Dunque non è possibile volersi bene, non si può, non si riesce fra gli uomini ad aiutarsi, a stare insieme! Sembra questo il significato, la conclusione da trarre dopo la docuserie di Netflix su San Patrignano e Vincenzo Muccioli.
Dai commenti delle persone, dai vari discorsi fra la gente per strada, dalle tante domande che le persone si pongono dopo aver visto le puntate sulla storia di San Patrignano l’inevitabile, il sottile subdolo giudizio finale che si è portati ad enunciare è proprio questo: l’uomo può fare solo il male, ciò che dall’uomo può derivare è, alfine, solo male. Guardiamoci allora, difendiamoci, temiamo qualsiasi uomo, tutte le persone. Anche la persona più ben intenzionata, più accreditata e acclamata, sì, soprattutto questa fa solo il male. Distanziamoci, allontaniamoci… è necessario il distanziamento!
Non fidiamoci più di nessuno. L’uomo, la persona, il fratello, il prossimo, il vicino di casa, il dirimpettaio è pericoloso, è portatore di cattiveria e di malvagità… può essere picchiatore, seviziatore, violento…
Tutti han da vivere nel dubbio, nella paura. Il male, il mostro è quello della porta accanto. (Quanti Talk Show sono impostasti e implementati a partire dalla preventivata e non sempre sottaciuta ipotesi: l’assassinio è il più vicino e chi ti vuol bene!).
Non deve esistere più nessuna certezza, nessun bene, nessuna bellezza, nessuna giustizia, nessuna buona possibilità, alcun buon e grande imprevisto!
E, non ultimo, non è dunque possibile cambiare, ricominciare, rinascere, perdonare e perdonarsi. Se uno nasce storto rimarrà storto per sempre, se nasce brutto, nella famiglia sbagliata, nel quartiere sgarrupato, se non sa leggere e scrivere dovrà restare così in eterno. Anche questo si capisce, si desume dalla trasmissione di Netflix. (Che nuovo, pernicioso, tremendo e vasto paganesimo!).
Non è possibile, non si deve avere un padre, non si può essere padri e madri, fratello e sorella. Non si può aspirare ed avere un’educazione che con bellezza, forza e coraggio ti aiuti ad introdurti alla vita, ad affrontare a testa alta i tanti perigli dell’esistenza.
La Comunità Terapeutica di Gradara – che mi ha visto tra i suoi primi operatori – è sorta qualche anno prima di San Patrignano. Ho conosciuto Vincenzo Muccioli, sono andato a trovarlo anche appena scarcerato, ho frequentato San Patrignano, ho conosciuto tantissimi ragazzi e ragazze che lì hanno vissuto la loro esperienza di recupero.
In quel di San Patrignano si sono fatti tanti sbagli, gravi errori, superati certi limiti ma in momenti di completa solitudine perché nessuno per questi ragazzi faceva niente men che meno lo Stato e in tempi del tutto pionieristici. Comunque i ragazzi erano contenti; i genitori soddisfatti, scorgevano e ritrovavano la speranza, un nuovo inizio; si vedeva chiaramente, era evidente, che le persone tutte si volevano bene; sapevano aiutarsi reciprocamente; volevano e sapevano avere un padre, una madre, dei fratelli, dei fratelli maggiori. I ragazzi cambiavano, ricominciavano a vivere.