Il protocollo elaborato dalle associazioni degli impiantisti, in collaborazione con i tavoli tecnici regionali, non va bene: il 7 gennaio seggiovie, cabinovie, ovovie e altri “dispositivi di risalita” resteranno fermi. Lo stop è arrivato dal Cts, il Comitato tecnico scientifico nazionale che, nella riunione natalizia, ha di fatto bocciato le linee guida per la ripartenza dei caroselli bianchi. Anche se, per Valeria Ghezzi, la presidente Anef, le associazioni dei gestori degli impianti a fune aderenti a Confindustria, non si tratterebbe né di una bocciatura né di un veto. “A dire il vero – dice – alcune modifiche al protocollo delle Regioni, che risale al 23 novembre, erano prevedibili. La variabile più incerta resta sempre l’andamento del contagio, ma questo non dipende da noi, e sono anche da mettere in conto le conseguenze degli assembramenti prenatalizi. Ma se la curva dovesse scendere, noi saremo pronti”.
Riassumendo: in gennaio (quasi certamente dopo la metà del mese, comunque) si scierà sì, no, forse… solo se si potrà. Ma di sicuro le regole del protocollo non basteranno, perché il Cts ha precisato che lo si potrà fare solo: in regioni in “zona gialla”, con condizioni epidemiologiche favorevoli, con il dimezzamento della portata degli impianti di risalita, e con il contingentamento degli skipass, meglio se prenotati (non solo gli stagionali, ma anche i settimanali, i giornalieri, o i pomeridiani; ma non si sa bene come si potrebbe far con le tessere a punti), finalizzato a ottenere numeri definiti di presenze sulle sciovie. Una missione praticamente impossibile, quest’ultima, visto che esistono i passaggi obbligati agli ingressi ma sicuramente non alle uscite. Come si potrà sapere quanto affollate saranno le piste?
“Una parte rilevante dei mezzi di risalita nei comprensori sciistici (in particolare cabinovie e funivie) presentano caratteristiche strutturali e di carico tali da poter essere assimilati in tutto e per tutto ai mezzi utilizzati per il trasporto pubblico locale (autobus, filobus, tram e metropolitane), rappresentando pertanto un contesto a rischio di aggregazione medio-alto, con possibilità di rischio alto nelle ore di punta in base alla classificazione del livello di rischio di contagio da SARS-CoV-2 – ha sostenuto il Cts -. Deve pertanto prevedersi un’efficace riorganizzazione del sistema degli impianti di risalita da affiancare a misure di prevenzione e protezione collettive e individuali che necessitano, comunque, della collaborazione attiva degli utenti che dovranno continuare a mettere in pratica i comportamenti previsti per il contrasto alla diffusione dell’epidemia”.
Una revisione del protocollo delle Regioni, quindi, è indispensabile: una riunione è già fissata entro questa settimana. Ma le perplessità degli operatori aumentano. Oltre al difficile conteggio delle presenze sulle sciovie, anche sul dimezzamento delle capienze gli impiantisti avevano già alzato bandiera bianca: così la ripartenza non sarebbe più conveniente, con le spese che supererebbero abbondantemente i ricavi. Per non dire poi dell’impossibilità di dare il via alla stagione solo dopo la fine di gennaio: a quel punto sarebbe meno dannoso non aprire del tutto.