Choc e orrore in Irlanda dopo che un rapporto ufficiale pubblicato nelle ultime ore ha rivelato come nel Paese, dal 1922 al 1998, sia andata in scena una vera e propria strage di minori negli orfanotrofi: sarebbero infatti oltre 9000 i bambini morti in questi istituti, statali e religiosi, e in quelli destinati alla ragazze madri, tra violenze, abusi e, come ha spiegato lo stesso premier Micheál Martin, spesso “con atteggiamenti perversi e distorti nei confronti della sessualità. Numeri strazianti nell’arco di quasi 75 anni che hanno portato alla genesi di un vero e proprio report horror e che ha rivelato pure come negli orfanotrofi irlandesi il tasso di mortalità fosse di fatto il doppio rispetto alla media.
Un dato mostruoso frutto come detto non solo di violenze, nei confronti delle ragazze madri non sposate ma degli stessi minori, ma pure di malnutrizione e casi di malattie contratte all’interno degli stessi istituti gestiti da ordini religiosi cattolici. A seguito delle rivelazioni fatte da una commissione di inchiesta ad hoc, lo stesso premier irlandese ha annunciato che non solo porgerà delle scuse ufficiali da parte dello Stato in Parlamento ma ha spiegato pure che il report “apre una finestra su una cultura profondamente misogina da decenni nel nostro Paese”.
IRLANDA, REPORT CHOC SUGLI ORFANOTROFI: “75 ANNI DI MORTI E ABUSI SU…”
Ma non solo queste le parole più dure pronunciate da Martin a proposito della vicenda che, come è facile immaginare, sta monopolizzando i media irlandesi e nei mesi a venire potrebbe scoperchiare un calderone di abusi e violenze perpetrate sistemicamente da settant’anni: “La mortalità infantile è una delle scoperte più dolorose del rapporto: tutta la società ne era complice” ha detto senza mezzi termini il primo ministro a proposito di quanto scoperto dalla CIMBH (la commissione d’inchiesta statale sulle “case per mamma e bambino”) e che dunque riporta l’attenzione sugli abusi commessi nei centri di accoglienza gestiti da ordini cattolici.
Il dato che fa più impressione è quello che sottolinea come i 9000 bambini morti rappresentino di fatto oltre il 15% della popolazione infantile ospitata in quegli orfanotrofi dal 1922 al 1998, senza dimenticare le violenze psicologiche a cui erano soggette le donne incinte e non sposate, spesso costrette a essere separate dal neonato che veniva immediatamente dato in adozione ad altre famiglie. Da qui anche le scarse cure e lo stato di abbandono sanitario e morale in cui versavano e che spesso hanno causato anche la morte dei loro figli, colpevoli solo di essere stati “concepiti nel peccato”.