Il bollettino pubblicato da Ministero della Salute e Protezione civile ogni giorno sull’epidemia Covid in Italia è attendibile? A seminare più di qualche dubbio è Report che in un servizio approfondisce la delicata questione dei dati sul coronavirus. In Toscana, ad esempio, nelle statistiche entrano in ritardo coloro che muoiono fuori dagli ospedali. Inoltre, molti dei deceduti per altre patologie, vengono contati come morti anche se la causa non è una complicanza legata all’infezione. Ma questo potrebbe causare un surplus di morti Covid… C’è poi la questione dei dati sui posti in terapia intensiva e sui tamponi, che vengono forniti in maniera incompleta e per questo si prestano a interpretazioni e letture sbagliate. La trasmissione di Rai 3 cita il caso del Piemonte, che hanno contato tra i tamponi anche i test rapidi fino a quanto il Ministero della Salute ha detto loro di non farlo. Per mesi, però, il bollettino presentava dati non omogenei. Per quanto riguarda le terapie intensive, nel bollettino viene fornito il numero degli ingressi, ma non quello dei pazienti che lasciano tale reparto per essere trasferiti in altri Covid o per decesso.
BOLLETTINO COVID E TRACCIAMENTO: IL CASO BASILICATA
Questo ha effetti tutt’altro che trascurabili. Pensiamo a quando il bollettino presenta un saldo negativo in terapia intensiva o negli altri reparti Covid. Si può erroneamente pensare che la situazione stia migliorando, ma questo non vuol dire che non ci siano stati nuovi ingressi. Quel che non viene chiarito, infatti, è quanti posti vengono liberati per dimissioni o trasferimenti e quanti per il decesso del paziente. La Basilicata è poi un caso a parte. Viene considerata tra le Regioni più brave nel tracciamento dei contatti dei positivi, ma la realtà evidenziata da Report è ben diversa. La trasmissione è entrata in contatto con persone positive al coronavirus che non sono state mai chiamate. Quando l’inviata porta la vicenda all’attenzione del direttore dell’Asl di Potenza, questi non si mostra affatto preoccupato. Il problema è che i contatti vengono segnati su carta e poi, una volta contattati, portati su file. Se non vengono contattati, quindi, non finiscono nel database. I dati forniti dalla Basilicata, dunque, non sono del tutto corrispondenti alla realtà secondo Report, che poi evidenza la mancanza di dati sui contagi familiari e sui luoghi di lavoro. L’unico dato valido resta quello dei morti, secondo l’epidemiologa Stefania Salmaso. Altri dati invece non sono accessibili, per questo è nata l’iniziativa “Dati bene comune“, cioè per chiedere che vengano resi pubblici. Per spingere la popolazione ad accettare e rispettare i provvedimenti restrittivi serve anche trasparenza. Clicca qui per il servizio di Report.