Non uccidiamo Lisa Montgomery

Negli Usa il 12 gennaio sarà praticata l'iniezione letale a Lisa Montgomery. Ma la democrazia si salva solo rispettando la dignità delle persone

Tre giorni fa, il primo dell’anno, il Kazakhstan ha definitivamente abolito la pena di morte. Fra otto giorni, il 12 gennaio, negli Stati Uniti d’America verrà invece praticata l’iniezione letale a Lisa Montgomery, unica donna attualmente detenuta nel braccio della morte e, salvo colpi di scena, prima donna a subire in un carcere federale l’esecuzione capitale, dopo quasi 68 anni dall’ultima, avvenuta nel 1953, in una camera a gas del Missouri. La donna commise nel 2004, quando aveva 36 anni, un delitto efferato e quasi incredibile: strangolò una ventitreenne incinta e vicina al parto, le tagliò l’addome e ne estrasse il nascituro, una bambina, che rapì e portò con sé cercando di fare credere che fosse la sua. Lisa aveva ereditato disturbi mentali dai genitori, ma la tesi dell’infermità prima accettata è stata respinta da tre giudici all’ultimo momento. È comunque appurato che essa subì da bambina traumi pazzeschi: traffico sessuale gestito dalla madre alcolizzata e malata di mente e stupri di gruppo da parte di adulti.

Senza entrare nel merito della vicenda processuale, viene da osservare che gli Stati Uniti esibiscono ancora oggi una curiosa contraddizione. Da un lato sono uno dei due ceppi della democrazia moderna; il ceppo migliore, se è vero come è vero il giudizio di Alexis De Tocqueville, espresso nella sua fondamentale opera La democrazia in America, secondo cui la rivoluzione francese (l’altro ceppo) e quella americana sono affatto differenti perché da quella francese-giacobina scaturirono violenza e terrore, mentre da quella americana libertà. Infatti la democrazia americana non si risolse nella volontà generale, ma implicò il riconoscimento di soggettività sociali autonome e limitatrici del potere politico. L’origine di tutto questo è il senso della dignità insopprimibile della persona umana, portato fondamentale del cristianesimo nella cultura occidentale, originariamente censurato dai padri fondatori francesi e invece operativamente riconosciuto dagli omologhi americani.

Ma c’è l’altro lato: gli Stati Uniti sono oggi l’unico paese democratico-occidentale in cui vige la pena di morte. Visualizzati sul mappamondo, i paesi con la pena di morte formano una fascia che parte dagli Usa e arriva al Giappone passando attraverso Africa settentrionale/orientale, Medio Oriente arabo/islamico, Pakistan, India, Cina. Dove le democrazie, a dir poco, scarseggiano.

Oggi l’Occidente assiste contemporaneamente alla crisi del suo ruolo nel mondo e a una certa crisi della democrazia nei Paesi che ne fanno parte. Il suo ruolo nel mondo, dopo la sconfitta delle pretese dei Bush di nuovo ordine globale e dei Clinton di esportazione della democrazia a mezzo destabilizzazioni, si è ridotto all’economicismo da scontro alla Trump che ha provocato fratture anche con l’Europa. La crisi delle democrazie, per fortuna non ancora inarrestabile, è principalmente dovuta al fatto che il liberismo economico globale ha travolto i diritti sociali e i partiti si sono più o meno adeguati riducendosi a macchine elettorali tese all’automantenimento mediante cattura del consenso.

È auspicabile che l’Occidente – Europa, Stati Uniti, America Latina – recuperi il senso della democrazia e dei diritti sociali, che in ultima istanza si basano sul riconoscimento della dignità insopprimibile della persona umana. Anche del reo. Specie oggi che i mezzi detentivi e di protezione del bene comune sono evoluti al punto da rendere inutile – ingiusta – l’uccisione del reo. Un piccolo ma non irrilevante segno di questo orientamento, ora che inizia a Washington una nuova presidenza, sarebbe lasciare in vita Lisa Montgomery. Non è una terrorista pentita. Non è una dissidente politica. Non è un’attivista umanitaria. Solo un povero essere umano che ha subito e compiuto nefandezze.

E lavorare per abolire la pena di morte. Come suprema e chiara affermazione che, anche nel reo più fetente, il disprezzo per la colpa non può essere disgiunto dall’amore per la creatura umana che l’ha commessa (Sant’Agostino, e poi su su fino a Giovani Paolo II e Francesco).

Ridotta a tecnica per la selezione della classe politica, la democrazia rischia di scoppiare. Non la si salva con artifizi procedurali. Occorre ripescare l’origine: l’affermazione dell’uomo in quanto è. Con tutte le sue conseguenze. Ogni altra via sarebbe illusoria. Per questo non uccidiamo Lisa Montgomery.

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