Partiamo dal fondo, ovvero dalle conseguenze di questa ultima verifica di Governo tenutasi a Palazzo Chigi fino a poco prima delle ore 20. Le ministre Bellanova e Bonetti parteciperanno al Consiglio dei Ministri di domani sulle misure di Natale (alle ore 18, ndr), ma questo non significa aver deposto le armi, anzi: «Abbiamo consegnato al presidente Conte il documento con le nostre rivendicazioni. Ora aspettiamo le riflessioni del presidente e che ci faccia sapere se è possibile continuare sulla base di un nuovo programma di governo», spiega la delegazione di Italia Viva in uscita da Palazzo Chigi. Erano presenti alla riunione con Conte capigruppo Davide Faraone e Maria Elena Boschi, le ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova, il presidente Iv Ettore Rosato e Matteo Renzi: «Aspettiamo che Conte faccia le sue riflessioni per vedere se ci sono le condizioni per andare avanti. Ora Conte approfondisce e poi avremo ulteriori passaggi», confermano i renziani. Conte ha letto la missiva di Conte e l’ha considerata «costruttiva» ma sarà nei prossimi giorni che prenderà delle decisioni: «Per andare avanti servono proposte e scelte coraggiose» ha ricordato Teresa Bellanova ai giornalisti assiepati fuori il palazzo di Governo. I nodi sul tavolo restano dunque, secondo le ultimissime: Recovery Fund, adesione al Mes, nuovo programma di Governo e misure sul Natale coerenti e «costruite su basi scientifiche», come ribadito oggi a Rai News24 dal renzianissimo Davide Marattin.
BELLANOVA: “PRONTA A DIMISSIONI SE…”
Dalle 9 alle 18 e poi alle 19: al momento la verifica di Governo verrebbe confermata nel vertice atteso Conte-Renzi, nuovi impedimenti permettendo. Mentre è stato rinviato a domani mattina il vertice con i capidelegazione sulle misure per il Natale, il confronto-scontro tra Italia Viva e il Presidente del Consiglio sembra pronto alla resa dei conti: «Tempi? Per le mie dimissioni non si dovrà attendere molto, se non arrivano le risposte che noi attendiamo», spiega a Tagadà la Ministra “renziana” Teresa Bellanova. «Quello di Renzi è un bluff? Chi lo pensa, pensa male… E ai miei colleghi che vanno in televisione a minacciare il voto anticipato, dico che se ci saranno le elezioni le affronteremo, ma no ai ricatti. Una crisi? Se non si definisce un programma da qui a fine legislatura, possiamo anche chiamarla Filippo ma vuol dire che non siamo in grado di risolvere i problemi del Paese». Sempre la Bellanova sottolinea come fare il Ministro non significa fare “tappezzeria”, bensì « concorrere alla formazione delle decisioni. A Conte e a tutto il Cdm se non si considerano alla pari i componenti del governo, non c’è ragione di starci». Da qui la ferma “minaccia” di dimissioni confermata: «Se non c’è la volontà di costruire un percorso di soluzione dei problemi, ma comunicare solo con le veline o nelle conferenze stampa, si fa male non a Italia Viva, ma al Paese».
VERIFICA DI GOVERNO SLITTA ALLE 19
«Sì al Mes, no alla task force su Recovery Fund e subito progetti per rilanciare il Paese»: sono queste le condizioni fissate da Matteo Renzi a poche ore dal vertice decisivo per la verifica di Governo a Palazzo Chigi. L’incontro con Italia Viva e il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto tenersi alle ore 9 del mattino, ma per la missione in Libia (per liberare i pescatori di Mazara del Vallo imprigionati da oltre 100 giorni nelle mani di Haftar, ndr) di Conte e Di Maio è stato tutto slittato alle ore 18 di questa sera. La verifica di Governo si terrà comunque al termine della riunione con i capidelegazione (questa volta presente la “renziana” Teresa Bellanova di ritorno da Bruxelles) per le misure sul Natale da inserire nel nuovo Dpcm, perciò potrebbe anche slittare di qualche ora prima che possa avvenire l’effettivo confronto-scontro tra Renzi e Conte. I “nodi” sul tavolo sono noti: la verifica, per scongiurare la crisi di Governo avanzata dal leader di Italia Viva in Parlamento, ha visto sfilare a Palazzo Chigi Pd, M5s e Leu: niente rimpasto, governance chiara e progetti urgenti per il Recovery Plan sono i dati emersi dai primi incontri. Ma è Renzi con la necessità di cambiare totalmente l’approccio su pandemia, riforme e Recovery Plan a mettere ancora a rischio la maggioranza in attesa dell’arrivo dei fondi europei e del piano vaccini, ancora tutto da iniziare. «Porre delle condizioni ‘prendere o lasciare’ sarebbe proprio sbagliato come metodo, vuol dire che non si vuol lavorare», ha attaccato ieri ad “Accordi&Disaccordi” sul Nove il Premier Conte, sottolineando poi «Mi lasci affrontare l’incontro di domani e mi lasci ascoltare quali sono diciamo le petizioni, le richieste, le istanze da parte di Italia Viva. È chiaro che porre delle condizioni ‘prendere o lasciare’ sarebbe proprio sbagliato come metodo, vuol dire che non si vuol lavorare».
LA LETTERA DI MATTEO RENZI AL PREMIER
Su Repubblica e poi sulla sua Enews, stamane Matteo Renzi ha pubblicato una lunga lettera indirizzata al Presidente del Consiglio con inseriti tutti i punti considerati focali da Italia Viva per proseguire l’esperienza di Governo, sempre lasciando aperta la possibilità che le due Ministre in Consiglio – Teresa Bellanova e Elena Bonetti – possano anche dimettersi qualora non si riuscisse a trovare un accordo. Sono in tutto 19 i punti messi a tema da Renzi, ci limitiamo ai “titoli” mentre qui è possibile trovare il testo intero: «Basta populismo della comunicazione; Non va tutto bene; Non vogliamo poltrone, vogliamo politica; La COP26 e la sostenibilità; Next Generation UE come ultima chance; Serve una visione, no riciclo vecchi progetti; Piano Shock fiscale ancora fermo; Digitale come svolta per il Paese; Soldi sulla sanità, serve il Mes; Cultura ‘non fa divertire’? Ci ricorda chi siamo; La tragedia della scuola; Sì alle riforme solo se serie; Diritti ed economia sociale; Crisi occupazionale; Soldi e poteri ai Sindaci; Amicus Plato, sed magis Amica Veritas (contesta la narrazione sul fallimento dei Governi passati, ndr); No ai pieni poteri, mai». All’interno della lettera, Renzi ribadisce «Presidente, vogliamo dare una mano sui contenuti. Perché in discussione sono le idee, non gli incarichi di governo. Teresa, Elena, Ivan – che hanno lavorato bene su agricoltura, famiglie e politiche di genere, export – sono pronti a dimettersi domani, se serve. Noi infatti non concepiamo la politica come occupazione di posti. Non tiriamo a campare, vogliamo cambiare. Non ci basta uno strapuntino, vogliamo la politica».