Francesco De Gregori torna in tv ospite della prima puntata de “La musica che gira intorno”, lo show di Fiorella Mannoia trasmesso giovedì 14 gennaio 2021 su Rai1. Quale occasione migliore per riascoltare il talentuoso e geniale cantautore romano che dalle pagine di Vinyl ha raccontato cosa significa per lui scrivere canzoni ed esibirsi su di un palcoscenico. “Ogni artista onesto pensa che quello che fa riguardi gli altri. Non lo fa mai solo per se stesso” – ha precisato De Gregori – “l’artista immagina un pubblico. Non lo segue, non lo compiace, ma è convinto che quel che fa vada visto, ascoltato, letto. Ha bisogno di esprimersi sapendo che davanti a lui ci sono persone pronte ad ascoltarlo. Il fenomeno di massa dei cantautori nacque dal desiderio dei nostri coetanei di un certo tipo di emozione. Noi sapevamo che queste canzoni avevano bisogno di essere scritte. Questa consapevolezza ci ha tenuti in buona forma artistica”.
L’artista si è poi soffermato sull’importanza dell’arte della musica: “scatena reazioni viscerali. La canzone è per sua natura un prodotto veloce, comunicabile in pochi minuti, non gravato da alcun tipo di necessità culturale. Il pubblico ascoltava le nostre canzoni con la leggerezza con cui non poteva prendere Manzoni o Dante. Allo stesso tempo, le nostre canzoni avevano dei contenuti. Si agitavano dentro e che avevano a che fare con la letteratura, con la storia. Con il vantaggio che le canzoni passavano alla radio, non dovevano essere studiate a scuola”.
Francesco De Gregori: “rinnegherei alcuni dischi, ma…”
Una carriera straordinaria quella di Francesco De Gregori che, in una intervista rilasciata a Vanity Fair, si è raccontato a cuore aperto. Il cantautore de La donna cannone parlando di libertà ha sottolineato: “nel non costringermi a fare quel che non volevo. Non ho mai avuto un prezzo, neanche quando le tasche erano vuote”. Non solo, De Gregori ha ricordato gli anni del Folkstudio: “era un’epoca precaria ma felice, ci esibivamo sul palco. Cantavamo canzoni che a volte non trovavano neanche la via per essere incise”, ma parlando della sua grandissima discografia ha precisato di essersi pentito di alcuni dischi.
“Dal punto di vista del suono o dell’arrangiamento più di uno. Salvo solamente i primi e gli ultimi. Se solo potessi, affronterei gli album che vanno da Terra di nessuno ad Amore nel pomeriggio in maniera completamente diversa” – ha confessato l’artista precisando – “andrei dritto sulle melodie di base senza creare incisi e ponti musicali che una volta risentiti, anni dopo, stancano e a volte stancano molto”. Anche con alcune canzoni ha un rapporto contraddittorio: “ho litigato spesso con La leva calcistica della classe ’68. Fino a quando l’ho cantata pensando a me stesso nei panni del bambino calciatore mi è parsa una canzone datata e anche un po’ finta. Ora la canto volentieri perché riflettendoci credo che sul campo non vada soltanto Nino con la sua maglia numero 7, ma un nucleo di vita. Un aggregato umano”