Sta per delinearsi un nuovo “calendario” per i prossimi giorni fino almeno al varo del nuovo Dpcm dal 15 gennaio: nella possibile imminente ordinanza del Ministero della Salute, l’Italia dovrebbe rimanere “gialla” il 7 e 8 gennaio, il 9-10 colorarsi di “arancione” e dal 11 gennaio fino al 15 le nuove fasce di colore attribuite dopo il monitoraggio in arrivo entro venerdì 8 gennaio. Il Cts in serata dovrà valutare l’ipotesi emersa dalla riunione di Governo di bloccare gli spostamenti tra le Regioni ancora tra il 7 e il 15 gennaio (zona gialla “rafforzata”) e di mettere tutta Italia in zona arancione nel weekend del 9 e 10 gennaio: le tante ipotesi uscite in queste ore sono tutte sul tavolo ma nessuna al momento sembra aver trovato una piena quadra nella maggioranza, già alle prese con la semi-crisi sul fronte politico.
Sul fronte scuola, il Premier Conte ha ribadito la necessità di riaprire almeno al 50% in presenza già dal prossimo 7 gennaio mentre è quasi certa la modifica dei criteri su Rt e altri 20 parametri Cts per valutare l’ingresso di una regione in zona gialla, arancione o rossa. Da ultimo, spiegano fonti di Governo all’Ansa, si dovrebbe mantenere lo schema del massimo 2 invitati per casa fino almeno al 15 gennaio prossimo (fermo restando fuori dal calcolo i minori di anni 14). Nel tardo pomeriggio il Governatore della Liguria Giovanni Toti fa sapere che tutte le Regioni «sono state allertate per incontro con il Governo già questa sera alle 21.30».
ITALIA IN ZONA ARANCIONE IL 9 E 10 GENNAIO
È terminato il vertice tra Conte e i capidelegazione e la road map verso le nuove misure post-Epifania si fa sempre più stretta: alle 19 si riunisce il Comitato Tecnico Scientifico con il Ministro Speranza mentre già in serata potrebbe tenersi la Conferenza Stato-Regioni alla presenza del Presidente del Consiglio. Secondo le ultime anticipazioni del Corriere, sul tavolo del Governo sarebbe emersa la possibilità di una “ordinanza ponte” che aggiunga regole stringenti tra il 10 e il 15 gennaio in tutto il Paese oltre alle permanenti misure delle tre fasce (gialla, arancione e rossa).
Per cominciare, il 9 e il 10 gennaio – il prossimo weekend – l’Italia potrebbe entrare in zona arancione totale, con chiusi bar-ristoranti-locali e impossibilità di uscire dal proprio Comune: si tratta ora con Regioni e Cts ma non sarà facile vista la permanente tensione interna al Governo con Italia Viva tutt’altro che incline ad accettare le nuove disposizioni proposte dal Ministro della Salute Roberto Speranza. Dopo il 10 il Governo potrebbe attuare una nuova ordinanza oppure anticipare il Dpcm, con diverse opzioni ancora sul tavolo della maggioranza: si va dalla conferma di zone rosse solo nei weekend fino alla modifica dei parametri di valutazione per le Regioni. «Con l’Rt a 1 scatterà la zona rossa, con 1,25 si andrà in arancione. Tra le proposte che saranno esaminate con i governatori c’è il coprifuoco alle 20», riportano le fonti governative al Corriere della Sera. La terza ondata sarebbe alle porte, come rivelato anche dai calcoli del fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento: «l’Rt è a 0,99 ma l’individuazione delle zone rosse, gialle e arancioni parte dal valore dell’indice Rt, ma non considera il grado di sviluppo dell’epidemia sul territorio», conferma lo scienziato all’Ansa.
ITALIA VIVA ATTACCA CONTE AL VERTICE DI GOVERNO
Non sono mancate le “scintille” nel vertice di Governo – tutt’ora in corso – sulle possibili misure restrittive dal 7-8 gennaio in poi: secondo le “soffiate” di Palazzo Chigi al Corriere della Sera, la possibilità di un nuovo Dpcm in vigore dal 8 gennaio si fa concreta, con la possibile ordinanza “ponte” che invece conduca le regole del precedente Dpcm in scadenza verso le “nuove” dal 15 gennaio in poi.
