Al netto delle “fronde” di ribelli M5s, al netto di Renzi e del suo ultimatum sul Recovery Fund, alla fine il Premier Conte ottiene il via libera da entrambe le Camere per la riforma del Mes da discutere oggi e domani in Consiglio Europeo: dopo l’ok della Camera con 314 Sì, in serata ieri il Senato ha approvato la risoluzione della maggioranza con 156 Sì, 129 No e 4 astenuti. Conte è salvo, in attesa del Recovery Plan e dello scontro accesissimo ancora aperto con Renzi («se non c’è fiducia non si può andare avanti» ha spiegato oggi il Premier nell’intervista a La Stampa) mentre sul Mes si appresta a discutere con i leader europei forte del sostegno del Parlamento. Sul fronte voti e dissensi, sono state 6 le assenze giustificate ieri dai banchi del Governo: i 2 Pd Giacobbe e D’Arienzo, i 4 del M5s Di Nicola, Vanin, Lannutti e Guidolin e 1 del Gruppo Misto, Casini. Ma i veri voti contrari sono arrivati dai grillini Crucioli e Granato, mentre assenti “non giustificati” sono stati Nicola Morra, Laura Angrisani, Rosa Abate, Margherita Corrado e Fabrizio Trentacoste. Da Forza Italia – a differenza della Camera – non ci sono stati voti in “appoggio” al Governo: «FI ha votato in modo compatto e coerente contro la ratifica di una riforma del Mes che non è né nell’interesse dell’Italia né in quello dell’Unione europea», spiega Berlusconi in una nota stamattina, «Noi abbiamo chiesto fin dallo scorso anno, prima della pandemia, una diversa e più profonda riforma del Mes, che ne facesse un vero strumento paragonabile a un Fondo monetario europeo, sotto il controllo delle istituzioni dell’Unione. Siamo contro questo Mes, frutto di un cattivo accordo fra Stati, proprio perché siamo convintamente europeisti».
RENZI SFIDA CONTE SUL RECOVERY FUND
Italia Viva voterà sì alla riforma sul Mes
e dunque non farà mancare il sostegno alla maggioranza al Senato dopo le comunicazioni del Premier Conte: ma, come spiegato all’inizio del suo intervento, Renzi ‘sfrutta’ la situazione per lanciare più di un appello-ultimatum al Governo sul tema più scottante del Recovery Plan. «Noi di Italia Viva non scambieremo il nostro Sì alla proposta di governance in cambio di rimpasto o posti nel Governo. Noi non stiamo chiedendo che nella cabina di regia ci sia Iv, tutt’altro!». Nella parte finale dell’intervento, l’affondo maggiore: «C’è un problema di metodo ma c’è anche un problema di merito: «chi ha deciso che si mette solo 9 miliardi nella sanità? Perché lo scopriamo in un progetto fatto a Palazzo Chigi? Sul turismo ci sono solo 3 miliardi di euro: vi sembra normale che siano così pochi? La Merkel ne mette 35 e noi 3?». Renzi spiega che Italia Viva voterà contro la Manovra e contro il Governo se non verrà tolto il punto sulla governance nel Piano nazionale di resilienza e ripresa: «siamo pronti a dimetterci se lei non cambierà metodo e merito». Attesi ora gli interventi di Salvini e dei senatori di Forza Italia, ma l’impressione è che alla fine la risoluzione del Governo sul Mes vedrà tenere la maggioranza. Diverso invece il capitolo del Recovery Fund, ancora tutto in salita per il Governo giallorosso.
