E’ polemica a seguito della decisione del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, di mantenere i musei chiusi fino al mese di marzo. Tutta colpa del coronavirus e dei conseguenti pochissimi turisti stranieri che nel corso del 2020 e in questo primo albore di 2021 hanno visitato la splendida città lagunare, ma la scelta fa comunque discutere, tenendo conto dell’esistenza di altri turisti, quelli italiani, nonchè dei residenti della zona. «Ora non ci sono turisti – le parole del primo cittadino di Venezia riprese dal quotidiano Il Corriere della Sera, a ‘giustificazione’ della scelta drastica – e aprire i musei è inutile: non sprechiamo risorse: io salvo posti di lavoro. Nel 2020 la Fondazione musei civici ha accumulato un passivo di 7 milioni».
I dipendenti sono stati messi in cassa integrazione grazie ai ristori voluti dal ministro Franceschini, nonostante si stanno per celebrare, ricorda ancora il quotidiano di via Solferino, i 1.600 anni della Serenissa, e nonostante ci sarà il carnevale fra l’8 e il 25 febbraio prossimi: dal palazzo Ducale alla Sala del Maggior Consiglio, passando per il Paradiso di Tintoretto e Palazzo Fortuny, tutto sbarrato.
MUSEI CHIUSI A VENEZIA, SGARBI: “COSI’ NON SI VIVE LA CITTA’”
«Tutto chiuso? Non si può credere – le parole del critico d’arte più famoso d’Italia, Vittorio Sgarbi -. Venezia è con le sue chiese e i palazzi, i suoi musei. Non può essere aperta e vissuta con i musei chiusi». Così invece commenta Leonardo Piccinini degli Amici di Brera, «il museo non è una tappa tra un torpedone affollato e una bibita. Il modello di sviluppo del sindaco di Venezia sembra fermo all’Italia degli anni Cinquanta. Per fortuna, mi risulta che i responsabili dei musei abbiano provato a opporsi». Dura anche la presa di posizione sulla vicenda del Fai, il Fondo Ambiente Italiano, che parla di «Musei civici negati» e di «poveri cittadini veneziani! Ritenere – scrive in una nota- che l’assenza di turismo giustifichi la negazione di un servizio sociale o che il ruolo civico che un museo svolge a favore della collettività sia di serie B rispetto ad altri è una nuova onta che la povera Venezia deve subire». Infine il commento di ArtTribune, che parla di scelta molto rischiosa, aggiungendo che «Non si può parlare di Venezia e nemmeno pensare di amministrarla senza avere piena consapevolezza del suo valore culturale e artistico».