Alessandro, Sofia e Maria Vittoria sono i figli di Paolo Rossi, l’eroe dei Mondiali 1982 stroncato a soli 64 anni da un male incurabile. Una perdita enorme per la famiglia del calciatore che ha lasciato la moglie Federica Cappelletti e tre figli tra cui Alessandro, nato dal precedente matrimonio con Simonetta Rizzato. Un grande amore quello sbocciato fra il campione di calcio e Simonetta; un amore suggellato dalla nascita proprio di Alessandro. Dopo la fine del matrimonio con Simonetta, Paolo Rossi ha ritrovato l’amore e la felicità tra le braccia di Federica Cappelletti, giornalista a cui è stato legato per tutto il resto della sua vita. Nel 1998 l’incontro tra i due, un vero e proprio colpo di fulmine visto che poco dopo Paolo e Federica si sono fidanzati. Poi il matrimonio e la nascita di due splendide figlie di nome Sofia e Maria Vittoria. Un legame davvero speciale quello tra il padre e i suoi figli come ha raccontato proprio il campione di calcio in occasione di una intervista rilasciata a Famiglia Cristina in cui ha parlato del successo sottolineando di essere rimasto sempre con i piedi ben saldi a terra e di considerare la sua priorità è la famiglia.
Paolo Rossi sui figli e la famiglia: “sono le cose salde, solide che tengono nel tempo”
“Sono sempre stato convinto che il successo fosse una cosa effimera – ha dichiarato Paolo Rossi -. Per carità, ho raggiunto dei risultati importanti, sono stato molto gratificato dal mio lavoro e ho vinto tutto quello che potevo vincere, ma alla fine trovavo sempre molta più soddisfazione nell’uscire con gli amici, nel vivere il rapporto con la famiglia e con mia moglie. Queste sono le cose salde, solide, che tengono nel tempo: questa è la felicità vera. Il successo e la fama sono cose bellissime, che esplodono in modo fragoroso e si spengono altrettanto velocemente. La strada che ti porta alla felicità è un’altra ed è quotidiana”. Parlando poi del lavoro ha precisato: “è una parte importante della vita e fa crescere sotto molto aspetti, ma non può assorbire completamente le persone. Bisognerebbe provare a trovare un equilibro tra vita privata e carriera perché gli affetti sono fondamentali: quando torno a casa e mia figlia mi sorride, o mi racconta un aneddoto divertente, provo una gioia indescrivibile. Da qui, per esempio, la mia scelta di non accettare lavori che mi porterebbero, magari per anni, lontano dai miei cari”.