Sembra questa la scelta da opzionare per il Governo, che non trova però la quadra per le forti liti avvenute al suo interno proprio sull’organizzazione sanitaria e normativa del mese di gennaio: «Sembra scontato il varo di regole che anche nelle regioni gialle faranno scattare i divieti delle aree arancioni o rosse», spiegano Sarzanini e Guerzoni sul CorSera, citando però la forte opposizione di Teresa Bellanova (Ministra Agricoltura e capodelegazione di Italia Viva) durante la riunione di Palazzo Chigi, «l’insufficienza del sistema sanitario, poca chiarezza sul piano vaccinale e mancanza di certezze per i cittadini». I renziani alzano le barricate e chiedono Conte di uscire dallo “stallo” in cui vive ancora il Governo: «Il patto con le categorie penalizzate a Natale va mantenuto e il DL per i ristori va fatto subito. Sappiamo perfettamente che la ristorazione è stato uno dei settori più esposti e colpiti. I ristori vanno quantificati e garantiti nel prossimo DL. E vanno decisi ristori adeguati per il sistema agroalimentare, su cui ricadono le misure di chiusure e limitazioni del canale ristorazione», avrebbe detto la Ministra dell’Agricoltura, aggiungendo «Ancora una volta di più oggi verifichiamo l’insufficienza del sistema sanitario, sancita dalla necessità di far scattare le Regioni arancioni o rosse con soglie di Rt più basse di quanto indicato in precedenza per evitare ulteriori criticità».
VERTICE GOVERNO SU NUOVO DPCM
Dal 7 gennaio l’Italia tornerà in zona gialla, compreso l’Abruzzo, mandando così in “soffitta” le regole sul lockdown del Decreto Natale: ma per Cts e parte del Governo il rischio è ancora troppo alto e così già in mattinata il Premier Conte ha incontrato in capidelegazione della maggioranza per mettere a punto una nuova strategia da attuare subito, prima del 7 gennaio. In termini normativi, il Dpcm sulle “tre fasce di colore” (varato ad inizio dicembre) ha valenza fino al prossimo 15 gennaio ma per l’ala più “rigorista” della maggioranza occorre dare un ulteriore giro di vite per evitare assembramenti e recrudescenza del Covid-19: e così nella riunione in corso a Palazzo Chigi tra Conte, Speranza, Boccia, Cts (Miozzo, Brusaferro e Locatelli) e capidelegazione (Bonafede M5s, Bellanova Iv e Franceschini Pd) si studiano le mosse da prendere in vista del nuovo monitoraggio di fine settimana.
Sul tavolo ovviamente anche il tema dirimente della scuola, con una quadra che ancora manca a soli 4 giorni dalla riapertura in teoria al 50% in presenza anche per le superiori: Governatori e scienziati Cts spingono perché il Governo rinvii l’inizio in presenza e tenga ancora per gennaio la didattica a distanza per gli studenti più grandi, ma Azzolina e Conte fanno “quadrato” e puntano a confermare quanto già contenuto nell’ultimo Dpcm.
LE 2 IPOTESI DEL GOVERNO
Nel frattempo dalle fonti di Governo giunte a Repubblica e Ansa, le ipotesi principali di “novità” nel possibile nuovo Dpcm in arrivo prima del 7 gennaio sarebbero due: da un lato la “rivisitazione” dei parametri per fissare una regione in zona gialla, arancione o rossa; dall’altro, i possibili divieti nazionali che ritornerebbero, magari nei weekend, sulla scia dei provvedimenti presi tra Natale e Capodanno. Allo studio del Governo, per la prima “ipotesi” vi sarebbero dunque nuovi criteri per l’Rt che permettano di decretare con numeri anche meno “emergenziali” le zone arancioni e rosse regionali. Per questa “soluzione”, Boccia-Speranza-Franceschini propongono una “ordinanza-ponte” fino al 15 gennaio per la modifica del meccanismo Rt incrociati all’aumento dei contagi regionali; se non venisse accettata tale ipotesi, allora diritti via verso un nuovo Dpcm che anticipi la scadenza del precedente.
La seconda “ipotesi” invece vede un nuovo lockdown nazionale da porre nei fine settimana sull’intero territorio italiano: chiusura dunque di bar. ristoranti, negozi, centri commerciali e divieto di uscire di casa (e di Comune e Regione, ovviamente) senza l’autocertificazione per motivi di comprovata necessità. Al momento a rischio zona arancione – con i dati attuali – finirebbero Calabria, Liguria e Veneto e rischiano anche Lombardia, Basilicata e Puglia, ma tutto potrebbe cambiare nei prossimi giorni con gli interventi del Governo: il tutto nel pieno di una campagna vaccinale tutt’altro che “rapida” e veloce e, soprattutto, alla vigilia di una crisi di Governo che potrebbe sconvolgere ancora ulteriormente le decisioni sul fronte emergenza Covid.