Dodici senatori repubblicani hanno annunciato che contesteranno il conteggio dei voti del Collegio elettorale quando mercoledì il Congresso di Washington si riunirà in sessione congiunta per la conta formale dei voti. Una mossa che lo stesso leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, ha sconfessato, chiedendo ai suoi di non appoggiarla “per non spaccare il partito”. Intanto il Washington Post ha diffuso un audio di Trump in cui il presidente, sabato scorso, chiedeva al segretario di Stato della Georgia, il repubblicano Brad Raffensperger, di “trovare” abbastanza voti per ribaltare la vittoria di Joe Biden. Un gesto passabile di frode elettorale. Persino un repubblicano convinto come Edward Luttwak, economista e saggista, come ci ha detto in questa intervista, considera tali mosse “vandalismo politico. Il risultato delle elezioni presidenziali è stato dichiarato ufficialmente lo scorso 14 dicembre dallo stesso senatore McConnel: il vincitore è Joe Biden. Tutto il resto, lamentele, proteste, ricorsi, telefonate, sono vandalismo politico”.
I dodici senatori repubblicani che hanno chiesto un nuovo ricorso elettorale sono già stati definiti “ribelli”. Il Partito repubblicano corre il rischio di una spaccatura?
No, nessuna spaccatura. Il 14 dicembre è stato il vero giorno delle elezioni americane.
In che senso?
I voti elettorali sono stati ufficialmente dichiarati quel giorno. Prima di questa data i cosiddetti risultati elettorali erano semplicemente osservazioni giornalistiche, non avevano nessun valore costituzionale. Il 14 dicembre il leader della maggioranza al Senato, il repubblicano Mitch McConnell, ha detto: adesso l’elezione è finita, un candidato è stato eletto e si chiama Joe Biden. Da quel momento tutto quello che è successo non è politica, ma vandalismo della politica.
Cosa intende con questo termine?
È vero che la sconfitta di Donald Trump è stata causata da ingiurie, false accuse, mobilitazioni, ma il risultato è quello che è stato annunciato il 14 dicembre. Tutto il resto non conta. Il senatore McConnell, come tutte le persone serie della politica americana, ha riconosciuto il risultato definitivo, punto e basta. Tutto il resto non ha alcun significato.
E la telefonata di Trump al segretario di Stato della Georgia in cui ha chiesto di assegnare dei voti in più al Partito repubblicano?
Né le proteste, né le lamentele, né le telefonate hanno alcun valore. Sono solo puro vandalismo politico.
Ma alcuni repubblicani, sebbene una piccola fazione, seguono ancora la linea di Trump, contestano il risultato ufficiale. Questo cosa comporta per il partito?
Il Partito repubblicano dimenticherà Trump molto presto.
Ci sono uomini al momento in grado di assumerne la leadership?
Al momento ancora no, ci sono quattro anni di tempo. Penso, ad esempio, a una persona come il senatore della Florida, Marco Rubio. Ci sono diverse persone dotate di esperienza, capacità e intelligenza per diventare validi candidati alla presidenza.
Biden invece? Avrà i numeri al Congresso per governare?
Non li avrà al Senato, dove ci sono già 50 senatori repubblicani e ha una piccolissima maggioranza alla Camera. In questo modo sarà più facile per lui dire agli estremisti del suo partito di starsene zitti.
Ma riuscirà a governare?
Governerà con moltissimi voti repubblicani perché farà proposte accettabili a entrambe le parti.
Sarà un presidente bipartisan, insomma?
Potrà esserlo, la situazione parlamentare lo obbligherà a essere tale.
(Paolo Vites)