fa discutere. «Bisogna riaffermare con maggiore forza e maggiori argomenti, quanto già ottenuto negli ultimi mesi: no alla riforma del Mes». I firmatari però precisano di non voler «in nessun modo mettere a rischio» la maggioranza.
RIFORMA MES, TENSIONI TRA M5S E PD
I 69 parlamentari M5s chiedono che nella prossima risoluzione parlamentare «venga richiesto che la riforma sia subordinata alla chiusura di tutti gli altri elementi (Eids e Ngeu) delle riforme economico-finanziarie europee o a rinviare quantomeno gli aspetti più critici della riforma del Mes sopra menzionati». Altrimenti i parlamentari M5s sopraccitati si dicono «pronti a bloccare la modifica alle Camere» e ricordano che «non è il momento di arretrare». Questa posizione non piace al Partito democratico. Andrea Marcucci, capogruppo dem al Senato, consiglia loro di «leggere i testi dell’accordo e poi giudicare», perché l’accordo sottoscritto all’Eurogruppo «è oggettivamente migliorativo». Ma precisa che il «dissenso che rischia di aprirsi nella maggioranza è comunque un problema che riguarda principalmente i capigruppo M5s». Questa vicenda però potrebbe incrementare le frizioni all’interno del governo, che appare tutt’altro che compatto sulla riforma del Mes.