Si parla di segnali di disgelo tra Renzi e Conte dopo la nuova bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato da Gualtieri a palazzo Chigi. Ma c’è anche cautela – “vogliamo leggere le carte”, si dice sia la linea di Italia Viva – in attesa del Consiglio dei ministri che il Premier potrebbe già convocare per la giornata di domani con a tema proprio il Pnrr. Si dice anche che il Senatore di Rignano voglia affrontare gli altri punti di dissenso con Conte, in particolare la delega sui servizi, e che voglia persino le sue dimissioni e non il semplice ingresso di nuovi ministri e/o sottosegretari di Italia Viva nell’esecutivo. Secondo Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, indipendentemente da Renzi c’è una crisi di governo molto difficile da risolvere.
Professore, partiamo però dalla nuova bozza del Pnrr. Le richieste di Renzi sono state accolte, quindi è stato già fatto un passo importante per provare a risolvere la crisi di Governo…
Non mi pare che con il nuovo documento vengano accolte le richieste di Renzi, soprattutto perché il leader di Italia Viva, come anche parte del Pd, negli ultimi giorni ha ancora insistito sull’attivazione del Mes sanitario che non equivale certo a portare da 9 a 19,7 miliardi le risorse per la sanità nel Pnrr. Se si accontenta di questo vuol dire che l’ex Premier tradisce se stesso, perché non è quello che aveva chiesto. Io credo che comunque la crisi di Governo ci sia indipendentemente da Renzi.
Perché?
Perché c’è un’insoddisfazione ampia nel Partito democratico, che non riesce ad affermare alcune sue esigenze di modernizzazione e di corretto utilizzo delle risorse europee. Di fronte alla crisi storica e strutturale della sinistra, di fronte al malessere denunciato da Confindustria e da altre associazioni di categoria con cui ha un legame decennale, il Pd si rende conto che ha bisogno di un salto di qualità anziché vedersi costretto ad accettare la politica dei bonus.
Impossibile quindi dar vita a un accordo di legislatura?
Sì, per due motivi. Il primo è che Conte è diventato ingombrante. Di fatto è ormai sostenuto solamente dai 5 Stelle che temono che levando un pezzetto dell’edificio che hanno costruito gli crolli tutto addosso. Non dobbiamo poi dimenticare, tenendo anche conto di quanto successo nelle ultime ore negli Usa, che un Premier che ha avuto un “endorsement” da parte di Trump si trova più scoperto sul piano internazionale. Quindi occorrerebbe un nuovo mediatore, un nuovo “garante” per questo accordo di legislatura che ritengo impossibile da raggiungere, e qui vengo al secondo motivo, perché, come detto prima, c’è un ampio settore del Pd che vuole un cambio di passo e perché i 5 Stelle si stanno frazionando in modo piuttosto confuso ed è quindi difficile capire quali sarebbero le loro richieste, i loro punti irrinunciabili, in questo accordo.
Nella maggioranza si agita anche lo spettro del ritorno anticipato al voto. La ritiene un’ipotesi realmente probabile?
Credo sia molto difficile che si ritorni al voto, vista l’incertezza che c’è anche sulla situazione epidemiologica. Nella maggioranza si teme che in caso di caduta del governo poi nasca quello di scopo di cui ho parlato in precedenti interviste, che coinvolgerebbe anche parte dell’opposizione. Dunque lo spauracchio del voto viene agitato verso la stessa maggioranza per cercare di trovare una soluzione senza tra l’altro coinvolgere il Quirinale.
Per quale motivo?
Perché sarebbe per loro molto rischioso: perderebbero il controllo della crisi e Mattarella, di fronte all’impossibilità della maggioranza di trovare una soluzione, potrebbe non avere alternative a quella dell’esecutivo di scopo.
Un rimpasto potrebbe risolvere tutto?
Il vero problema è che Renzi è molto ambiguo, non dice le conseguenze politiche che vuole collegare alle sue richieste. È anche per questo che la maggioranza non è in grado di dar vita a un rimpasto come lo si faceva nella Prima repubblica o come lo si è fatto in Lombardia, con un accordo rapido tra le parti. Sono convinto che la tireranno in lungo e che difficilmente riusciranno a concludere qualcosa di specifico.
Non hanno vie d’uscita?
L’unica è quella di trovare un unificatore, un mediatore, che non sia ovviamente Conte. Nel mondo della sinistra ci sono diversi personaggi di rilievo nazionale e internazionale, pensiamo anche a Romano Prodi. Il vero problema in questo caso è trovarne uno che sia ben accetto dai 5 Stelle.
(Lorenzo Torrisi)