Il Regno Unito è precipitato nel terzo lockdown da quando è cominciata la pandemia. Un lockdown fissato inizialmente almeno fino a metà febbraio, ma che secondo le ultime notizie potrebbe protrarsi fino al mese di marzo. Le ragioni ufficiali sono dovute alla ormai nota “variante inglese” del Covid, che ha colpito inizialmente la parte meridionale del paese, Londra compresa, ma che ora si è diffusa per tutto il Regno Unito. Naturalmente le ragioni possono essere diverse. Maurizio Patti vive in Gran Bretagna dal 1990, dove è Art Expert della Tate Britain e Tate Modern a Londra. “Il governo inglese non ha mai adottato per precisa scelta disposizioni come quelle del governo italiano, cioè autocertificazioni per circolare o multe per chi si muove senza ragioni particolari” dice al Sussidiario. “Boris Johnson ha sempre detto di affidarsi al senso di responsabilità personale del singolo cittadino”. Secondo Michael Gove, ministro della Sanità, non c’è “certezza” che la brutale stretta imposta da Johnson al Regno Unito sarà allentata alla fine di febbraio, come si spera. Tutto dipenderebbe dalla capacità del servizio sanitario di somministrare almeno 13 milioni di dosi del vaccino nelle prossime sette settimane, impresa che appare per nulla scontata.
Come è stata presa la notizia di un terzo lockdown?
Se non ci saranno modifiche, quando prende provvedimenti di questo tipo il governo inglese poi li mantiene. A volte è stato il contrario, quando non sono stati assunti provvedimenti si è corsi poi ad applicare misure forzate. Il settore più colpito è certamente quello della scuola. In Inghilterra ogni tre mesi c’è un periodo di vacanza, ma va precisato che il Regno Unito viene gestito indipendentemente dalle quattro regioni nazionali: Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Per dare un’idea le scuole a Londra lunedì erano chiuse, mentre in altre parti del paese erano aperte. Poi le hanno richiuse il giorno dopo. Nell’arco di una giornata sono state riaperte e poi richiuse. In questo momento la situazione è così grave che il lockdown vale per tutto il Regno Unito.
Dove si è registrata la situazione più grave?
Nel Sud del paese e lo è tuttora.
Tornando al sistema educativo, sembra che vengano sospesi anche gli esami universitari.
Esatto. Sono quasi tutti sospesi, ma si dovranno trovare delle soluzioni. Anche se ci tengono moltissimo a dare l’idea di flessibilità, di provvedimenti che possono essere cambiati in corso d’opera a seconda della situazione, per la scuola è chiaro come ci debba essere una politica a lungo termine, perché gli studenti devono sapere se ci saranno o no gli esami di fine anno.
Come reagisce la popolazione? C’è collera, rassegnazione o preoccupazione?
C’è un po’ tutto lo spettro delle reazioni a cui ha fatto riferimento. C’è chi è stanco, chi è arrabbiato, chi sottovaluta il problema. Complessivamente il governo non ha mai imposto regole vincolanti come le autocertificazioni, fa appello al buon senso. Boris Johnson ha sempre detto che è restio a prendere provvedimenti di questo tipo. Adesso però ci sono circa 70mila positivi, credo sia tre volte il tasso che si registra in Italia.
La vaccinazione prosegue? Come si viene contattati?
Dal medico curante. Si riceve una comunicazione anche via app. Si viene rintracciati a seconda dell’età, il medico curante conosce le patologie del singolo e decide a chi dare la precedenza.
In Italia c’è una percentuale piuttosto alta che non si fida del vaccino. In Gran Bretagna?
Da quanto ci dicono l’unica luce che si vede alla fine di questo tunnel è il vaccino, che viene proposto come l’unica soluzione possibile. Non c’è assolutamente una campagna anti-vaccino, anzi quello di Oxford è stato molto celebrato. Ho però alcuni amici che sono molto perplessi, ma ne ho anche in ambito medico, dove è difficile trovare qualcuno che sia contrario. Amici dottori davanti alla realtà tragica che vivono e per le conoscenze scientifiche che hanno, sono decisamente aperti alla vaccinazione.
Durante il secondo lockdown, a novembre, scoppiarono polemiche molto accese tra la Chiesa cattolica e anglicana per la chiusura delle chiese. Adesso?
Questa volta sono state lasciate aperte, mentre in Scozia sono chiuse. Nel secondo lockdown, in effetti, avvenne un duro scontro con le autorità religiose, adesso si sono resi conto, anche perché in Gran Bretagna il numero dei fedeli è molto ridotto, che non esiste pericolo nel celebrare le messe.
Il servizio sanitario sta reggendo l’urto?
Questa è la preoccupazione che ha fatto scattare il provvedimento. L’ondata solitamente si percepisce due o tre settimane dopo il calcolo del numero dei positivi. Se oggi oscillano tra i 50mila e i 70mila positivi, vuol dire che questi potranno, speriamo tuttavia di no, aggravarsi. Gli ospedali sono al limite e si avverte molta preoccupazione su quanto potrà accadere fra un paio di settimane.