Niente controlli per stanare i “furbetti” del reddito di cittadinanza. L’Inps alla fine di novembre ha ricevuto il via libera dal Garante per la privacy per acquisire una serie di dati in possesso del Ministero della Giustizia, da incrociare con quelli prelevati dai database di altre amministrazioni pubbliche. Un sistema per verificare se tra i beneficiari del reddito di cittadinanza ci sono persone con precedenti penali alle spalle, per reati legati alla criminalità organizzata e al terrorismo. Un flusso di dati molto prezioso per il quale però è necessaria una convenzione che difficilmente sarà pronta prima della primavera. Lo spiega Il Messaggero, chiarendo che questi controlli incrociati nella migliore delle ipotesi verranno rinviati a quest’estate.
In questi mesi sono emersi diversi casi di persone condannate per mafia che percepivano in maniera illecita il reddito di cittadinanza, da qui la necessità di trovare un sistema per evitarli. Il Dipartimento per gli affari di giustizia a metà dicembre ha invitato gli uffici giudiziari a mettersi a disposizione dell’Inps, quindi ha trasmesso all’Inps una bozza di convenzione.
REDDITO DI CITTADINANZA E LO SCAMBIO DATI INPS-GIUSTIZIA
Questa bozza conteneva le modalità di accesso che l’Inps dovrà usare per entrare nel casellario giudiziale e consultare le informazioni necessarie nel rispetto delle misure di sicurezza in vigore. Ma dall’Inps non sono arrivate le osservazioni, quindi la bozza sarà sottoposta all’attenzione del Garante per la privacy. Solo in caso di via libera potrà essere sottoscritta tra le parti. Come evidenziato da Il Messaggero, è un percorso complesso per il quale ci vorrà qualche mese prima che possa essere completato. Peraltro, non è neppure d’aiuto lo scarso livello di digitalizzazione degli uffici giudiziari. Ma come dovrebbe funzionare questo sistema? L’Inps potrebbe acquisire i dati utili per stabilire se concedere o meno il reddito di cittadinanza. Per farlo trasmetterà i codici fiscali del richiedente e dei membri del nucleo familiare alle amministrazioni in possesso delle informazioni richieste, per poi ricevere da queste i codici fiscali degli elementi che non hanno i requisiti per ricevere il sussidio. Ma l’amministrazione che possiede i dati non è sufficientemente digitalizzata per sostenere un flusso di questo tipo. Considerando il fatto che questa misura sta per compiere due anni, siamo già in clamoroso ritardo per i controlli.