L’edizione di lunedì 11 gennaio 2021 de “Il Tempo” riporta un’intervista a Calogero Mannino, ex ministro ed esponente della Democrazia Cristiana, imperniata prevalentemente sul suo presunto coinvolgimento, poi smentito dalla Giustizia, con la mafia. Il problema vero è che tale smentita è arrivata decisamente in ritardo: parliamo di trent’anni. “Non è stato affatto dimostrato che Mannino fosse finito anch’egli nel mirino della mafia a causa di sue presunte e indimostrate promesse non mantenute, ma, al contrario, è piuttosto emerso dalla sua sentenza assolutoria che costui fosse una vittima designata della mafia, proprio a causa della sua specifica azione di contrasto a Cosa Nostra“, ha affermato la Corte d’Appello di Palermo il 22 luglio 2019, con la Corte di Cassazione che nel dicembre 2020 ha respinto il ricorso presentato proprio dalla Procura palermitana. Un calvario, come detto, ampio tre decenni: “Trent’anni di processi nei tribunali e di processi mediatici che avrebbero distrutto e minato profondamente l’anima di qualsiasi uomo”, asserisce Mannino, che mai potrà dimenticare le tribolazioni vissute sulla propria pelle in tutti questi anni.
CALOGERO MANNINO: “STRAVOLTA LA NARRAZIONE REALE DEI FATTI”
Calogero Mannino, sulle colonne de “Il Tempo”, sottolinea come sia stata a suo avviso stravolta la narrazione reale dei fatti “obbedendo spesso a pura fantasia e basandosi sulle dichiarazioni dei collaboranti, spesso improvvisati”. L’ex ministro passa poi a un esempio concreto: “All’inizio di settembre del 1989, il maxiprocesso era alle battute finali, ma c’era un grande rischio che, per la decorrenza dei termini, molti mafiosi uscissero dal carcere. Così, quando il Governo Andreotti fece un decreto legge con il quale si raddoppiava la durata del carcere preventivo per gli imputati di ‘associazione mafiosa’, ci fu l’opposizione anche del PCI. Basterebbe ricordare tutte le polemiche sul problema Giustizia in quel tempo e come fu proprio il Consiglio Superiore di Magistratura che bocciò la nomina di Falcone a capo dell’ufficio Istruzione”. Adesso che è stata riconosciuta la sua completa estraneità ai fatti, Calogero Mannino si augura che la politica sia in grado di prendere in mano una revisione del Codice di Procedura Penale che ridefinisca a partire dall’azione penale l’intero processo, al quale restituire la centralità del sistema.