Quella che doveva essere una legge per evitare atti vandalici di di violenza, si sta rivelando quella che il regime cinese voleva che fosse in realtà: uno strumento per la repressione politica di ogni persona che si oppone al tentativo di soffocare ogni libertà ad Hong Kong, in pieno contrasto con la Basic Law, la costituzione cittadina stabilita al momento della fine del dominio inglese, e il principio “un Paese, due sistemi” su cui fino a ieri si fondava la città ex colonia. Con una azione senza precedenti infatti, composta da circa mille agenti della polizia, sono stati arrestati 53 cittadini colpevoli solo di far parte del movimento per la democrazia e di aver organizzato le primarie del partito democratico in vista delle elezioni per il nuovo governatore di Hong Kong, rinviate con la scusa della pandemia in atto a data da destinarsi, ma in realtà per paura che le forze di opposizioni ottenessero una larghissima vittoria. I fermati sono accusati di “sovversione”.
L’accusa agli attivisti di Hong Kong
Essi avrebbero tentato di forzare Carrie Lam – capo dell’esecutivo – a rassegnare le dimissioni e di paralizzare l’attività del governo. Tutti e 53 hanno preso parte o hanno contribuito in luglio all’organizzazione delle elezioni primarie del campo democratico. In 600mila avevano votato per scegliere i candidati per il rinnovo del Legco, il Parlamento cittadino. La polizia ha arrestato inoltre l’avvocato Usa John Clancey, un ex missionario Maryknoll. Egli era il tesoriere del gruppo Power for Democracy, ideatore delle primarie democratiche. La serie di arresti è un duro colpo per il movimento democratico, dopo che il 31 dicembre il magnate pro-democrazia Jimmy Lai è stato riportato in prigione sempre con l’accusa di aver infranto la legge sulla sicurezza, rivela l’agenzia di stampa Asia News.