Tu sei in pausa dal lavoro, prendi l’auto per agguantare un panino e accendi la radio. 105, tra le più ascoltate. È in onda un pastone, un mix di notizie, amenità, chiacchiere, interviste, musica. Si salta di palo in frasca, chiacchiere tra amici, e infatti il programma si intitola “Friends”. Ecco, mentre scruti il cielo gonfio di pioggia e ragioni sull’uso spropositato di maionese, il boccone ti va di traverso e sobbalzi. Si sta accennando, molto sommariamente, a una notizia terribile diffusa in questi giorni da tg e testate varie.
Uno studio del Fatebenefratelli di Roma ha mostrato la presenza di particelle di microplastica nelle varie parti della placenta di donne in gravidanza. Che chissà, potrebbero scatenare reazioni immunitarie, dato che il sistema umano potrebbe riconoscere come proprie cellule che non lo sono, che sono più confacenti a un robot, a un essere ibrido, insomma. Particelle che, ahimè, ingeriamo con l’alimentazione o che respiriamo dall’aria contaminata.
Ecco, davanti a questi scenari da brividi i conduttori, coppia affiatata e rodata, pare, non trovano di meglio che esplodere in una spiritosaggine, a parer loro: “Ma allora sorge un problema. Gli aborti dove li buttiamo, nel bidone della plastica o dell’umido?”. Firmato con risataccia finale da Tony e Ross, tutti i giorni dalle 10 alle 12 e in replica dalle 14 alle 16. Repetita iuvant.
Ora, è vero che ci stiamo drammaticamente abituando a tutto, e ogni degenerazione della coscienza, dell’etica, del semplice buonsenso può essere passata per progresso delle idee o trovata umoristica. Ma c’è, ci dev’essere un limite. Deve perlomeno scattare l’indignazione, la rabbia, davanti alla banalità del male, davanti non solo al cattivo gusto, che sarebbe povera cosa, moralismo da comodi borghesi, ma davanti alla mercificazione del corpo, all’omicidio ridotto a pratica normale, come gettare un sacco di spazzatura, appunto.
Ci alzeremo in piedi, gridava Giovanni Paolo II, “ogni qual volta la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita”. Abbiamo la voglia, il coraggio, di alzarci in piedi? E difenderci dall’idiozia, dalla disumanità, ancor più dannosi della plastica?