Secondo Carlo Cottarelli i nodi nel Recovery Plan italiano sono diversi e necessitano di forti implementazioni per poter arrivare a soddisfare l’attesa ingente sul rilancio economico, sociale e politico del Paese dopo la pandemia: «serve usare capitali economici e umani per favorire la crescita. L’idea è non di usare questi 209 miliardi per distribuire risorse un po’ qua e un po’ là. Piuttosto facciamo investimenti per determinare lo sviluppo e aumentare la produttività». Lo ha spiegato lo stesso Cottarelli nell’intervista al quotidiano “Il Dubbio”, sottolineando la centralità che servirà nel Piano nazionale italiano del tema giustizia: «di positivo c’è che nel Piano Recovery si dà uguale rilievo alla riforma della giustizia rispetto agli altri capitoli. È un fatto importante. Mi ha tuttavia deluso il fatto che si dice che tutto ciò che occorre in termini di cambiamento è già stato inviato alle Camere. Non sono un esperto, ma vedo la questione della giustizia al pari di far funzionare un’azienda in tempi ragionevoli». Per il presidente dell’Osservatorio sui Conti Pubblici la giustizia in Italia, così come è oggi e così come cambierà con le prossime riforme (ancora ferme in Parlamento, ndr) «non funziona. Ho lavorato con giuristi autorevoli e conosciuti i quali ritengono che la riforma della giustizia civile inoltrata al Parlamento è troppo debole».
COTTARELLI: I PROBLEMI DEL RECOVERY FUND
Non solo la giustizia penale però necessità di interventi massicci per migliorare la qualità dei processi in Italia, secondo Cottarelli anche «la giustizia civile ha un impatto determinante sugli investimenti privati». Davanti alla bozza di Recovery Plan diffusa dall’Italia occorre ben di più di qualche “titolo”: «Nel Piano si parla di miglioramento della Pubblica amministrazione ma prevalentemente in termini di digitalizzazione. Manca ciò che a mio avviso è una parte fondamentale: ridurre la burocrazia. Cioè meno regole, meno moduli da compilare, meno enti da consultare quando c’è bisogno di un permesso. E poi meccanismi incentivanti che premino chi si comporta bene. Con misurazione degli obiettivi e indicatori seri e non come quelli finora usati», spiega ancora Cottarelli al Dubbio. Chiosa finale, importante, sulla necessità di mantenere la concorrenza e la libertà di mercato nei prossimi anni di Recovery Fund: «una cosa di cui non si parla per niente nel Piano è il meccanismo della concorrenza […]. Che non si parli più di liberalizzazioni quando il tema è ancora valido… Pensiamo alle concessioni per le spiagge. Abbiamo prolungato di dieci anni queste concessioni perché non si possono più far gare. Ecco: forse in un sistema in cui vogliamo mantenere la dimensione di mercato, che ci sia effettiva concorrenza e non si formino poteri monopolistici è un bene. Penso non solo all’Italia, ma al mondo. Perché quando si parla di concorrenza mi riferisco anche alle mega corporation americane. Che il capitolo sia scomparso, come dire: mi sembra strano».