Il mio intervento al Senato sulle dichiarazioni del Presidente del Consiglio https://t.co/YbkQ9rwEm5
— Matteo Renzi (@matteorenzi) December 9, 2020
IL DISCORSO DI CONTE AL SENATO
Il Premier Conte nelle Comunicazioni al Senato – il discorso è il medesimo della Camera, ecco qui il testo integrale – ha sottolineato l’importante accordo in via di risoluzione tra Ungheria, Polonia e Germania per superare il veto sul Recovery Fund: «Vi anticipo, doverosamente ma con la massima cautela, che nelle ultimissime ore sembrerebbe che si intraveda uno spiraglio positivo nel negoziato. Fino alla fine aspettiamo di leggere la proposta di una dichiarazione interpretativa, condivisa dai due Paesi, per quanto riguarda la condizionalità dello stato di diritto: non possiamo assolutamente rinunciare a quanto già riconosciuto e affermato sul tema, sarebbe assolutamente compatibile con gli obiettivi e i principi già affermati». Poi Conte ripete le proposte per il prossimo Consiglio Europeo, compresa la riforma del Mes tanto contestata da parte del M5s e dalle opposizioni seppur con casi isolati di voti “non contrari” al Governo, come per 16 deputati di Forza Italia: secondo l’Adnkronos, l’elenco dei parlamentari azzurri in dissenso con la risoluzione del Centrodestra (e che sono usciti dall’aula durante il voto alla Camera) vede Angelucci, Aprea, Brambilla, Brunetta, Cannatelli, Caon, Della Frera, Fasano, Fascina, Fatuzzo, Ferraioli, Milanato, Pettarin, Polverini, Tartaglione e Vietina, oltre a Brunetta e Polverini. In realtà è poi Forza Italia stessa a ribadire in una nota «Oltre a Renato Brunetta e Renata Polverini, non ci sono altri deputati di Forza Italia a non aver partecipato al voto per ragioni politiche. Le altre assenze registrate nelle votazioni di questa mattina, infatti, erano preannunciate e giustificate per motivi di salute o personali». La partita ora si sposta al Senato dove diversi grillini annunciano voto contrario al Governo: servirà capire quanti saranno e soprattutto se interverranno nuovi singoli di Forza Italia che contravverranno all’ordine di partito e appoggeranno la riforma del Mes.
CAMERA APPROVA RISOLUZIONE DEL GOVERNO: 314 SÌ
La Camera ha approvato la risoluzione del Governo sulla riforma del Mes e le comunicazioni del Premier Conte: dopo l’acceso dibattito che evidenziato diversi voti in “dissenso” ai propri gruppi parlamentari, l’Aula ha fato l’ok alla riforma Mes con 314 voti a favore, 239 contrari e 9 astensioni. Con il Governo ha votato anche Italia Viva, che pure resta in netto contrasto sul Recovery Plan: «Pieno sostegno a Conte in Europa» ha chiarito nel suo intervento alla Camera il renziano Ettore Rosato. Sempre sul Recovery, una volta archiviato il caos Mes, si concentra l’intervento del capogruppo Pd Delrio: «Sulla governance del Recovery plan cercate di trovare una sintesi. Noi non siamo partigiani, le chiediamo che ci sia pieno coinvolgimento del Paese sui progetti, vogliamo che il Paese discuta in maniera fondamentale, profonda. L’importante è non esautorare Comuni, Regioni, il Parlamento, perché è qui che si esprime la volontà popolare». Conte “supera” la prova della Camera ma ora lo attende quella più impegnativa al Senato, dove i voti della maggioranza sono molto più risicati e le possibili “fronde” del M5s potrebbero mettere in difficoltà la risoluzione della maggioranza: appuntamento alle ore 16 a Palazzo Madama con il discorso già sentito alla Camera e il successivo voto alla risoluzione.
CHI VOTA IN DISSENSO AI PARTITI: TUTTI I NOMI
Se Italia Viva non farà rompere la tenuta del Governo in Parlamento, non si può dire lo stesso con certezza per il Movimento 5 Stelle: sono in tutto 6 i deputati grillini che votano in dissenso con la risoluzione del Governo sulla riforma del Mes e sulle parole del Premier Conte. Si tratta di Andrea Colletti, Fabio Berardini, Francesco Forciniti, Pino Cabras, Alvise Maniero e Mara Lapia: sono loro che sono intervenuti ala Camera per esprimere il voto contro il proprio stesso Governo, con inevitabili strascichi e polemiche interne al partito «la collega del M5s Sportiello mi ha urlato contro in Aula e fuori in Transatlantico, rinfacciandomi i 2 milioni di euro dati dal governo al paese di Bitti, perché mio marito e tutta la sua famiglia sono originari di quel luogo. Io le ho detto di vergognarsi, perché non deve permettersi di nominare Bitti e i nostri morti: non le consento di nominare una tragedia come l’alluvione di Bitti», denuncia Lapia all’Adnkronos, con il Ministro D’Incà che avrebbe tentato di sedare gli animi. «Io ho detto che non voglio stare dentro un Movimento che ricatta le persone usando le tragedie», conclude Lapia facendo ben intuire come la fronda di “ribelli” interni al M5s sia tutt’altro che intenzionata a mollare il punto contro la riforma del Mes. Voteranno in dissenso dal proprio gruppo anche due membri di Forza Italia (Renato Brunetta alla Camera e Andrea Cangini al Senato, che così appoggeranno il Governo sul Mes) e Stefano Fassina di Leu (voterà contro il Governo e con le opposizioni). Al Senato invece al momento sono solo 2 i grillini intenti a scontrarsi col Governo: si tratta di Crucioli e Granato che stamane non hanno firmato la risoluzione messa a punto dai capigruppo di maggioranza ieri sera.
