Che impatto ha avuto la Covid-19 sui pazienti che sono sottoposti alle terapie anticancro? Una risposta arriva dallo studio del Cipomo, il Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri. I risultati, pubblicati su “Jama Oncology”, sono «rassicuranti». Dei quasi 60mila pazienti che hanno ricevuto un trattamento antitumorali tra gennaio e aprile, quindi nella prima fase della pandemia in Italia, solo 406 hanno sviluppato una infezione da coronavirus. Pertanto, il tasso di infezione è rimasto al di sotto dell’1% anche nelle aree geografiche che sono state pesantemente coinvolte dall’emergenza. Lo studio, che ha coinvolto 118 strutture italiane di Oncologia medica, è la «più grande indagine sull’incidenza» dell’infezione da Sars-CoV-2 nei pazienti con cancro. Inoltre, è la prima che si è concentrata in particolare sui pazienti che ricevono un trattamento antitumorali. Gli autori dello studio ipotizzano che i dati riflettano «le misure di riorganizzazione attuate nelle unità di Oncologia medica in Italia all’inizio di questa epidemia di concerto con le disposizioni delle autorità sanitarie regionali e centrali».
COVID, INCIDENZA SOTTO 1% PAZIENTI ONCOLOGICI
I dati emersi dalla ricerca di Cipomo devono, dunque, essere analizzati con cautela. Gli esperti, infatti, precisano che non è stato uno studio di screening, quindi non era possibile identificare eventuali soggetti asintomatici e senza un contatto noto con un caso positivo. L’età media dei pazienti contagiati è stata di 68 anni. La maggior parte asintomatici (83%) e 314 di loro (77%) hanno avuto bisogno di un ricovero in ospedale. La diagnosi più comune tra i malati di Covid era tumore polmonare (22%), mentre la chemioterapia era il trattamento antitumorali più adottato (62%). Attualmente si sta valutando l’impatto dei diversi tipi di tumore e delle diverse categorie di trattamento sull’incidenza per capire se specifici tipi di tumore o trattamenti si associano ad un maggior rischio di infezione. A tal proposito, Carlo Aschele, coordinatore dello studio e primo autore della pubblicazione, ha spiegato, come riportato dall’AdnKronos, che «è inoltre in fase di analisi anche l’impatto del tipo di tumore, dello stadio di malattia e del tipo di trattamento sul decorso e sull’esito dell’infezione tra i pazienti colpi».
VACCINO COVID, “PRIORITÀ ANCHE A PAZIENTI ONCOLOGICI”
La bassa probabilità di infezione da coronavirus tra i soggetti trattati presso i Day hospital oncologici italiani spinge gli oncologi a continuare la maggior parte dei trattamenti oncologici. «I benefici ottenibili sopravanzano il rischio di infezione, suggerendo di non posticipare routinariamente i trattamenti antitumorali anche durante le attuali fasi di persistente circolazione del virus». Ma l’oncologo Paolo Ascierto chiede che venga data priorità per i vaccini anti Covid anche ai pazienti oncologici, perché «alcuni dati dimostrano che questi pazienti sono esposti a un maggior rischio di contrarre l’infezione Covid-19». La richiesta è stata formalizzata dal Foce (Confederazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi) e inviata al premier Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza. «Si tratta di circa 11 milioni di pazienti affetti da patologie oncologiche, cardiache ed ematologiche», ha aggiunto Ascierto, come riportato da Sanità Informazione. Riguardo eventuali controindicazioni, l’oncologo ha concluso: «Al momento non ci sono controindicazioni riconosciute per i pazienti oncologici e anzi, considerati i rischi associati ad una possibile infezione da Covid-19, questi pazienti dovrebbero essere tra i primi a vaccinarsi».