Il Coordinamento delle terapie intensive della Regione Lombardia interviene in merito alla vicenda trattata dal Corriere della Sera, cioè quella della lettera inviata per chiedere di non occupare i letti di terapia intensiva per altre attività sanitarie non Covid. «Non esiste alcun ‘documento riservato’ inviato dal Coordinamento ai vertici regionali», recita il comunicato pubblicato sul sito Lombardia notizie online. Invece conferma «si sta predisponendo un piano di espansione che prevede la possibilità di aumentare in tempi rapidi il numero di posti letto intensivi dedicati ai pazienti Covid», visto che gli indicatori epidemiologici indicano una ripresa dell’epidemia.
«Non è, invece, stata data indicazione a “non riconvertire alcun letto all’attività di routine”. Anzi il numero di letti intensivi per pazienti non-Covid è progressivamente aumentato nel corso delle ultime settimane», prosegue la nota. Il Coordinamento delle terapie intensive della Regione Lombardia, quindi, conclude spiegando che «fin dall’inizio dell’epidemia, gli sforzi degli anestesisti-rianimatori lombardi hanno teso a garantire a tutti i pazienti, il massimo livello di assistenza. Sia a quelli affetti da Covid sia da altre patologie. Utilizzando tutte le risorse disponibili». (agg. di Silvana Palazzo)
RIANIMAZIONI LOMBARDIA, “DOCUMENTO RISERVATO”
Il Coordinamento dei reparti di terapia intensiva di tutti gli ospedali della Lombardia ha inviato una lettera alla Regione. Si tratta di un documento riservato da cui, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, emerge tutta la preoccupazione per la terza ondata che potrebbe arrivare a breve con una crescita improvvisa di malati. Questa lettera nasce da una considerazione: nella seconda ondata si è arrivato ad un picco di quasi mille ricoveri in terapia intensiva. Oggi i posti occupati sono la metà circa, ma da tempo si è fermato lo “svuotamento” dei reparti, mentre gli indicatori segnalano una ripresa dell’epidemia Covid. Questo ha spinto i responsabili delle rianimazioni a mettere nero su bianco una richiesta importante: i letti liberi non vanno riconvertiti per l’attività di routine, in quanto è ancora presto. Inoltre, bisogna farsi trovare pronti a riattivare 500 posti letto in 48 ore, perché il rischio che ciò diventi necessario è molto alto. Se nella prima ondata l’epidemia è stata sconfitta in 98 giorni, oggi non si riesce a schiacciarla e si sta pure “riprendendo”. Dunque, l’abbattimento della prima ondata è stato più imponente.
RIANIMAZIONI LOMBARDIA, ALLARME TERZA ONDATA
Un altro aspetto che preoccupa il Coordinamento dei reparti di terapia intensiva in Lombardia è la tendenza. La discesa dell’occupazione dei posti letto in primavera è cominciata dalla settima settimana e non si è fermata. Invece in questa seconda ondata c’è allarme alla 14esima settimana. «Purtroppo è un segnale che ci preoccupa, prima aumentano i ricoveri, poi le terapie intensive, poi i decessi. Oggi, visto che l’onda è ripartita, il tema è: in che proporzioni esploderà?», si chiedono i responsabili medici, come riportato dal Corriere della Sera. Le preoccupazioni sono più concrete quando si parla di terapie intensive e decessi. Emanuele Catena, primario di Anestesia e rianimazione all’ospedale Sacco di Milano, ha spiegato che la situazione non è di sofferenza al momento, ma d’altra parte non riescono a calare. «Per una terza ondata a fine gennaio-inizio febbraio c’è la preoccupazione che i numeri possano risalire in fretta». L’allarme riguarda anche i decessi, perché nella prima ondata, anche se c’è stato un numero altissimi di vittime, la decrescita è cominciata in primavera senza fermarsi, invece nella seconda ondata sta riprendendo la risalita.