Via libera al Next Generation Eu da parte del Consiglio europeo: i capi di stato e di governo hanno trovato l’accordo sul bilancio e sui 1800 miliardi destinati a fronteggiare la recessione causata dalla pandemia. “Significa poter sbloccare le ingenti risorse destinate all’Italia: 209 miliardi. Ora avanti tutta con la fase attuativa: dobbiamo solo correre” ha commentato il presidente del Consiglio Conte.
Tuttavia Conte sa che non è così: i fondi sono condizionati alla messa a punto di programmi che vanno vagliati dall’Ue, mentre il nostro governo non ha ancora predisposto la task force del Recovery Plan. L’accordo nella maggioranza non c’è, Italia viva contesta la volontà di Conte di varare una super-struttura parallela sotto il controllo esclusivo di Palazzo Chigi e il Pd, che mostra sempre più insofferenza per l’azione solitaria di Conte e da tempo chiede un rimpasto, non si oppone e lascia fare a Renzi un lavoro di logoramento che conviene anche a Zingaretti. Il governo è veramente sull’orlo della crisi? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Pilati, saggista, esperto di comunicazione, ex commissario dell’Agcom.
Il governo Conte 2 sarebbe vacillante. È così?
Gli equilibri che sostengono il governo sono percorsi da tensioni molto forti, è vero, però io credo che la sorte di Conte non dipenda in prima battuta dalle mosse dentro la maggioranza.
Per quale motivo?
Il Conte bis è per l’essenziale un governo Mattarella-Conte. E il presidente della Repubblica mi sembra tuttora risoluto nel sostegno. È intervenuto soltanto per far balenare l’ipotesi del voto anticipato e sedare i grillini dissenzienti o per correggere errori di grammatica politica commessi da Conte.
Il Quirinale è l’unico fattore determinante?
No: credo che il destino del governo dipenda in larga misura dalle valutazioni che fa la Germania, cioè la potenza egemone nell’Unione Europea. C’è comunque un fatto nuovo importante: l’elezione di Biden.
Come influisce?
Il neopresidente ha combattuto una dura battaglia elettorale contro un avversario che considerava “Giuseppi” un amico. Quindi è probabile che non provi un entusiasmo travolgente per lui.
In concreto?
La variabile Biden entrerà in gioco al momento della ridefinizione dei rapporti tra Usa ed Europa e più precisamente tra Usa e Germania, che negli ultimi anni sono caduti piuttosto in basso. Biden farà un negoziato con la Germania nel quale saranno ridefiniti gli interessi delle due potenze. Forse in quel momento si parlerà anche dell’Italia e del suo governo.
Nel frattempo?
Mi limiterei a una nota a margine. In politica capitano delle coincidenze che tali non sono.
A che cosa si riferisce?
Al fatto che Renzi ha cominciato a sparare ad alzo zero su Conte poco dopo l’elezione di Biden. Può essere una coincidenza o forse no. Renzi aveva già allacciato buoni rapporti con Obama e la sua amministrazione.
Lei ci ha detto che il governo Conte sarebbe potuto andare avanti indisturbato perché il suo azionista di riferimento, il Pd, ha la fiducia dell’Ue. Però nel frattempo la crisi economica continua ad aggravarsi. Per un’ampia parte della società ciò significa un drammatico calo di reddito e di status sociale. Non sono elementi che cambiano il quadro in tempi rapidi?
Nel 2022 ci sarà l’elezione del presidente della Repubblica, che da un po’ di anni a questa parte è il vero potere che conta in Italia. Il successore di Mattarella sarà eletto da questo parlamento. Il giudizio popolare arriverà soltanto dopo, nel 2023, sulla base di assetti politici che adesso non conosciamo. E nel frattempo, si dirà? Mi limiterei a due osservazioni.
La prima?
La riforma del Mes disciplina con maggiore precisione la ristrutturazione del debito pubblico. Quello italiano viaggia verso il 170% del Pil. Questo è il primo tema di interesse dei nostri “partner” europei: evitare che eventuali ristrutturazioni portino disordine nell’Unione Europea e provochino conseguenze per gli altri Stati.
Per noi invece le conseguenze sarebbero tremende.
Germania, paesi frugali e scandinavi già da tempo fanno osservare che le famiglie italiane hanno un ingente patrimonio. Usino quello.
La seconda osservazione?
In Europa vedono che i piani per l’uso del Next Generation Eu non sono stati ancora predisposti e forse non apprezzano il modo in cui abbiamo impegnato i fondi che dovrebbero arrivare.
In che senso?
L’arrivo dei denari a fondo perduto e degli stessi prestiti slitterà in avanti e mi pare di capire che ci saranno vincoli all’utilizzo connessi al rapporto debito/Pil.
Esiste la possibilità per l’Italia di sottrarsi a questo destino della rana bollita?
Dovremmo cambiare completamente classe dirigente. Non è un processo semplice e non è incruento. Siamo un paesi di vecchi e i vecchi non fanno le rivoluzioni.
Come sarà il prossimo presidente della Repubblica?
Dipenderà molto dal modo in cui si negoziano le influenze sull’Italia tra Washington e Berlino.
(Federico Ferraù)