C’è anche Marisa Laurito, tra gli ospiti della seconda puntata di Affari Tuoi (Viva gli sposi!), il game show condotto da Carlo Conti in onda ogni sabato in prima serata su Rai1. Per l’attrice e conduttrice partenopea, questo è un periodo particolarmente roseo, se non altro dal punto di vista lavorativo. Certo, i tempi del teatro e della compagnia di Eduardo sono ormai lontani, ma la televisione le sta offrendo un’ottima seconda opportunità. Del periodo dei suoi esordi e delle persone che l’hanno accompagnata in questo percorso, Marisa parla ancora con grande affetto. In primis, tra queste, c’è proprio Eduardo: il grande attore e autore suo conterraneo la scelse dopo un provino incentrato sul monologo finale di Donna Concetta in Non ti pago, un’interpretazione abbastanza impegnativa.
Andò più o meno così: “Lui mi ascolta attento e, alla fine, mi dice: ‘Seguitemi in camerino’. Pensai che volesse dirmi in disparte che ero stata una schifezza […]. All’epoca non sapevo che Eduardo non era attento a certe delicate sottigliezze. E invece, il Direttore, così veniva chiamato, prende in mano il copione della commedia Le bugie con le gambe lunghe, comincia a cambiare tutte le parole con la ‘erre’, sostituendole con altre senza, perché io ho la erre moscia. E nello scegliere le parole, mi chiedeva pure consiglio! Ero imbambolata, non avevo nemmeno capito che mi stava già coinvolgendo in quello che sarebbe stato, poi, lo spettacolo in programma”.
Marisa Laurito si racconta:”70 anni? ho ancora un po’ di tempo per realizzare qualcos’altro”
Nella stessa intervista rilasciata a ottobre al Corriere della Sera, Marisa Laurito parla a lungo dei primi anni della sua vita artistica, con particolare riferimento ai suoi genitori e alla loro reazione quando fu costretta a parlargliene: “La nostra famiglia è sprofondata nel buio più profondo”, scherza, spiegando poi che suo padre era un uomo molto severo, un patriarca d’altri tempi, che per lei desiderava un futuro normale, con un matrimonio e tanti bambini. Lei, invece, decise di seguire la sua reale vocazione, e tanto papà Nino quanto mamma Tina dovettero farsene una ragione. Quest’ultima, nello specifico, la prese forse leggermente meglio. Lei “era una creativa, aveva studiato pianoforte al conservatorio, e poi dipingeva, disegnava abiti… la vena artistica l’ho ereditata da lei. Anche papà, alla fine, accettò il mio lavoro teatrale, ne era orgoglioso, però una volta mi chiese: ‘Non sei ancora stanca di fare questa vita da zingara?’. Ma io ho cominciato la mia carriera, sia pure facendo piccole parti, dalla porta principale con Eduardo, un maestro di scena e di vita, a cominciare da una disciplina inflessibile”. Tornando al presente, Marisa sostiene di sentirsi ancora in parte incompiuta. D’altronde – dice – in Italia si diventa importanti intorno ai 70 anni, “quindi sì, ho ancora un po’ di tempo per realizzare qualcos’altro”.