Lunedì scorso, ma si è saputo solo ieri, due ragazzi, un 17enne e una 14enne, si sono presentati sfregiati all’ospedale di Cernusco sul Naviglio, nella periferia di Milano: per intendersi, il loro volto era simile a come appare quello di Joaquin Phoenix nel film Joker.
In un primo tempo avevano raccontato di essere stati aggrediti a Cassina de’ Pecchi, una fermata non lontana della metropolitana, ma la loro versione è presto sembrata incoerente e insostenibile. Poi, ecco la verità. Secondo quanto afferma la Procura per i minorenni prima lui, il ragazzo, ha usato un taglierino sul volto di lei, e poi la ragazza avrebbe dovuto compiere la stessa operazione su quello del compagno ma, per fortuna, sopraffatta dal dolore, non è riuscita nell’allucinante proposito.
La spiegazione che avrebbero dato non sarebbe nella linea dell’emulazione di Joker ma di quella dell’autolesionismo, una sorta di “prova della soglia del dolore”.
Secondo quanto dichiara all’Ansa Ciro Cascone, il procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Milano, il movente, se così si può dire, sarebbero la pura sofferenza ed il bisogno di aiuto. “Si tratta di due ragazzi sofferenti che vanno aiutati – ha detto -. L’associazione con Joker è deleteria. Si tratta di spinte autolesionistiche che ci sono sempre state tra i ragazzi e che in generale possono essere anche acuite dal lockdown, di ferite che qua sono evidenti e che spesso i ragazzi si fanno in silenzio”.
Sono segnali tremendi che ci arrivano da una generazione smarrita. Giovani che assommano, oltre ai problemi consueti, anche quelli che derivano dalla mancanza di relazioni scolastiche per colpa del Coronavirus. Si tratta di ragazzi allo stremo, la cui sofferenza sfocia in forme di violenza estrema verso i coetanei ma anche verso se stessi.
Non dimentichiamo che la scuola assolve anche la funzione sociale non solo quella educativa. Dopo un anno senza presenza reale, senza un “esserci” vero, esplode il bisogno di toccare, di sperimentare e di varcare la soglia della carne. La carne “presente” è talmente importante per noi uomini che, pur di coglierne la presenza, non esitiamo neppure ad infierire sui nostri volti per riuscire a “sentire” qualcosa, fosse anche il dolore. Una vita normale è fatta di impegni, di attività, di riti che riempiono e danno senso a una vita che altrimenti, nell’isolamento del lockdown, implode e affonda.
La violenza di questi due adolescenti nasconde una terribile debolezza, quella della mancanza della fisicità data dall’esserci. Mascherine, distanziamenti, solitudine, diventano violenza: questo è il sostantivo da usare anche se nella vicenda di Cernusco pare ci fosse consenso reciproco. Sì, i rapporti “da remoto”, virtuali, impongono disperatamente la violenza muscolare.
Le cronache raccontano come nelle risse esplose tra giovani nei giorni scorsi a Roma un ragazzo avesse addirittura agitato una mannaia verso i rivali. Le lame delle accette di Roma non sono molto diverse dal taglierino che ha squarciato il viso di una quattordicenne a Milano. Dio dacci di “esserci”, dacci “la presenza”.