Le Nazioni Unite, che non hanno mai brillato particolarmente nell’intricata situazione della Libia post-Gheddafi, hanno nominato il loro nuovo incaricato per il paese nordafricano. Si tratta del bulgaro Nikolai Mladenov, per diversi anni inviato dell’Onu come mediatore tra Israele e Palestina. Succede al libanese Ghassan Salamé, che aveva lasciato il suo ruolo di mediatore per la crisi libica addirittura lo scorso marzo proprio perché non pochi paesi membri dell’Onu e persino del Consiglio di sicurezza trasgredivano le numerose risoluzioni del Palazzo di Vetro, come nel caso degli Emirati Arabi e della Turchia. Ovviamente neanche lontanamente la nomina di un italiano, il paese che sulla carta sarebbe il più indicato per occuparsi del caos libico, ma come ci ha detto Mauro Indelicato, giornalista di InsideOver e del Giornale esperto di Mediterraneo e Medio oriente, “il fatto che l’Italia non riesca nemmeno a riportare a casa i 18 pescatori sequestrati da Haftar dimostra che il nostro paese è sempre più debole sul piano internazionale, e che un nome italiano non era neanche lontanamente spendibile per questo incarico”.
Come si è arrivati a questa nomina, perché proprio un bulgaro per affrontare il gran pasticcio che è la Libia?
Il gran pasticcio che è la Libia è molto difficile da risolvere, una sola persona potrebbe non bastare, specialmente perché l’Onu solo negli ultimi anni è riuscita a fare un po’ di breccia in quel quadro. Sappiamo come il vero potere sia nelle mani dei vari sponsor internazionali che si sono intromessi nel quadro libico.
Proprio questi sponsor internazionali come hanno accolto la sua nomina?
Mladenov si presenta molto bene e con ottime credenziali. Descritto in Bulgaria come molto preparato, con un’ottima gavetta diplomatica e politica, è diventato un nome spendibile a livello internazionale. È la persona giusta nel posto giusto al momento giusto.
Perché?
Innanzitutto per la sua esperienza in Medio Oriente, che gli ha permesso di conoscere molto bene il mondo arabo. In secondo luogo, il fatto di essere bulgaro riesce ad attirare, se non le simpatie, quanto meno a respingere le antipatie dei russi e anche dei turchi. Essendo bulgaro, riesce a parlare con i russi, tanto è vero che non hanno posto il veto alla sua nomina, ma riuscirà a parlare anche con i turchi, visto che i due paesi sono in ottimi rapporti, per cui anche ad Ankara sta bene la sua nomina.
E gli Stati Uniti?
Può andare bene anche agli Usa, perché la nomea che ha di essere persona super partes è una garanzia. Su questo nome hanno quindi trovato un punto di incontro gli interessi di tutte le potenze impegnate in Libia.
E l’Italia? Un italiano non sarebbe stata la persona giusta per un paese come la Libia, visti i rapporti che ci legano ad essa?
L’Italia in questo contesto dimostra di essere sempre più debole. La nomina di Mladenov ha avuto anche l’ok italiano, ma non era certo indispensabile. La nostra posizione è molto debole e la dice lunga perché un nome italiano non era spendibile.
Eppure, oltre al resto, abbiamo 18 pescatori sotto sequestro in Libia. Mladenov e l’Onu potranno fare quello che non si è riusciti a fare fino adesso?
Più che altro è una speranza. Sostanzialmente la sorte dei pescatori più che dalla diplomazia dipende dagli umori di Haftar.
In che senso?
Inizialmente li ha sequestrati per cercare di ricattare l’Italia, per portare il nostro paese dalla sua parte, poi quando il ricatto non è riuscito ha praticato la via del dispetto. Lo dimostra il fatto che per vie diplomatiche si pensava che entro Natale la questione si potesse risolvere, anche perché Haftar sembrava intenzionato a concedere un regalo all’Italia, liberando i pescatori e ottenendo così un buon risultato agli occhi dell’opinione pubblica. Invece hanno fissato il processo proprio a ridosso del Natale, quasi un dispetto. Ci possiamo solo affidare a una speranza umana che qualcosa cambi, ma gli indizi non sono molto positivi.
È un caso che ricorda quello tristemente noto dei marò Girone e Latorre?
Quando ci sono delle beghe internazionali il fatto che l’Italia non abbia più il peso di una volta fa sì che i nostri concittadini innocenti paghino per il poco peso che abbiamo e siano più vulnerabili all’estero.
Le due parti in Libia, Haftar e Serraj, secondo lei sono disponibili ad aprire un dialogo con il nuovo incaricato? Cosa dovrà fare Mladenov?
Indubbiamente dovrà riprendere da dove ha lasciato il suo predecessore. Il recente incontro a Tunisi non è andato molto bene, l’unica strada per evitare una escalation è riprendere il piano di Tunisi e gli accordi stilati a Ginevra, che hanno portato al cessate il fuoco per far ripartire gli incontri fra le parti. Ridare cioè linfa al dialogo e rendere concreta quella road map per arrivare a un governo unitario e a quelle elezioni previste entro il Natale del 2021.
(Paolo Vites)