Il Mes non ci piace, non lo attiveremo perché non ne abbiamo bisogno, però nel frattempo diciamo sì alla modifica del trattato. È la linea, molto contiana, difesa da Luigi Di Maio e dal reggente Vito Crimi dopo la lettera di settimana scorsa nella quale 69 parlamentari M5s hanno preso posizione contro la riforma del Fondo salva-Stati.
Uno di questi è Francesco Sapia, deputato M5s alla prima legislatura, eletto in Calabria. “Voterò contro, perché so bene che la riforma è peggiorativa e sarebbe molto pericolosa per l’Italia e per gli italiani. Abbiamo sempre, e con orgoglio, osteggiato questo ‘meccanismo’, sicché ora non potremmo votarne la riforma, a prescindere dalla prospettazione di non attivarlo” dice Sapia rispondendo a Crimi e a Di Maio. “Questo è il momento di ripensare l’Europa, si tratta di passare alla ristrutturazione dell’architettura istituzionale dell’Unione”. E c’è anche un messaggio per i leader: non pensino di espellere, “si aprirebbe una crisi, sia in parlamento che nel Movimento”.
On. Sapia, è vero che è arrivato l’aut-aut? Chi mercoledì non vota la risoluzione Conte pro-riforma Mes sarà espulso?
Non ho ricevuto telefonate né messaggi di sorta. Di regola ogni espulsione va decisa dai probiviri, secondo l’iter previsto. Se ci fosse in questa circostanza, creerebbe un problema alla maggioranza e al Movimento 5 Stelle, che ne è il socio più importante. Si aprirebbe una crisi, sia in parlamento che nel Movimento.
Lei come voterà mercoledì?
Voterò contro, perché so bene che la riforma è peggiorativa e sarebbe molto pericolosa per l’Italia e per gli italiani. Noi non eravamo in parlamento quando il Mes fu ratificato. Abbiamo sempre, e con orgoglio, osteggiato questo “meccanismo”, sicché ora non potremmo votarne la riforma, a prescindere dalla prospettazione di non attivarlo.
Ideologicamente contro.
No guardi, non è un problema ideologico. È invece una questione di sostanza, e questo voglio sottolinearlo.
I giornali riportano pressioni dei vertici M5s sui firmatari della lettera.
Su di me non c’è stata pressione. Con gli altri colleghi, che credo non siano stati pressati, stiamo discutendo: c’è un confronto aperto, un confronto nel merito della riforma.
Può dirci al momento quanti sono contrari alla riforma e orientati come lei a votare no?
I firmatari della lettera più altri voteranno contro la riforma del Mes. Esiste, poi, un gruppo coeso che invece intende andare avanti. In questi giorni, come ho detto prima, stiamo molto discutendo nel merito. Sono sempre dell’idea che la notte porti consiglio.
Vede intorno a lei posizioni strumentali?
Penso che non dobbiamo spaventarci. Né di certe posizioni nel Pd, né delle mosse di Renzi.
Perché tira fuori Renzi?
Prova ad alzare la posta per risorgere dalle ceneri. Cerca spazio politico, sapendo che uscirebbe dalla scena se la legislatura finisse anticipatamente. È un personaggio della vecchia Repubblica, una specie di Mastella 2.0. Prova a condizionare gli equilibri di maggioranza, ma bisogna ricordargli che chi troppo vuole nulla ottiene.
Come spiega che Crimi e Di Maio rassicurano? Di Maio avrebbe anche dato garanzie al Colle: i voti ci saranno.
È la loro posizione, la linea che stanno dettando. Io credo che andremo a sbattere contro il muro, se votassimo per la riforma del Mes. Il Movimento non sarebbe più quello di prima. Lo dico a beneficio del Movimento, con l’onestà intellettuale e l’oggettività che mi contraddistingue, senza polemiche né tatticismi. Non ho nulla da guadagnarci. Sono un parlamentare radicato sul territorio calabrese, ma guardo al futuro della politica nazionale. E ripeto, qui, certamente non Crimi né Di Maio, ci hanno messo al bivio. Siamo attaccati dai partiti tradizionali. È così, dobbiamo capirlo.
Prendiamo la linea ufficiale. Crimi dice sì alla riforma del trattato e al tempo stesso “siamo contrari all’utilizzo”. E lei?
Sono contrario alla riforma del Mes, come lo sono al Mes in quanto tale e a ogni suo utilizzo. Questo è il momento di ripensare l’Europa, di uscire dalle logiche del rigore, dell’austerità e dell’affidamento a terzi delle politiche economiche dell’Ue, che avrà futuro e darà speranze se avrà istituzioni democratiche e dunque rappresentative. La pandemia ce l’ha insegnato. Si tratta di passare alla ristrutturazione dell’architettura istituzionale dell’Unione. È urgente, lo dice anche De Luca, lo dicono gli osservatori più accorti e l’ha indicato pure Grillo.
Crimi dice no al prestito sanitario Mes da 36-37 mld. Qual è la sua posizione?
Non abbiamo bisogno del Mes per rilanciare il servizio sanitario. Dobbiamo invece sconfiggere, intanto culturalmente e politicamente, la logica che l’ha fatto nascere, cioè quella del debito permanente e della precarietà infinita delle nuove generazioni. La tutela vera della salute è il punto di ripartenza. Perciò va liberata dalla morsa del pareggio di bilancio e della soglia minima, variabile, dei Lea, condizionata dalle fasi del ciclo economico.
Come spiega l’altalena di Di Maio sul Mes? Prima un no assoluto, poi la distinzione: sì alla riforma no all’utilizzo, inclusi i 36 mld pandemici. Obiettivo?
Di Maio sta operando bene come ministro degli Esteri. Credo che abbia molta fiducia nella possibilità di proseguire il suo lavoro e di contribuire, da moderato, a una gestione equilibrata del governo, a far crescere l’alleanza con il Pd, a darle una connotazione politica e un respiro a livello territoriale.
Dunque la contrarietà al Mes di Grillo rimarrà isolata?
A mio avviso Grillo guarda molto in avanti. Sa bene che dalla crisi economica si può uscire con un approccio radicale, riducendo le diseguaglianze tra i molti poveri e i tanti ricchi, causate proprio dalle politiche europee del rigore, sempre più restrittive negli ultimi 12 anni.
Casaleggio farà un partito con di Battista?
Non lo escludo.
La imbarazza votare no al Mes come Berlusconi, Lega e FdI?
No, perché il mio è un voto puro, quello del centrodestra è invece dettato anche dall’intenzione di dare una spallata a Conte.
Azzardo uno scenario: il voto sul Mes viene usato da Pd, Conte e Berlusconi per spaccare M5s e voltare pagina. Chissà, magari con la prospettiva di un nuovo rassemblement “istituzionale” che porti a termine la legislatura. Come commenta?
È uno scenario possibile. Anche se la politica, ho imparato, è come il meteo: non puoi mai fare delle previsioni precise, in quanto esistono delle variabili. Credo che come 5 Stelle non dobbiamo temere alcunché. Proprio adesso, invece, dobbiamo essere più audaci. Dobbiamo spingere perché si vada verso un’altra Europa.
Quale?
Non quella delle banche private, ma quella dei popoli e del popolo, della crescita comune, degli investimenti, dell’economia reale, dei diritti e dei servizi.
(Federico Ferraù)