L’operetta, genere ormai poco rappresentato in Italia (nonostante sia musica di alta classe) si addice alla notte di Capodanno. A Vienna (dove ci sono ben cinque teatri musicali), alla Staatsoper, grande tempio della musica classica, l’operetta entra una volta l’anno: la sera del 31 dicembre, quando viene messo in scena Die Fledermaus (Il pipistrello),di Johann Strauss figlio. Quest’anno, al Filarmonico di Verona, il concerto di fine anno è quasi interamente dedicato all’operetta. Dirige Steven Mercurio, che aveva guidato l’orchestra areniana in trasferta a Monaco nel maggio 2019 nel prestigioso concerto “Amore & Amicizia”. Tornano ad esibirsi al Filarmonico i baritoni Luca Salsi e Simone Piazzola, veri beniamini areniani, a fianco del soprano Enkeleda Kamani e del tenore Enea Scala. Tra i brani, oltre ad alcune pagine da opere liriche (di Verdi, Giordano e Puccini), arriva Die Fledermaus del quale viene proposta l’ouverture, ricca di verve ritmica – un gioco caleidoscopico condotto attraverso le invenzioni melodice tipiche dell’operetta – insieme all’aria Marchese mio, eseguita da Enkeleda Kamani. Sempre di Johann Strauss è proposto il Valzer dell’Imperatore (Kaiser-Walzer), espressione della maturità artistica del compositore, una sorta di poema sinfonico dedicato all’imperatore Francesco Giuseppe. Dein ist mein ganzes Herz (conosciuta in italiano con il titolo Tu che m’hai preso il cuor) è una romanza tratta dall’operetta Das Land des Lächelns (Il paese del sorriso) musicata dal compositore austriaco di origine ungherese Franz Lehár su libretto di Ludwig Herzer e Fritz Löhner-Beda, ed eseguita per la prima volta al Metropol-Theater di Berlino il 10 ottobre 1929, a Verona interpretata dal tenore Enea Scala. Lehár è famoso proprio per la ricca produzione di operette; la più nota, senz’altro, è Die lustige Witwe (La vedova allegra), rappresentata l’ultima volta al Filarmonico tre anni fa proprio in occasione delle festività natalizie. L’operetta, tra sfarzi, can-can, gag divertenti e intrighi amorosi nell’ambientazione scintillante della Belle époque parigina, è certamente un invito alla leggerezza e alla spensieratezza. Il primo brano proposto è l’Aria di Vilja del secondo atto, con la giovane Enkeleda Kamani che darà voce ad Hanna Glawari, impegnata poi insieme al Coro nel Can-can delle grisettes, per concludere con l’appassionato duetto d’amore Tace il labbro tra Hanna (Enkeleda Kamani) e Danilo (Enea Scala).
Del compositore toscano Giuseppe Pietri è proposta l’aria Io conosco un giardino, tratta della sua più nota operetta Maristella (1934); Enea Scala darà voce a Giovanni, innamorato di Maristella, che verrà salvato proprio grazie al sacrificio della giovane che per risparmiargli la vita prenderà i voti. Dopo Unter Donner und Blitz, sempre di Johann Strauss figlio, verrà proposta la romanza di Leandro No puede ser da La tabernera del puerto dello spagnolo Pablo Sorozábal, uno dei più celebri compositori di zarzuela, interpretata dal tenore Enea Scala. In chiusura risuoneranno le note del valzer Sul bel Danubio blu (An der schönen Blauen Donau), forse il più celebre dei valzer di Strauss e uno dei più conosciuti di sempre. Composto per i festeggiamenti del Carnevale del 1867, è un augurio ad accogliere il nuovo anno con gioia anche di fronte alle avversità, messaggio quanto mai attuale in questo delicato momento storico.
Nel programma è presente quasi esclusivamente un filone d’operetta: quello austriaco, popolarissimo naturalmente in quello che un tempo fu il Lombardo Veneto. Il vostro “chroniqueur” è appassionato di un altro filone – quello francese – meno grandioso e che ha maggiormente influito sull’operetta italiana. Sino a una decina di anni fa, nel periodo tra il Natale e l’Epifania veniva rappresentato regolarmente al Teatro Ghione di Roma. Ora si può vedere, in periodo di Carnevale non di Fine-Inizio anno, a Venezia dove ha sede la Fondazione Bru-Zane, Centre de musique romantique française è la riscoperta e la diffusione a livello internazionale del patrimonio musicale francese (1780-1920). Negli ultimi anni si sono viste ed ascoltate godibilissime operette francesi o nella sala della musica del Palazzetto che ospita la fondazione od in teatri veneziani.
E’ uscito proprio in questi giorni un utilissimo volume di Elena Oliva (università di Firenze) su L’Operetta Parigina a Milano, Firenze e Napoli (1860-1890): esordi, sistema produttivo e ricezione (Lucca, Libreria Musicale Italiana 2020, €25) che uno studio utilissimo per afferrare come l’operetta francese, più di quella austriaca, abbia inciso sullo sviluppo di quella italiana, il cui periodo di maggior gloria fu a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento. Lo stesso Giacomo Puccini quando compose la sua unica operetta La Rondine, per quanto su commissione di un teatro di Vienna (ma, a ragione della prima guerra mondiale, debuttò a Montecarlo), guardò con grande interessa all’operetta francese Il libro di Elena Oliva (320 pagine corredate da una bibliografia analitica) scava in profondità nell’esperienza «italiana» dell’operetta francese, nel favore di pubblico e di impresari. E’ una lettura utilissima per tutti coloro che amano il genere.