GOVERNO (QUASI) SALVO: ITALIA VIVA FIRMA RISOLUZIONE
Dopo le comunicazioni di Conte sono in corso alla Camera le varie dichiarazioni di voto dei singoli gruppi politici, anche se la situazione sembra delinearsi così: il Governo voterà una risoluzione preparata ieri, con l’ok arrivato poco fa anche da Italia Viva. Di Maio saluta positivamente l’accordo trovato («Ha prevalso il senso di responsabilità, come avevamo auspicato – ha detto – Nel M5S ci sono anime diverse ma prevale sempre il senso di responsabilità»), ma restano diverse anime lontane all’interno del gruppo 5Stelle sia alla Camera che al Senato. Gli interventi hanno infatti sottolineato come sia fondamentale per l’Italia presentarsi compatta agli altri Paesi sulla riforma del Mes nel prossimo Consiglio Ue, ma ribadendo come «con noi al Governo non sarà mai attivato il Mes». L’input è lo stesso lanciato da Conte stamattina nelle sue comunicazioni, quando sottolineava «il Governo ha bisogno anche della massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Ue. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza ma è senz’altro salutare che sia fatto con spirito costruttivo e che non ci distragga dagli obiettivi». Il vero nodo è quindi capire se al Senato qualche “ribelle” M5s comunque rimarrà e se dunque sarà necessario e decisivo il voto dei “responsabili” tra Gruppo Misto e qualche voto isolato di Forza Italia, anche se il n.2 Tajani poco fa a Rai News24 ha spiegato che «né alla Camera né al Senato ci sarà alcun aiuto azzurro al Governo». La partita sembra insomma avviata alla conclusione, ma ancora qualche sorpresa potrebbe avvenire specie se parallelamente non si trovano accordi immediati sull’altro nodo politico del giorno, il Recovery Plan.
IL DISCORSO DI CONTE ALLA CAMERA
«Il tema centrale rimane la lotta alla pandemia da Covid, dall’Ue deve provenire un chiaro segnale di coesione: sul tema vaccini, solo una risposta europea può consentire di superare la pandemia»: così apre le sue comunicazioni alla Camera il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non intervenendo direttamente sul tema Mes. Il Premier lancia appello ai governi di Polonia e Ungheria per superare il veto posto sul Recovery Fund: «l’Europa ha avuto una risposta molto diversa dalle crisi del 2011, senza austerità e contenimento del debito. Quelle scelte si sono rivelate inadeguate», prosegue Conte, «sosteniamo gli sforzi della Presidenza tedesca della Comunità Europea. Serve superare lo stallo ungherese e polacco». L’Eurosummit dell’11 dicembre prossimo consta di tre elementi: Mes, sostegno a fondo di risoluzione unico (Common Backstop) e accordo sui rischi dell’unione bancaria. Conte insiste sulla necessità di riduzione del rischio bancario: «si doveva proseguire in sequenza su questi tre punti, ma grazie al contributo italiano l’Eurogruppo procederà in parallelo su tutti e tre i punti». In questo modo si anticipa l’introduzione del backstop all’inizio del 2022, con due anni di anticipo spiega il Presidente del Consiglio: il Mes deve essere uno strumento diverso dal passato, «lo chiede l’Italia e lo otterremo, l’obiettivo è quello di integrare il nuovo Mes nell’architettura europea presente. Il modello a cui ispirarsi è certamente davanti, è il Next Generation Eu: spero possa diventare strutturale». Sempre alla Camera Conte ribadisce come sulla riforma del Mes «resta la responsabilità delle Camere sulla ratifica del trattato, ma per cambiare l’Ue è decisiva ben altro percorso», da qui la proposta di uniformare il Mes al Next Generation Eu.
