Dopo 6 anni di attesa, nel cuore della notte tra il 4 e il 5 gennaio 2021, la Sogin (società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari), ha pubblicato la lista delle 67 aree ritenute idonee per ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Una costruzione che nessuno vuole, vorrebbe e vorrà, come si evince dal fatto che da anni paghiamo Gran Bretagna e Francia per occuparsi dello smaltimento delle nostre scorie nucleari. Entro il 2025, però, questo Deposito nazionale di rifiuti nucleari, chiamato ad ospitare inizialmente 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità e, in un secondo momento, anche 17 mila metri cubi ad alta attività (per un massimo di 50 anni), da qualche parte dovrà sorgere: pena pesanti sanzioni per l’Italia. Il via libero del ministero dello Sviluppo economico e di quello Ambientale ha fatto ripartire l’iter per la consultazione pubblica: la pubblicazione delle zone idonee ad ospitare il Deposito nazionale nucleare rappresenta il primo passo di un lungo percorso che porterà a scegliere una delle 67 aree indicate.
DEPOSITO NAZIONALE RIFIUTI RADIOATTIVI: SCELTE LE 67 AREE IDONEE
Le Regioni interessate dalla possibilità di ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani sono suddivise in 8 grandi aree. Per il Piemonte i siti potenzialmente idonei sono 8 zone tra le province di Torino e Alessandria (Comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo e così via); per Toscana-Lazio 24 zone tra le province di Siena, Grosseto e Viterbo (Comuni di Pienza, Campagnatico, Ischia e Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano); per Basilicata-Puglia 17 zone tra le province di Potenza, Matera, Bari, Taranto (comuni di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso); per la Sardegna l4 aree tra le zone in provincia di Oristano (Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei e altri); e infine per la Sicilia 4 aree nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta (Comuni di Trapani, Calatafimi, Segesta, Castellana, Petralia, Butera). Le 67 zone soddisfano 25 criteri stabiliti cinque anni fa e riportati nella CNAPI. Ma la questione è prima di tutto politica: c’è da scommettere che le aree interessate alzeranno le barricate all’idea di ospitare il Deposito nucleare che dovrà contenere i rifiuti radioattivi italiani.