Oggi eviterò di mettere in fila troppe cifre, percentuali e fatti. Mi limiterò a farvi io qualche domanda, perché sinceramente comincio a non capirci più nulla. O meglio, capisco, ma più passa il tempo, più temo che da un momento all’altro dall’armadio della mia camera da letto esca un uomo con un cartello recante la scritta Sei su Scherzi a parte! Dal giorno della Befana assistiamo alla sfilata social e televisiva dei detrattori a prescindere di Donald Trump, gongolanti per l’accaduto e contriti in quella che dovrebbe essere una postura di enorme indignazione e preoccupazione per i destini del mondo. Golpe! Colpo di Stato! Insurrezione! Capitanata da uno sciamano italo-americano, vestito come Toro Seduto al carnevale di Viareggio e sostanziatasi in una gita premio per disperati di varia provenienza e censo, intenti a perpetrare l’oltraggioso atto di scattare selfies senza soluzione di continuità, mentre tentavano l’assalto al cielo contro il cuore del potere Usa.
Nemmeno a dirlo, le autorità li hanno identificati tutti nell’arco di un quarto d’ora. I datori di lavoro li hanno già licenziati. E addirittura su Instagram è nata un’app per svelarne le identità, quasi una versione insurrezional-social di Indovina chi? Non so voi, ma io ho il dubbio che se fosse ancora vivo, Andreas Baader non si congratulerebbe per l’organizzazione dell’azione. Il bello è che a una pagliacciata simile c’è gente che ci crede, temo. O, spero, fa finta di crederci per obbligo intellettuale. Nancy Pelosi, Speaker della Camera, ha chiesto allo staff della Casa Bianca di togliere i codici nucleari dalla disponibilità di Donald Trump, poiché instabile. È diventato instabile solo dopo il voto di novembre? E perché allora non si è proceduto da subito con il 25mo Emendamento, invece di attendere l’atto insurrezionale della Befana? Qualcuno cercava l’incidente controllato, magari con la Corea del Nord o il Venezuela, lasciando che un Presidente instabile giocasse con le testate nucleari per due mesi come in War games?
Vi rendete conto dell’ammasso di cazzate che vi stanno raccontando? E non sto nemmeno ad addentrarmi nella patetica querelle sulla sospensione degli account social del Presidente, versione da Dottor Stranamore dei poveri delle punizioni che i nostri genitori ci infliggevano dopo l’ennesimo vetro rotto, procurato giocando a pallone in casa. A letto senza cena, una settimana senza tv! Ecco, a Donald Trump, twittatore compulsivo, hanno tolto gli account. Prendiamone atto: la prima potenza militare ed economica mondiale, ancora per poco, fino al 20 gennaio è formalmente in mano a uno squilibrato. Ed è stata in scacco di Napo Orso Capo e dei suoi accoliti con badge aziendale al collo (tanto per facilitare il lavoro al’FBI) per un intero pomeriggio. Penso che Xi Jinping e Vladimir Putin siano ricorsi al Buscopan per il mal di stomaco da risate.
Io fatico a credere a quanto sta accadendo. E, sinceramente, spero di svegliarmi come si fa dopo un brutto sogno. Perché non voglio rassegnarmi al fatto che gente che scrive sui principali quotidiani italiani e staziona pressoché in maniera permanente nei talk show possa davvero credere che il 6 gennaio la democrazia americana sia stata sotto attacco, vittima di un tentativo di colpo di Stato capitanato dai Village People. Non voglio crederci. Perché, altrimenti, vale tutto. Vale ad esempio il fatto che per la prima volta dallo scorso aprile, il dato dei nuovi occupati negli Stati Uniti sia andato in contrazione a dicembre: -140.000 unità. La seconda ondata di Covid sta tornando a fare male all’economia reale Usa, dopo mesi e mesi di dati record. Erano vere tutte quelle assunzioni, persino nel cuore dell’estate? Oppure no? Una cosa è certa: il primo dato al ribasso arriva alla vigilia dell’insediamento del nuovo Presidente, il quale prima ancora di aver messo la mano sulla Bibbia ha già annunciato che il piano di stimolo della propria amministrazione sarà nell’ordine dei triliardi.
Strana coincidenza: tonfo degli occupati, risposta immediata di Washington. Alla faccia degli eversori anti-governativi. E della retorica trumpiana, buona solo per Wall Street. Il potere c’è e ti ama! Sembra una scena uscita dalle spettrali e allucinate pagine di 1984. Infatti, Joe Biden nel suo discorso di venerdì nel natio Delaware, patria dell’evasione fiscale legalizzata, ha parlato di un’America che deve garantire a tutti un’occasione di ripartenza, un sostegno economico nel mezzo di questa tempesta: sembra un film di Gabriele Muccino, pare invece essere la realtà. Insomma, tutto secondo copione: dopo quattro anni di tenebre democratiche, regno dell’ignoranza, della misoginia, del razzismo e degli interessi del mitologico 1%, ecco che sta per partire la riscossa del popolo. Manca The rising di Bruce Springsteen in sottofondo e tutto appare perfetto, quasi uno spot della Nike.
