La calda e tiepida vita della borghesia meridionale segue delle liturgie consolidate. Dopo un percorso che conduce ad una certa conferma del proprio status sociale ed economico si passa ad una fase di letargica lamentazione delle cose che circondano case ben arredate, come i disservizi storici a cui non c’è rimedio, il tutto condito da una nostalgica visione dell’ipotesi di fare qualcosa, di impegnarsi, solo che poi, tra una partita a paddle e quindici giorni sulla neve, quando si poteva, passa la voglia.
In fondo immischiarsi con i guai della società ampia e variegata che popola numerosa le zone popolari e non del Mezzogiorno è una fatica a cui Sisifo guarderebbe con ammirazione. Senonché capita che qualcosa scatti nella testa di chi ha passato troppo tempo a guardare e giudicare ed inizi un percorso che prende atto del fatto che senza un proprio scatto in avanti, senza una propria disponibilità al sacrificio (reale) poco si può commentare ed ancor meno lamentarsi.
In queste ora sta dando la propria disponibilità a sperimentare un’ipotesi di candidatura nella prima città del Mezzogiorno un magistrato noto per aver rinchiuso in via definitiva nella patrie galere criminali come Setola e Zagaria e che, dopo aver animato il proprio ed altrui impegno nel sociale, potrebbe essere disponibile ad un percorso per porsi alla guida del Comune di Napoli. Catello Maresca precisa che non ha nessuna voglia di prestarsi al giochino partitico, rivitalizzando una coalizione o l’altra, ma che vede come prospettiva la costruzione di un percorso autenticamente civico come una necessità della città. Costruito sulla disponibilità dei cittadini, delle associazioni e di chi, spinto dall’amore per la città ed organizzato in partito, si sente parte del percorso.
Una proposta che non nasce da accordi tra pezzi di partiti, che come un puzzle devono comporre un’immagine accettabile, ma dallo stimolo che molti ricevono nel vedere l’impegno profuso nella sua professione e nel volontariato in città.
Maresca non è un magistrato “solito”. Non ha al suo attivo arresti senza processi e scarcerazioni lampo per inchieste senza capo né coda. Ha dato un impulso alla lotta contro i Casalesi, con tanti suoi colleghi, ed ha iniziato parallelamente un impegno personale sociale e civico aiutando tanti ragazzi finiti nelle maglie della criminalità di strada. Questa sua disponibilità da uomo delle istituzioni ad avviare un percorso che tenta di coagulare pezzi di città, spesso sopiti e subenti, ha una ulteriore particolarità. Non passa attraverso alcun beneficio per il dottor Maresca, che da questa avventura ha molto più da perdere che da guadagnare. Non ha bisogno della notorietà ed economicamente, non essendoci un galleggiamento della retribuzione perderebbe un po’ di denari, e si inchioderebbe, in caso di vittoria, per cinque anni ad una poltrona che bolle. Seduto su di una polveriera sociale ed economica, reggendo la città dopo un decennio di immobile anarchia. Cosa non per gente tenera. Da qui i suggerimenti sommessi a rifletterci bene. Superati dalla sua voglia di fare la sua parte.
Eppure è vero che questo suo impegno potrebbe aprire una fase di riflessione positiva nel rapporto del Comune con la Regione e con il Governo, che avrebbero un interlocutore abituato al dialogo istituzionale ed al rispetto dei ruoli, contando su di un impegno che eleva di per sé il livello della contesa per il primo comune del Mezzogiorno. Chiunque si proponga saprà che avrà un avversario a cui non potrà che contestare il merito delle proposte, non la sua storia.
Maresca ha poche cose in comune con il profilo tipico dei candidati. Resta un magistrato, un pubblico ufficiale di elevata moralità, un uomo che ha una passato nitido e delle competenze certificate dai risultati. Non fugge da nulla, ed anzi si getta contro il nemico peggiore: l’immobile adesione allo status quo.
Il fatto di non appartenere ad una parrocchia, di non dovere nulla a nessuno lo pone in una condizione difficile. Fidarsi di chi è libero è un atto di coraggio che non tutti sono disposti a fare, soprattuto in politica, ma è senza dubbio anche la sua forza. Ed è un sintomo anche di una rivitalizzazione della dormiente borghesia, che ora pare pronta ad uscire di casa non solo per lo shopping in mascherina ma con la voglia di fare un passo in avanti.
Certo la strada è lunga e le incertezze tante, eppure nessuno può negare che avere un disponibilità così netta ed un profilo professionale così elevato, con toni da moderato non morso da tarantole rivoluzionarie ma con radici popolari e sociali forti, darebbe a Napoli l’occasione di confrontarsi con se stessa e con i candidati che, si spera con storie e passioni simili, vorranno affrontare una sfida così impegnativa. Il coraggio c’è, e già è tanto.