C’è anche Rocco Hunt, sul palco de L’anno che verrà, il concerto-evento di Rai1 trasmesso come di consueto ogni 31 sera per allietare il passaggio tra un anno e l’altro con i brani che più hanno caratterizzato questo periodo. Il rapper salernitano, in particolare, ha scalato le classifiche con la hit A un passo dalla luna cantata in coppia con Ana Mena, quest’ultima un vero e proprio anello di congiunzione tra lui e l’ambiente di Spagna e Sudamerica. Alla luce del successo ottenuto, Rocco è sicuramente soddisfatto, ma l’obiettivo primario della sua musica rimane sempre in qualche modo quello di valorizzare la lingua napoletana nel genere rap. Notevoli – a tal proposito – anche i numeri di Sultant’ a mia, il singolo pubblicato a giugno e il cui video su Youtube conta oggi quasi dieci milioni di visualizzazioni.
Rocco Hunt: “Cantare in dialetto è diventato cool”
Il fenomeno, Rocco Hunt, lui se lo spiega così: “La lingua napoletana in questo momento è diventata nazionale, in questo momento il mio brano, che è tutto in napoletano, è primo nelle tendenze di Youtube quindi significa che il genere non è più circoscritto al territorio del sud, alla campagna, a Napoli o a Salerno, ma è un fenomeno che grazie a Gomorra, a Liberato, grazie alle mie esperienze passate, di quando portai a Sanremo un brano tutto in napoletano, siamo arrivati a sdoganare. In questo momento il dialetto è diventato quasi cool”. Nella stessa intervista all’Agi rilasciata a giugno, Rocco ha dichiarato di non essere affatto preoccupato che il rap si trasformi in ‘pop’: “Ognuno fa quello che gli pare, c’è chi porta il suo sound verso il pop per abbracciare più persone ma c’è anche chi mantiene la propria linea rap, ce ne sono tantissime che comunque fanno ancora rap. Adesso la scena rap è un calderone pieno di energia, pieno di belle cose, oggi grazie ai social, grazie al marketing digitale, non c’è più bisogno di dover diventare per forza pop o commerciale per avere una fanbase”.
Rocco Hunt ripercorre il suo percorso musicale
In ogni caso, qualunque genere gli venga attribuito, Rocco Hunt non perde mai la sua originalità. E nemmeno pensa di fare uno switch definitivo al pop: “Quando iniziai, che avevo 12 anni, il rap in qualche modo mi ha distratto dalle dinamiche del mio quartiere, le dinamiche che portavano ad intraprendere altri percorsi di vita. Io attraverso il rap mi sono ovattato, mi sono distratto dall’ambiente che mi circondava e ho tirato dritto per la mia strada che dopo qualche anno per fortuna mi ha dato tantissime soddisfazioni, mi ha permesso di costruirmi una famiglia, di poter crescere un figlio attraverso questa passione, di poter togliere delle soddisfazioni anche ai miei genitori, di poter aiutare la mia famiglia. Io credo che il rap sia una forma di espressione molto molto potente e allo stesso tempo per me indica la rivalsa sociale”.