LA RIFORMA MES IN PARLAMENTO
Il voto di oggi alla Camera e al Senato sulle comunicazioni del Presidente Giuseppe Conte avrebbe dovuto rappresentare la vera “resa dei conti” per il Governo giallorosso dopo settimane di scontri e “minacce” sulla riforma del Mes. La fronda di ribelli M5s sembrava infatti orientata a non votare con la maggioranza, aprendo una possibilità concreta di caduta del Governo in aula – come paventata anche dalla linea “Mattarella”, riportata da autorevoli fonti del Quirinale. Tutto questo però non dovrebbe avvenire visto che in extremis ieri sera i capigruppo del Governo hanno trovato un ok “di massima” alla risoluzione che verrà votata in entrambi i rami del Parlamento: dopo gli scontri sul Recovey Plan e sull’accesso al Mes, la riforma sul Fondo Salva-Stati che verrà discussa nel prossimo Consiglio Europeo del 10-11 dicembre sembra aver trovato la “quadra” nel Governo Conte, o quantomeno una “tregua” complessiva. Alle ore 9 alla Camera e alle 16 al Senato – con la consueta diretta video streaming sui canali YouTube di Montecitorio e Palazzo Madama – il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte renderà le comunicazioni in vista del Consiglio Europeo: dalle 11.30 la replica di Conte e le varie dichiarazioni di voto dei singoli parlamentari, stesso dicasi dalle 17.30 al Senato. Nel tardo pomeriggio dunque sarà possibile capire se realmente la maggioranza avrà passato la prova dell’aula e potrà a quel punto concentrarsi sulla ben più complessa discussione sul Recovery Plan, dopo lo strappo Renzi-Conte avvenuto ieri.
COS’È LA RIFORMA DEL MES AL VOTO OGGI
Prima di addentrarci però nella “contesa” politica, serve capire cosa realmente di cosa si stia parlando nel merito della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità: innanzitutto, oggi non si vota affatto sull’accesso alla linea di credito del Mes sulle spese sanitarie (36 miliardi complessivi) che il Governo in qualsiasi momento potrebbe richiedere (ma M5s è netto nella linea dura su questo strumento considerato «inutile»). La riforma del Mes è un dossier precedente all’emergenza Covid e da oltre un anno è “ferma” proprio per lo scontro interno al governo italiano su chi si dice a favore del “restyling” del Meccanismo – Pd, Leu e Italia Viva – e chi invece la osteggia come il Movimento 5 Stelle. Con le nuove regole si semplificano la procedura per ottenere le linee di credito in caso di difficoltà finanziarie, anche se la scelta di richiedere il prestito rimane sempre in seno ai governi e ai parlamenti nazionali. Con la riforma la valutazione sulla sostenibilità del debito di chi richiede l’accesso ai fondi europei sarà nelle mani della Commissione europea (e dello stesso Mes) e comunque il taglio del debito (e il conseguente default) non sarà automatico: si punta a semplificare gli accordi tra gli Stati in casi di default, aggiungendo inoltre un “salvagente” per le banche che dovessero entrare in difficoltà nei prossimi mesi. «Un intervento con soldi comunitari (quindi pubblici) di ultima istanza, cioè da utilizzare solo se le risorse messe da azionisti e risparmiatori (secondo le regole del bail-in) e dall’apposito fondo alimentato dalle banche non risultino sufficienti a evitare il fallimento. Si tratta del cosiddetto “backstop”, il fondo unico di risoluzione per le banche», riporta il focus di SkyTg24 sulla riforma del Mes.
OK RISOLUZIONE DI MAGGIORANZA: CONTE NON RISCHIA PIÙ?
