“Abbiamo fatto molti sogni per arrivare fin qui”. Questa la didascalia sotto a uno degli ultimi post sul profilo Instagram ufficiale di Giuliano Sangiorgi, il leader dei Negramaro oggi ospite a Qui e adesso. Anche Massimo Ranieri, per arrivare dov’è arrivato, deve aver sognato in grande: tutti gli artisti, in qualche modo, condividono una grande fantasia che si esplica non soltanto nella creazione materiale dei loro prodotti artistici (le canzoni, i film), ma anche – prima ancora – nella capacità di immaginarseli. E Giuliano Sangiorgi è uno che ha sempre lavorato molto di fantasia: “Non è soltanto la voglia di suonare, fare musica, questa è la parte estetica, che è fondamentale, ci sta, dal momento che siamo una band. Però, da quando abbiamo incominciato, nella nostra testa c’è sempre stata l’idea di fare belle canzoni”, ha dichiarato lui in un’intervista del 16 novembre a Spettakolo.it. In cui ha altresì precisato: “Volevamo scrivere delle grandi canzoni che raggiungessero un grande pubblico, che non vuol dire farle a tavolino, anzi, sono tutte ispirate, sono tutte quelle canzoni che sono nate da esperienze collettive, private o semplicemente dalle vite degli altri che ci hanno attraversato”.
Giuliano Sangiorgi descrive il suo percorso di musicista
Giuliano Sangiorgi è genio artistico e sregolatezza; anche per questo non ha mai voluto frequentare la scuola di musica. “Ho un’esperienza diversa: i miei genitori volevano mandarmi al conservatorio da quando ero piccolo e io ho sempre detto di no perché non volevo che anche la musica diventasse scuola. Preferivo sostenere questa esperienza come autodidatta e vivere la musica come un sogno, però effettivamente la scuola mi avrebbe aiutato, o forse allontanato da questa percezione sentendo ‘il peso della scuola’. Non so come questo si gestisce con l’attitudine di ognuno di noi, però credo che ciascuno debba decidere di come assumere l’arte dentro di sé, fisicamente”.
Giuliano Sangiorgi: “Madame una scrittrice matura”
A proposito di scuola, Giuliano Sangiorgi lascia intendere di avere sia da insegnare che da imparare alle/dalle nuove leve della musica italiana. È già successo nel caso di Madame e della loro collaborazione: “C’è stato un momento in cui mi preoccupava l’estremo attualismo che usavano nei testi, non lo amo, vengo da una scuola diversa che è quella dei cantautori, ma con la band abbiamo sempre guardato al futuro”. Ne hanno dato dimostrazione concreta accettando di lavorare con questa giovane promessa della musica italiana. In Non è vero niente, il loro primo featuring, “c’è qualcosa che rimanda al mondo di Battisti e agli anni 80 con una proiezione nel futuro data da lei che, anche se all’epoca aveva solo 17 anni, ne ha mostrati 150 per quanto riguarda la maturità nella scrittura. Questa è stata la nostra terra di mezzo!”.