David Bowie moriva il 10 gennaio di cinque anni fa e proprio oggi ricorre la data del suo 74esimo compleanno che porta a riaccendere i riflettori sui successi del Duca Bianco. Per l’occasione, come riporta Il Sole 24 ore, gli eredi del celebre e compianto artista britannico hanno deciso di aprire un account ufficiale su TikTok condividendo parte del suo indimenticabile repertorio musicale e facendolo così debuttare “idealmente” sul celebre social. Proprio TikTok, il prossimo 10 gennaio, nell’anniversario della morte, lancerà la TheStarman challenge, un omaggio per tenere vivo il ricordo del grande artista morto a 69 anni dopo aver combattuto per 18 mesi la sua battaglia contro un cancro al fegato.
Ma gli omaggi a David Bowie non sono finiti in quanto in streaming va anche un concerto tributo, “Just for one day” che vede la presenza di numerosi ospiti e musicisti i quali hanno suonato con il Duca Bianco mentre proprio in occasione dei suoi 74 anni i suoi eredi hanno pubblicato un singolo inedito: due cover registrate negli anni ’90 e presenti già in bootleg su YouTube e ora disponibili anche in streaming e in vinile a 7 pollici (disponibile in edizione limitata di 8147 pezzi, di cui 1000 saranno color crema). (Aggiornamento di Emanuela Longo)
David Bowie, oggi avrebbe compiuto 74 anni: genio di un’epoca ormai scomparsa
Quando, l’8 gennaio 2016, David Bowie compiva 69 anni, nessuno poteva immaginare che solo due giorni dopo, il 10, sarebbe morto. Una incredibile catena di coincidenze. Lo stesso 8 gennaio giorno del suo compleanno era uscito il suo nuovo disco, Black star, un album pieno di oscuri presagi di morte. Qualcuno arrivò a parlare di astuta operazione di marketing: il disco infatti, come sempre nel caso di un artista che muore improvvisamente, schizzò in cima a tutte le classifiche. Di fatto, Bowie era malato da tempo ma nessuno, a parte familiari e amici stretti, ne sapeva qualcosa, anche se da tempo si era ritirato a casa, facesse pochissime apparizioni pubbliche nelle quali, dalle immagini, si poteva percepire che fisicamente non stesse molto bene. Due settimane prima aveva annunciato il ritiro dalle scene. Si venne a sapere che da 18 mesi soffriva di un tumore al fegato. In realtà Bowie più che pensare a un modo per mandare in classifica il suo nuovo disco, aveva piuttosto pensato a una uscita di scena in grandissimo stile, una vera opera d’arte come una opera d’arte era stata tutta la sua vita.
Vero nome David Robert Jones, era nato nell’allora quartiere operaio londinese di Brixton l’8 gennaio 1947. Giovanissimo, era stato catturato dall’incandescente e variopinta scena londinese, quella dell’allora Swinging London, dei Beatles, dei Rolling Stones, degli hippie, di Carnaby Street, dei vestiti variopinti, esordendo con il singolo Can’t help thinking about me, pubblicato il 14 gennaio del ’66 a nome di David Bowie e The Lower Third. Ancora in quei giorni di gennaio. Ma Bowie era interessato a qualcosa di più, mischiare teatro e musica e decisi fu l’incontro con il grande coreografo Lindsey Kemp. E’ così che nasce la figura di Ziggy Stardust, sorta di androgeno, travestito con decenni di anticipo dai tanti che continuano a copiarlo ancora oggi, dapprima Renato Zero e oggi personaggi come Achille Lauro e Sfera e Basta ad esempio. Ma lui precedette tutti, interpretando il disagio giovanile di una generazione che si interrogava sulla propria sessualità, sdoganando per primo la libertà di essere gay e bisex. Ziggy Stardust fu “ucciso” sul palcoscenico in un memorabile concerto dal suo stesso creatore, che già guardava avanti, verso altre esplorazioni già nel 1973.
A Berlino trovò una seconda casa dove nella seconda metà del decennio si immerse nella decadente atmosfera dell’ex capitale tedesca allora divisa in due, sfoggiando tre album leggendari tra cui Heroes dedicata ai giovani della Germania est che sognavano di scavalcare il muro del comunismo. Fu anche attore, era stato il protagonista de L’uomo che cadde sulla terra, un alieno che finì per essere identificato nello stesso Bowie, e poi ancora in Furyo di Nagisa Oshima del 1983, Absolute Beginners e Labyrinth del 1986 fino a Basquiat di Julian Schnabel del 1996, nel quale ha interpretato il ruolo di Andy Warhol. Oggi avrebbe compiuto 74 anni, troppo giovane per morire. Anche perché uno come lui non nascerà mai più. Geni come Bowie non possono nascere nell’epoca della banalità da social e di X Factor. Il genio appartiene a un’epoca ormai scomparsa e inghiottita nel nulla.