Mix di zona rossa e di zona arancione dal 24 dicembre al 6 gennaio: questa la decisione del Governo per il periodo natalizio, una soluzione che soddisfa Luca Richeldi. Intervistato da La Stampa, il componente del Comitato tecnico scientifico ha spiegato che, data l’emergenza coronavirus in atto, non possiamo permetterci il solito Natale e il discorso è chiaro: «Se a gennaio vogliamo ripartire con le normali attività, compresa la scuola, dobbiamo sacrificarci».
Il presidente della Società italiana di pneumologia ha sottolineato che, nonostante un miglioramento della situazione epidemiologica, non è stato rilevato un calo evidente di contagi e morti: «Se proiettiamo questi dati sui prossimi giorni, sappiamo che avremo un aumento della circolazione del virus e dobbiamo impedirlo». Questo sarà un Natale sereno, ha aggiunto Richeldi, perché potremo viverlo in famiglia, anche se ristretta, e non mancano buone notizie: «Abbiamo comunque una curva epidemica in discesa e stiamo meglio di altri Paesi, come la Germania. Poi sta arrivando il vaccino. La strategia dei colori è stata unica in Europa e si è rivelata un ottimo compromesso».
RICHELDI (CTS): “RIPRENDERE LEZIONI IN PRESENZA É UNA PRIORITÀ”
Nella lunga intervista rilasciata a La Stampa, Luca Richeldi ha rimarcato che le prossime due settimane rappresentano il periodo in cui maggiormente si verificano comportamenti anomali e, dunque, il rischio era quello di spianare la strada al virus. Riflettori accesi sugli assembramenti, a partire dalla tavolata di Natale: «É complicato imporre limitazioni della socialità proprio nei giorni di festa,per questo si è cercato di definire regole e raccomandazioni ragionevoli, che gli italiani possano accettare e rispettare».
Molti non hanno una giusta percezione della situazione, ha aggiunto Luca Richeldi, e per questo è necessario adottare misure restrittive per diminuire il rischio di un nuovo aumento di contagi. L’obiettivo, come dicevamo, è quello di ripartire a gennaio: «Riprendere le lezioni in presenza è una priorità per tutti, credo che sia giusto puntare a ripartire, ma dovremo vedere quali saranno i dati. Se i numeri lo sconsiglieranno, saremo costretti ad aspettare: non avrebbe senso riaprire a tutti i costi e poi richiudere dopo due o tre settimane».