I tg non hanno parlato molto di questa dinamica in atto, né del dato occupazionale: a loro interessa di più il lato meramente comico-eversivo della vicenda. Talmente eversivo che, al netto dell’abbigliamento e dei comportamenti tenuti dai congiuranti nel corso del raid, basta dare un’occhiata ai curriculum degli identificati per rendersi conto dello sprofondo di ridicolo in cui certa sinistra – e certa destra, cosiddetta moderata e nota per il cuor di leone di fronte alla necessità di parlare chiaro – del nostro Paese è precipitata. Pensate che in America stiano parlando di questo, forse? Ho detto America e non i corrispondenti italiani dall’America, i quali lavorano in base agli schemi mentali della politica di casa nostra e del proprio credo ideologico, persino se collegati da una fattoria dell’Idaho. No. Per gli americani quanto accaduto è stato solo uno show, uno dei tanti. Finito il quale, si attende la prossima partita dei Celtics o degli Steelers o dei Blackhawks (ecumenismo sportivo, ho citato tutte le tre discipline preferite con città differenti). E, soprattutto, si continua a fare fortuna con il trading-on-line, sempre grati alla Fed e al Tesoro sotto la trumpiana guida di Steven Mnuchin. In maniera assolutamente bipartisan, perché su Robinhood il conto titoli lo hanno aperto i mister Smith sia democratici che conservatori.
E qui, signori, si entra nel mio campo. Brevemente, perché non servono molte parole. Basta ad esempio questo grafico per capire quale sia lo stato dell’arte reale nel mondo della damaged democracy statunitense: ecco le valutazioni equity di Wall Street, ecco quanto costa – volgarmente ma chiaramente parlando – entrare nel casinò della Borsa americana.
E per mettere ulteriormente in prospettiva la situazione, voglio rendervi edotti rispetto al pensiero al riguardo di due addetti ai lavori. Di primo livello. Ecco le parole di commento di David Salomon, CeO di Goldman Sachs: “Ultimamente i mercati sono stati in ebollizione. Come sapete, io penso che ci sia decisamente un po’ di eccesso. Penso che ci sia stata un sacco di partecipazione retail a questo rally e che questa dinamica sia stata la responsabile, quantomeno per una buona parte, proprio di questa ebollizione. Sarei molto cauto nel giudicare questo fenomeno”. Ecco invece le parole di Richard Clarida, vice presidente della Fed: “Non sono preoccupato dalle valutazioni di mercato, penso che si stiano aggiustando verso un outlook più positivo”. Decisamente positivo, stando al grafico, fresco di aggiornamento del dato alla chiusura di venerdì sera.
Avete capito, leggendo fra le righe, a cosa stiamo avvicinandoci? Il capo di Goldman Sachs, chiaramente, ha fatto intendere chi resterà schiacciato dalle inevitabili macerie che l’esplosione della bolla provocherà: i daily traders. Ovvero, gente come gli scappati di casa che sono entrati al Campidoglio, girando per le stanze come turisti spaesati al Louvre e scattando selfie come Fantozzi a Venezia in gita con l’Inps. I vandalismi? Immagino che in totale i danni siano stati nell’ordine delle poche migliaia di dollari. E conoscendo i tribunali Usa, i “rivoltosi” pagheranno di tasca loro. Fino all’ultimo penny. Oltre ovviamente alle conseguenze penali del loro atto a livello detentivo. Chi pagherà però per le migliaia e migliaia di famiglie che finiranno con la casa pignorata e il conto prosciugato dal trading on-line, quando fra poco si ritroveranno loro malgrado coinvolti nella grande corsa verso l’uscita di sicurezza? Gara nella quale, lo si sa fin da principio, arriveranno tardi rispetto a hedge funds e traders professionisti.
Sia ben chiaro, per quanto mi riguarda possono morire di fame. Loro e le loro famiglie, poiché non è stato il medico a prescrivergli qualche mese da Gordon Gekko per migliorare la salute. Ma se Goldman Sachs per lavoro fa soldi, la Fed dovrebbe evitarli e vietarli certi eccessi: invece, li ridimensiona. Li minimizza. Come fa il buon Richard Clarida. E se quanto accaduto a Washington, anzi fatto accadere vista l’organizzazione a metà fra Scuola di polizia e Una pallottola spuntata del servizio d’ordine della capitale statunitense, fosse stato solo uno stress test in vista del vero rischio di insurrezione? Ovvero, quando la prospettiva (reale questa volta, non in versione drill, cioè simulazione ed esercitazione) è che si scateni, citando Francesco Guccini, la guerra santa dei pezzenti, l’esercito senza divisa né bandiera dei signori Smith lasciati in mutande dal crollo di Wall Street e delle loro posizioni unicamente rialziste sul mercato equity? Provate a rifletterci. Se poi, fatte le dovute somme, continuate a preferire la versione ufficiale dell’attacco alla democrazia, nessun problema. Anzi, vi troverete certamente in ottima compagnia e non rischierete l’espulsione social dal genere umano da parte di alcuni giornalisti molto ammerigani (e ridicoli quanto Nando Moriconi, in effetti, nel loro snocciolare Emendamenti e leggi elettorali dell’Oregon) e molto ringalluzziti negli ultimi giorni. Ma da ridere c’è poco, le prove generali in effetti fanno sempre meno effetto del debutto ufficiale. Quasi non sembrano nemmeno tali. Ma servono a tastare il polso, a prendere la temperatura.
Avete notato quanti titoli di film ho citato in questo articolo? Bene, fatevi una domanda. Perché quando la fantasia si presta così bene a raccontare la realtà, è giunta l’ora di preoccuparsi. E parecchio.