Flavio Cattaneo è l’uomo noto alle cronache come il marito di Sabrina Ferilli. Dirigente d’azienda, dirigente pubblico e imprenditore vicepresidente di Italo, Cattaneo è nato a Rho (Milano) nel 1963. Dopo essersi laureato in architettura presso il politecnico di Milano, si è specializzato alla Bocconi in finanza e direzione aziendale nel settore immobiliare, per poi intraprendere la carriera di imprenditore edile nel 1989 con la sua prima azienda operante in questo campo. Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila ha ricoperto ruoli ai vertici dell’Ente Fiera Milano e di Aem (oggi A2a), oltre che della Rai, in cui – nel 2003 – porta avanti un’ampia attività di rimessa in ordine dei conti come direttore generale. È stato proprio sotto la sua guida che, l’anno successivo, la società ha raggiunto il più alto utile netto della storia. Ancora, in seguito, si è distinto come ad di Terna S.p.a. e consigliere di Telecom Italia, mentre nel 2014 è entrato a far parte del consiglio d’amministrazione di Nuovo Trasporto Viaggiatori, distinguendosi prima come ad e poi come vicepresidente esecutivo, carica che ricopre attualmente.
La vita privata di Flavio Cattaneo
Vero e proprio re Mida dell’imprenditoria italiana, Flavio Cattaneo non è andato esente da alcune piccole controversie che lo hanno investito in prima persona, in particolare nel corso della sua permanenza in Telecom Italia. Ancor più complicata la sua vita privata, dal momento che Cattaneo ha avuto due figli da Cristina Goi, che ha sposato più di vent’anni fa e da cui risulta di fatto separato almeno dal 2006, anno d’inizio della sua frequentazione con l’attrice Sabrina Ferilli. Attualmente vive a Roma.
Flavio Cattaneo sulla crisi causa Covid-19
Nel corso della sua ultima intervista all’Agi, Flavio Cattaneo ha manifestato preoccupazione per lo stato del settore ferroviario alla luce dell’attuale pandemia di Covid-19. “Vendite a meno 94,7%. Otto servizi al giorno contro i 120 a regime. Siamo al lumicino ma faremo di tutto per resistere”, ha affermato Cattaneo, sempre concentrato sugli affari. Nessun cenno, com’è giusto che sia, alla sua vita privata, che lascia sempre fuori dai suoi interventi pubblici. Si preoccupa piuttosto dei suoi dipendenti, “praticamente quasi tutti in cassa integrazione e sono circa 1.500 persone che diventano 15 mila con l’indotto che comprende i fornitori, la manutenzione dei treni, le imprese di pulizie, il catering, i quattro centri di manutenzione”. Poi rivolge un appello alla politica: “Ecco, sarebbe già un passo avanti che il ministero dell’Economia firmasse quanto meno il primo decreto che risale al primo blocco di marzo”. La situazione è tragica, e il vicepresidente di Italo non fa fatica ad ammetterlo: “A fine anno saremo vicini ai 500 milioni di euro persi, se vuoi salvare il tessuto industriale devi investire nelle imprese e nella ripresa. Così alla ripartenza non solo si avrà del personale pronto a tornare al lavoro a ritmi sostenuti ma si potranno anche prevedere delle nuove assunzioni”.