Il Governo, i Governatori e il Cts paiono tutti concordi: le riaperture sono a rischio e per questo sono pronte nuove serrate e nuove edizioni di zone arancioni rafforzate. In questi giorni prendono spazio titoli quali: “Cartelle e avvisi, pronti a partire oltre 50 milioni di atti sospesi”. Sul tema né il Decreto milleproroghe, né la Legge di bilancio hanno previsto ulteriori stop alle notifiche. Il 2021 si apre, dunque, con minacce, facili da prevedere, di tempesta non limitate alle sole condizioni meteo.
L’Agenzia delle Entrate e i Comuni, in assenza di indicazioni contrarie, riaccenderanno i motori della riscossione coattiva. Con il riavvio delle macchine ripartiranno i pignoramenti dei conti correnti e i blocchi delle compensazioni dei crediti d’imposta per i contribuenti che hanno debiti verso l’erario o verso gli Istituti di previdenza. La sensazione che prende piede è che la tempesta che si sta formando non possa essere confinata solo nell’ambito di un tema economico, ma rischia di assumere, in piena crisi sanitaria da Coronavirus e con i negozi ed i pubblici esercizi chiusi, i caratteri di un problema di ordine pubblico.
Le opposizioni hanno fatto notare al Governo che la ripresa dell’attività di accertamento e di riscossione rappresenta un vero e proprio shock per il sistema produttivo già provato dalla crisi economica indotta dalle misure anti-Covid e dalle prossime zone rosse. Il Governo fa trapelare che sta studiando nuovi interventi. Si ha notizia di una possibile nuova edizione della rottamazione delle cartelle con cui si chiederà ai contribuenti di saldare i propri debiti con fisco, comuni ed enti di previdenza senza pagare sanzioni e interessi, ma anche della possibile previsione di una rateizzazione molto più ampia di quella attuale. Inaccettabile, invece, è la proposta di allungare i termini di accertamento fortemente contrastata dalle associazioni di categoria.
In attesa di una decisione, la ripresa della riscossione coattiva ripartirà come da programma con la notifica dei nuovi atti datati 2021 accompagnata dall’invio degli atti datati 2020 e fino a oggi sospesi. Considerato che spesso alcuni atti sono errati o viziati da interpretazioni che non sempre tengono alla prova di richieste di riesame o di impugnazione proposte dai contribuenti, appare necessario intervenire per evitare ulteriori shock alle finanze delle imprese. Una proposta che ci pare equa e facile da introdurre potrebbe essere quella di sospendere l’esecutorietà degli atti impugnati da parte dei contribuenti almeno fino alla decisione del primo grado giurisdizionale. L’adozione di questo provvedimento darebbe respiro ai contribuenti che ritengono infondate le pretese e concilierebbe tutti gli interessi in gioco: quelli del contribuente, quelli dell’erario e le difficoltà di ripartenza di cui soffre la Giustizia Tributaria.
Altrettanto inaccettabile è mantenere il blocco dei pagamenti dovuti ai fornitori degli enti pubblici subordinato alla verifica della sussistenza della fedeltà fiscale. La regola, nata nel 2016 e rafforzata nel 2018, impone alla Pubblica amministrazione di controllare che i beneficiari dei pagamenti non abbiano pendenze con il fisco, superiori ai 5.000 euro, con l’obiettivo di limitare le liquidazioni alle imprese non in regola con il pagamento di tasse e contributi.
I provvedimenti da adottare devono essere di prospettiva. anche a costo di scontentare una parte del proprio elettorato per qualche punto in più nelle rilevazione dei sondaggi. Sarebbe inaccettabile un provvedimento che sposti la data al prossimo 31 marzo. Quella data è già occupata dai pagamenti sospesi nel 2020.
È il momento, quindi, di dare contenuto alla metafora tanto abusata secondo cui siamo tutti sulla stessa barca non escludendo qualche ripensamento in tema di bonus che si sa già saranno poco efficaci.
A un anno quasi dal primo lockdown diventa sempre più difficile far comprendere a chi oggi non può lavorare e deve rimanere a casa il perché vengono concessi bonus monopattini, bonus idrici e riedizione ampliata del bonus Renzi che gravano sulla fiscalità generale. Altrettanto difficile da comprendere è la battaglia dei buoni pasto rivendicati da chi lavora in modalità smart.
La crisi politica latente di fatto ha condizionato la formazione della Legge di bilancio. Va accelerata la risoluzione della conflittualità politica in atto in modo che l’esecutivo possa dare risposte concrete a chi non può più accettare in silenzio chiusure ed elargizioni in favore di chi solo marginalmente sta subendo gli effetti della crisi.