Tornando a quanto potrà avvenire nel corso della giornata, il via libera “potenziale” è stato raggiunto ieri sera nella riunione dei capigruppo: i responsabili di Italia Viva firmeranno la risoluzione di maggioranza solo dopo aver ascoltato le comunicazioni del premier Conte in Aula, mentre Pd, LeU e M5s avrebbero trovato comunque l’accordo. Dopo lo strappo della fronda M5s (una trentina di parlamentari grillini “ribelli”) contro la riforma del Mes, il lavoro di diplomazia portato avanti da Palazzo Chigi e dal Ministro Di Maio avrebbero portato ieri ad una soluzione di massima, che comunque non mette a completo riparo da eventuali franchi tiratori dell’ultima ora: «Abbiamo trascorso due intere giornate insieme ad altri 60 parlamentari per mediare le posizioni, per trovare un punto di caduta e per fare in modo di non essere ricordati come coloro che hanno peggiorato uno strumento già pessimo senza aver avuto nulla in cambio a tutela dei cittadini. Grazie a questo lavoro è venuta fuori una risoluzione che non è quella ideale ma, almeno, rivendica il ruolo del Parlamento in sede di ratifica e avverte che non sarà disposto al voto finale se non ci sarà l’avanzamento significativo del resto del pacchetto di riforme (Edis prima di tutto)» ha spiegato l’ex Ministra Barbara Lezzi, con plauso da Di Maio «È un bene che si stia andando verso un punto di caduta nel MoVimento 5 Stelle a proposito del voto […] il no all’utilizzo del Mes resta fermo, ma il voto di domani sarà un voto sul governo, su una risoluzione, sul presidente del Consiglio. Prevalga la responsabilità». Nella bozza della risoluzione pubblicata da Adnkronos si legge «la maggioranza impegna il governo a prendere atto dei cambiamenti negoziali apportati come l’anticipo del ‘common back stop del Fondo di risoluzione unico per le crisi bancarie’ e del nuovo contesto di politiche fiscali europee realizzate a partire dall’accordo UE sul Qfp del 21 luglio scorso e negoziato con Commissione e Parlamento Europeo. A ribadire che questa riforma non può considerarsi conclusiva, vista la logica di pacchetto già ribadita dal Parlamento, proprio alla luce delle ultime scelte realizzate in seno alla Ue che descrivono una nuova stagione di necessarie modifiche. Temi che saranno centrali nella Conferenza sul Futuro dell’Europa con prospettive di cambiamento della architettura istituzionale ed economica della UE». Non solo, in vista del Consiglio Ue di domani, la maggioranza «impegna a finalizzare l’accordo politico raggiunto all’Eurogruppo e all’ordine del giorno dell’Eurosummit sulla riforma del trattato del Mes».
LA POSIZIONE DEL CENTRODESTRA
E il Centrodestra in tutto questo “caos” sul Mes cosa proporrà in Parlamento? Meloni e Salvini sempre contrari al Salva-Stati, Berlusconi invece ha compiuto la mossa più imprevedibile nelle ultime settimane: da convinto europeista e pro-Mes, il leader di Forza Italia punta a bocciare la riforma del “nuovo” Mes perché considera penalizzante il ruolo del Parlamento Europeo oltre che per il nostro Paese. Per questo motivo il Centrodestra si è compattato nuovamente, non offrendo eventuali “stampelle” al Governo Conte in difficoltà se ci dovessero essere “franchi tiratori” nel M5s: «Non firmare a nome dell’Italia i termini dell’accordo sulla ratifica della riforma del MES raggiunti il 30 novembre dall’Eurogruppo, proponendo di mettere le risorse del MES nella disponibilità della Commissione europea», è quanto prevede la risoluzione del Centrodestra a firma Lega-FdI-Fi oggi portata a Camera e Senato dopo le comunicazioni del Premier. Sul tema specifico del Mes, Salvini, Berlusconi e Meloni chiedono che le risorse vengano gestite «secondo gli indirizzi del Parlamento Europeo per misure di sostegno delle filiere economiche maggiormente colpite dalla crisi da Covid 19 e per finanziare investimenti specifici in ambito sanitario». Non solo, occorre votare no alla riforma perché «le modifiche oggetto di approvazione dopo l’Eurogruppo del 13 giugno 2019 presentano criticità che l’attuale crisi pandemica ha messo in ulteriore evidenza, a partire dalla revisione dei criteri di concessione dei prestiti del MES agli Stati in difficoltà, l’impiego del MES come meccanismo di sostegno del fondo di risoluzione unico, e una revisione della governance del fondo». Nello specifico, conclude la risoluzione delle opposizioni, la linea di credito a condizionalità rafforzata «potrebbe spettare all’Italia, subordina la concessione del credito all’adozione di un programma di riforma (memorandum of understanding) e prevede la possibilità di una procedura che contempli il cosiddetto ‘private sector involvement’, ovvero una ristrutturazione del debito tramite riduzione del valore nominale o rimodulazione delle scadenze dei nostri titoli di Stato che metterebbe a forte rischio la stabilità stessa del nostro sistema economico e finanziario con conseguenze gravissime per i risparmi degli italiani».