I meno giovani, come me, si ricorderanno di certo la serie tv Arsenio Lupin andata in onda dal 1971 al ’75 sulla Rai con un buon successo. Il ladro gentiluomo con tanto di cilindro, bastone e mantella faceva innamorare le nobildonne, rubandone poi i gioielli. Un rapinatore galante, astuto, imprendibile ma non violento. I più giovani, orami trentenni, sono cresciuti con il cartone animato Lupin, l’incorreggibile Lupin, che ha imperversato dal 1987 su Italia 1. Poco a che vedere con il personaggio creato da Maurice Leblanc nel 1905, ma molto invece intriso di cultura giapponese mischiata con quella occidentale, creata dagli autori made in Japan, con tanto di tecnica realizzativa (rivoluzionaria negli anni ’80) poco costosa.
E adesso su Netflix è arrivato Lupin, serie tv in dieci puntate, di cui per ora visibili solo cinque. Viste tutte d’un fiato. Belle veramente, sia per come sono state realizzate che per il soggetto. Alcuni giornali ne hanno scritto sottolineando un Lupin nero per scelta di genere, tutte balle. Il personaggio di Lupin è il fil rouge, ma non è il perno della serie, diciamo che è lo spunto che si ripropone nelle varie puntate. Il protagonista è Omar Sy divenuto orami una star dopo il film Quasi amici (2011), ora è sbarcato anche Hollywood, ma con Lupin, chiaramente è rimasto in Francia.
Si parte con Omar Sy/Assane Dop che compie uno spettacolare furto a un’asta milionaria: un gioiello di diamanti che ha avuto parte significativa nella sua vita. Flashback quando a quattordici anni la sua vita viene sconvolta dall’arresto del padre, factotum della ricchissima famiglia Pellegrini, per il furto della suddetta collana. Si proclama innocente, poi in carcere confessa il furto, ma dopo una pesante condanna s’impicca. I preziosi non vengono mai trovati.
Entra in campo la figura di Lupin, il padre aveva regalato il libro “Le avventure di Arsene Lupin”, e questo diventa il suo libro della vita che darà spunti per i furti. Il ragazzo viene messo in un collegio per ricchi (si scoprirà dopo chi ha pagato la retta) dove incontrerà Claire che poi diventerà sua moglie e da cui avrà un figlio.
Si torna nel presente, Assane è separato dalla moglie e vive in un bunker super tecnologico da cui prepara i suoi colpi. Rubata la collana che era ricomparsa in Russia e i Pellegrini l’avevano acquista, scopre che in realtà il furto di cui fu accusato suo padre non è mai avvenuto. Indaga allora sulla morte del genitore che gli ha lasciato un libro, sempre con protagonista Lupin, in cui ci sono degli indizi nascosti che rivelano la sua innocenza. Per recuperare il romanzo entra in carcere e poi ne esce in maniera rocambolesca.
Rapisce l’agente che quindici anni prima seguiva le indagini sul furto (ora è commissario) per fargli dire la verità sulla condanna del padre. Il pulotto non canta, ma Assane scopre che era stato in combutta con Pellegrini. Conosce una giornalista ormai alla deriva che anni addietro aveva indagato sul cattivone, ma era poi stata licenziata e messa alla berlina. Si allea con lei e scopre che il Pellegrini non è solo un cattivone: è un vero e proprio… bandito, ma non riesce a incolparlo e smascherarlo.
La giornalista viene trovata impiccata, ma Omar è certo che sia stata uccisa. In tutto questo un agente del commissariato, amante dei libri di Lupin, indagando sul furto della collana trova delle similitudini con i nomi utilizzati da Assane, con il suo modus operandi uguali al ladro gentiluomo cartaceo.
Non vi spoilero oltre, aggiungo che il nostro ama ancora Claire, che il figlio adolescente è intrigato anch’egli dalle letture su Lupin; c’è una bella donna, la figlia di Pellegrini, che anni prima era innamorata di Assane. Mi fermo qua per ora. Siamo alla quinta puntata in cui accade di tutto, ma ne mancano ancora cinque.
Un plauso a Netflix per la qualità e originalità del prodotto: soggetto nuovo e elettrizzante, in cui come dicevo inizialmente, Lupin è solo un filo rosso. Tutto si basa sulla vita di Assane e di ciò che ha dato inizio all’accaduto quindici anni prima. È alla ricerca della verità, che però diventa vendetta.
Qualità delle riprese e montaggio ottimi, l’inizio, il furto è veramente intrigante e ingegnoso, acchiappa di brutto. Poi comunque tutto lo svolgimento, i dialoghi, le scene e la fotografia sono curatissime. Bravi tutti gli attori.
Bravo Omar Sy, l’abbiamo sempre visto in commedie, qui dimostra anche la capacità di interpretare figure drammatiche. Ci vediamo con le altre cinque puntate.