Come già annunciato su questa testata il 25 novembre, in questo periodo dell’anno si svolge uno dei maggiori festival di musica contemporanea in Italia: il festival dell’Associazione Nuova Consonanza con sede a Roma. Il festival si estende dal 27 novembre al 30 dicembre. Questa è la sua cinquantasettesima edizione. Il festival prevede diciotto concerti; non tutti a Roma, l’ultimo si svolgerà a Palermo che fu un importante centro di musica contemporanea internazionale una cinquantina di anni fa. Altri concerti sono a Vienna e a Colonia. Un vero evento internazionale. Il titolo del Festival è Laborintus 2.0 (Labirinto n. 2). Era previsto nei teatri e nelle sale da concerto, ma a causa della pandemia, si tiene senza pubblico e i concerti sono trasmessi in streaming.
Dei numerosi concerti in programma, scelgo per questa recensione quello di mercoledì 2 dicembre. Il titolo è Il Filo di Arianna. Fino al 20 dicembre il concerto può essere ascoltato a questo link . Il concerto rende omaggio a Francesco Pennisi nel ventesimo anniversario della sua morte. Era un mio cugino e un raffinato compositore, nonché uno scrittore e un pittore. Fu uno dei fondatori della Nuova Consonanza e accademico sia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che dell’Accademia Filarmonica di Roma. Del suo stile molto personale si è parlato su questa testata nel luglio 2018.
In programma alcuni dei suoi brani significativi oltre alla musica di Goffredo Petrassi e la prima mondiale di un nuovo lavoro di Marcello Panni. L’Orchestra della terza Università Statale di Roma (solitamente chiamata Roma Tre) ha eseguito il concerto. Gabriele Bonolis era il direttore d’orchestra; i solisti erano i soprani Sabrina Cortese e Chiara Osella, il chitarrista Luigi Sini e il flautista Andrea Biagini. Prima del concerto, c’è stata un’intervista a Marcello Panni su Francesco Pennisi. La personalità, la musica e l’estetica di Francesco Pennisi (1934-2000) non hanno perso la loro vitalità, anche se sono passati vent’anni dalla sua morte. Il suo suono colpisce ancora oggi per il lavoro di ordito fine e sempre elegante. Quattro composizioni sono state scelte per questo concerto. The Wild Swans per soprano e sette strumenti su una poesia di William Butler Yeats disegnano la maestosa e affascinante immagine dei cigni così come l’angoscia del poeta che vede la loro bellezza immortale rispetto al tempo finito della sua esistenza. Il soprano e l’orchestra hanno reso magnificamente il timbro evaporante della musica. Medea dixit è un lavoro per soprano e otto strumenti; prende spunto da due frammenti della XII lettera degli Eroidi di Ovidio (quella di Medea e Giasone). Qui il soprano e l’orchestra diventano drammatici. Due pezzi strumentali erano nel programma. Icaro a Capodimonte per chitarra e quartetto d’archi è stato composto per i 75 anni dell’Associazione Alessandro Scarlatti di Napoli. Si ispira a tre dipinti di Carlo Saraceni conservati al Museo di Capodimonte: il piccolo ensemble ha mostrato la grande eleganza del pezzo corto. Méliès per flauto e chitarra fa parte di una successione di frammenti, così come l’organizzazione formale della composizione più ampia, Le esequie della luna. Qui i due solisti sono diventati veri virtuosi.
L’omaggio a Pennisi si intreccia con l’esecuzione di Souffle di Goffredo Petrassi e due brani di Marcello Panni che era allievo di Petrassi, e uno degli interpreti elettivi (come direttore d’orchestra) di Pennisi. Il primo è stato fu Tre Haiku per soprano e quattro strumenti su testi di Bashō e Buson. Il secondo la prima mondiale di Commiato per voce e quattro strumenti su versi di Omar Khayyam. Commiato è stato scritto in quest’anno di Covid-19, durante il quale Panni ha perso carissimi amici. Il piccolo ensemble rendeva i pezzi piuttosto avvincenti. Una settantina di PC si sono collegati allo streaming del concerto. Un bel successo per la musica contemporanea sperimentale.