Mezza Italia politica, tra un panettone e un pandoro, ha sottovalutato l’ennesimo “penultimatum” del leader di Italia Viva Matteo Renzi contro il governo di Giuseppe Conte. All’esecutivo e all’opposizione non credono o non vogliono credere che stavolta Renzi fa sul serio e che siamo davvero a una svolta. È un errore, perché il Conte 2 di fatto è già caduto. Proprio perché ancora non si sa cosa verrà dopo, occorrerebbe prepararsi.
Renzi ha spesso dimostrato di avere intuito politico per le tendenze di fondo della politica. Quando faceva il “rottamatore” cavalcava la voglia di cambiamento radicale che sarebbe stata abbracciata anche dal M5s. Quando chiedeva la riforma costituzionale, capiva il bisogno di trasformazione necessario alla Costituzione. Brigando per far sorgere il governo giallo-rosso attuale, seguiva le spinte di tanti che volevano Salvini all’opposizione.
Oggi Renzi coglie due cose: la prima è che la mancanza di piani sul Recovery Plan sta mandando in fibrillazione l’economia italiana. La seconda è che la mancanza di delega sui servizi di Conte sta portando a un cortocircuito istituzionale. Inoltre sa che Usa e Ue non hanno interlocutori veri al governo e lui si candida ad esserlo. Infine vede che sulla distribuzione dei vaccini si va pericolosamente troppo piano, segno tangibile della disorganizzazione imperante nel paese.
Inoltre, Renzi capisce che in questa situazione ha tutto da vincere e nulla da perdere. Il suo partito è al 2%. Se continua a vivacchiare arriva a fine legislatura e sparisce. Se invece impone la sua linea, diventa nei fatti il partito dominante nella maggioranza oppure va alle elezioni con una piattaforma vera. In questo caso potrebbe portare via voti e legittimità al Pd.
Dunque in questo che è un vero ultimatum, ha tutto da guadagnare e nulla da perdere. Se Conte accetta le proposte di Renzi, deve anche accettare il suo piano per il Recovery Plan e soprattutto deve cedere la delega ai servizi, cosa che potrebbe risolvere un problema istituzionale, ma scoprire un fianco al premier.
Secondo quanto scrive Verderami sul Corriere Renzi non ha avuto veti da Mattarella, anzi. Se è così, in queste condizioni il Conte 2 è già finito. Cosa verrà dopo però non è chiaro.
Il punto è che Renzi, come ha una storia gloriosa nel trovare i punti di crisi e sfruttarli, ha una storia ingloriosa nel costruire una volta aperte le crisi. Un esempio per tutti il referendum costituzionale: se non se lo fosse intestato e avesse fatto un passo indietro, oggi probabilmente il referendum sarebbe passato e lui sarebbe un padre della patria.
Questo significa, come dimostra la forza della figura di Mario Draghi, che per essere in prima linea bisogna spesso fare un passo indietro. Inoltre Renzi ha tradito le promesse troppe volte, svalutando una grande moneta della politica, l’affidabilità della parola.
Quindi se sulla pars destruens non ci sono dubbi, la pars costruens è invece ancora molto incerta. Mao Zedong nel 1949 aveva conquistato il potere imponendo con enorme fatica una linea diversa ed eterodossa nel paese e nel suo stesso partito. Aveva vinto contro ogni aspettativa. Ma mentre era stato straordinario nella conquista del potere, fu un disastro nel gestirlo e in 30 anni di governo provocò più danni che nella guerra civile e in quella precedente con il Giappone. Se nel 1949 si fosse messo da parte, oggi sarebbe un monumento della storia mondiale.
C’è qui anche una morale per Renzi? Di certo c’è un fatto. Renzi ha la forza di far cadere Conte, ma non ha la forza oggettiva di costruire qualcosa dopo Conte. Pertanto non è chiaro come si uscirà da questa crisi.
Conte, uomo della sopravvivenza a ogni costo, pronto a ogni giravolta, magari potrebbe accettare le condizioni di Renzi e diventare la sua ombra. Oppure si potrebbe andare alle elezioni; oppure ancora potrebbe comporsi una maggioranza con una “chimica” diversa, che escludesse magari in tutto o in parte i M5s, coloro che dovevano essere il cambiamento positivo del sistema e ne sono stati invece forse lo psicodramma confusionario. Così il 2021, come porterà via il virus, potrebbe portare equilibri politici diversi, anche se non si sa quali.