Il Tar dell’Emilia Romagna, così come quello della Lombardia, ha bocciato l’ordinanza regionale che prevedeva la chiusura delle scuole superiori, con conseguenza didattica a distanza, fino al 23 gennaio del 2021, ne deriva che da lunedì 18 gennaio gli studenti più grandi potranno finalmente tornare sui banchi di scuole dopo mesi di Dad. “Per quanto mi riguarda – le parole del governatore della Regione, Stefano Bonaccini, ai microfoni di La7 – le sentenze si rispettano, quindi io proporrò di riaprire le superiori da lunedì. Oggi alle 14 ho convocato una riunione con tutti i sindaci e i presidenti di provincia, anche di diverso colore, e decideremo insieme. Io propongo di riaprire, a riprova che siamo pronti, con oltre 500 mezzi in più per il trasporto pubblico”.
Bonaccini non disdegna comunque una frecciatina al governo, aggiungendo che “ci sono Tar che in altre Regioni gialle hanno deciso di far chiudere anche le materne. Roma deve prendere una decisione chiara su questo tema”.
TAR RIAPRE SCUOLA EMILIA ROMAGNA: “ACCOLTA LA NOSTRA TESI”
Polemica a parte, si dice soddisfatta l’avvocata Milli Virgilio, fra i legali che hanno presentato il ricorso contro la chiusura delle scuole in Emilia Romagna: “È stata accolta la nostra tesi, mi auguro che questo possa contribuire a rimettere la scuola al centro e sulla strada giusta”. Stando a quanto stabilito dal Tar emiliano, sulle motivazioni i giudici sono concordi con quanto sollevato dai ricorrenti, secondo cui l’ordinanza regionale si appoggiava ad una nota della direzione generale Salute e Welfare della Regione, in merito all’andamento dell’epidemia nel periodo 28 dicembre-3 gennaio, dove non si faceva alcun riferimento alle scuole superiori, e tenendo conto tra l’altro di un periodo di riferimento in cui la scuola era chiusa. “Non sono indicati – specifica il Tar – fatti, circostanze ed elementi di giudizio che indurrebbero ad un giudizio prognostico circa un più che probabile che non incremento del contagio riferibile all’attività scolastica in presenza nelle scuole secondarie di secondo grado”. E che, “in ogni caso neppure è ventilata l’ipotesi secondo cui il virus si diffonderebbe nei siti scolastici distribuiti sul territorio regionale più che in altri contesti”.